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Le idee innovative di welfare aziendale per risolvere la crisi. Anche Fnm si muove  

Giovanni Seu

Per recuperare attrattività il settore dei trasporti risponde con un nuovi piani abitativi per i dipendenti e interventi edilizi. Allo studio, poi, c'è una maggiore flessibilità degli orari, oltre a percorsi di stage retribuiti e benefit aggiuntivi: la buona volontà non manca, ma il mercato del lavoro resta ancora ricco di problemi

La mancanza di 350 autisti rappresenta un’emergenza per Atm, anche se se l’ad Arrigo Giana preferisce il più soft “criticità”. Al punto che, come ha ammesso l’amministratore delegato, non bastano più soluzioni tradizionali come i corsi gratuiti della patente, occorre mettere in campo un piano strutturale per attrarre lavoratori spaventati dall’idea di trasferirsi nella città più cara d’Italia. Con questo intento è partito un tavolo di concertazione con ben sei sigle sindacali da cui sono già scaturiti alcuni temi cui si cercherà di dare attuazione nei prossimi mesi. Il primo riguarda la casa, a conferma che un moderno welfare aziendale deve partire dalla necessità di assicurare un tetto ai dipendenti, soprattutto quando devono trovarlo a Milano: l’Istat ha certificato che è il traino nazionale dei prezzi nel secondo trimestre con +4,7 per cento (per fare un po’ di confronti: Roma registra un +1,6 per cento mentre la crescita media in Italia è del +2,9). Ciò significa che un conducente neoassunto che percepisce 1.300 euro deve sottrarne più del 50 per cento per fare fronte alle spese d’affitto. La risposta di Atm consiste nel varo di un mini piano casa da realizzare nelle aree dismesse di proprietà dell’azienda: il primo complesso riguarda una zona tra viale Zara e via Stelvio dove verranno costruiti 150 appartamenti. Ma questo è solo l’inizio, sono allo studio altri interventi edilizi e l’impegno della Fondazione Atm di ottenere alloggi dall’Aler per i dipendenti garantendo sul pagamento dei canoni.   

 

                          


L’altro strumento è la modifica degli orari, altro punto dolente perché l’esigenza di coprire le fasce orarie più intense provoca uno spezzettamento dei turni con la conseguenza che si dilatano sino a trattenere gli autisti quasi tutta la giornata e non le 6,30 ore canoniche. Foro Bonaparte intende adottare un modello già in uso a Copenaghen, dove gestisce 4 linee, che prevede l’organizzazione dei turni in base alle esigenze dei dipendenti: in sostanza si cerca di accontentare chi preferisce lavorare solo di mattina oppure di sera senza trattenerlo tutta la giornata.  


Un altro approccio, più tarato sul lato economico, per attrarre autisti arriva da Fnm Autoservizi. Società detenuta al 100 per 100 da Fnm, opera con 200 persone su 22 linee, per oltre 630 km nelle province di Brescia, Como e Varese, ha varato un piano di assunzioni con modalità interessanti. Prevede uno stage di 3 mesi retribuito a 800 euro mensili finalizzato al conseguimento della patente D-E e CQC, con costi a carico dell’azienda. Se tutto va bene c’è l’assunzione a tempo indeterminato e un premio di ingresso di 3.000 euro che sarà corrisposto in tre diverse tranche: 1.000 euro all’assunzione dopo il conseguimento della patente, 1.000 euro al 18esimo mese successivo all’assunzione, l’ultima tranche di 1.000 euro al 36esimo mese dopo l’assunzione. A questo si aggiunge un pacchetto welfare che comprende servizi per la salute, l’educazione dei figli, la formazione e il tempo libero che affianca e completa la retribuzione per i nuovi autisti


La buona volontà non manca anche se sarebbe opportuno concentrarsi più su quest’ultimo aspetto che non sulle concessioni salariali. E’ il parere di Nino Albanese, segretario della Filt Cgil, che spiega come la situazione a Milano sia diventata difficile: “La gentrificazione del 90 per cento della città ha reso impossibile l’accesso alla casa ma anche vivere nell’hinterland non è una soluzione perché non ci sono parcheggi riservati per gli autisti di Atm”. Per attirare nuovi autisti occorre recuperare ricette vecchie che hanno dato buoni frutti: “Abbiamo una nobile tradizione di welfare, basti pensare alla Olivetti che garantiva non solo la casa ma una serie di servizi importanti come l’asilo nido per i figli dei dipendenti. C’erano esempi di questo tipo anche qui, penso alla Ferrovie dello Stato che costruiva appartamenti che poi consentiva di riscattare o alla stessa Atm che aveva bus navetta per portare gli autisti residenti in periferia al posto di lavoro”. La strada, insomma, è questa e va intrapresa alla svelta perché il mercato del lavoro resta problematico: “Bisogna adottare subito una nuova politica altrimenti non resta che rivolgersi ai consolati esteri per assumere stranieri, come ha fatto Atm con quello peruviano”.
 

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