Foto LaPresse

GranMilano

La grande inchiesta che fa il calcio tremar, e qualche domandina sui tempi della procura

Maurizio Crippa

Secondo i pm Paolo Storari e Sara Ombra “c’è stata una totale sottovalutazione del fenomeno” non solo da parte dei club, ma “anche da parte della Commissione comunale antimafia, che si è lasciata ingannare dall’Inter”

L’indagine “Doppia curva” sulle attività infiltrazioni mafiose all’interno delle tifoserie del calcio milanese promette nuove e future sbandate, a partire dalle previste convocazioni di nomi eccellenti come l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi e il vicepresidente Javier Zanetti – ma come persone informate dei fatti, precisano i pm. La città è in attenta osservazione, e non solo quella appassionata di calcio: di mezzo ci sono business, sponsor, decisioni dell’amministrazione (il Meazza). In tutto questo, la prima cosa appurata è che i due club, l’Inter è al momento più in osservazione, hanno sottovalutato o ignorato i problemi. Se ciò avrà rilevanza solo etica (parti lese) o penale, civile, sportiva spetterà ai magistrati spiegarlo. La seconda cosa, su cui meno ci si sofferma ma che è invece degna di nota è il non sempre lineare comportamento di chi doveva a vigilare. Ad esempio. Secondo i pm Paolo Storari e Sara Ombra “c’è stata una totale sottovalutazione del fenomeno” non solo da parte dei club, ma “anche da parte della Commissione comunale antimafia, che si è lasciata ingannare dall’Inter”. Secondo i pm, cioè, quando mesi fa i vertici dell’Inter furono auditi dalla commissione avrebbero dimostrato un “completo scollamento dalla realtà dello stadio, per non parlare di alcune omissioni in malafede”. Se lo scollamento sia in malafede, andrà chiarito. Ma è chiaro che anche la Commissione antimafia non ci fa per nulla una bella figura. Stavano sul pero?

Inoltre, qualche domanda viene da porsela anche sul modo di procedere della magistratura. Sul Foglio di ieri, l’ex magistrato Guido Salvini aveva affermato che le notizie sulle attività criminose attorno al calcio erano già note dal 2018, ma le indagini andarono evidentemente a rilento. Ieri un petardo a mezzo stampa lo ha mandato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, affermando che le infiltrazioni della ’ndrangheta nello stadio di Milano “non sono una novità, ma una conferma di quello che ho ascoltato quando lavoravo in Calabria”. E poi: “Tanti anni fa ho mandato alla Procura di Milano delle intercettazioni nelle quali si parlava del fatto che la ’ndrangheta era presente dentro e fuori lo stadio”. Nel frattempo, a quanto pare, anche in procura si erano lasciati tutti “ingannare” dai gol di Lautaro.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"