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Tutti i dolori della locomotiva lombarda (le cure sono in Europa)

Daniele Bonecchi

I dati sono impietosi. Oltre alla ferita dell’automotive ora calano anche il mercato interno (-5,4 per cento) e l'export (-4,1). Intanto le previsioni per il 2025 sono avvolte dalle nebbie del mercato Usa. Fontana: "Se rallenta la produttività del Nord, si crea un danno che coinvolge tutta l’Italia”

L’economia lombarda rallenta (ne abbiamo scritto settimane fa) e Attilio Fontana, a modo suo, fa notare una necessità: “I problemi del Nord sono problemi nazionali. Non possiamo continuare a considerarli questioni locali. Se rallenta la produttività del Nord, si crea un danno che coinvolge tutta l’Italia”. E conclude con un avvertimento a Salvini: “Se il Nord rallenta crolla tutto il paese”. I dati sono impietosi. Oltre alla ferita dell’automotive, che non riesce a trovare risposte credibili, ora sul cahiers de doléances appaiono in bella vista le cifre del mercato del mobile – a lungo sostenuto dai bonus – che parlano di una flessione nel 2024 delle vendite della filiera legno-arredo del 4,9 per cento sul 2023. Segno meno sia per il mercato interno (-5,4) che per l’export (-4,1). Il macrosistema arredamento chiude a -3,7 per cento, anche più pesante la contrazione del macrosistema legno, -7,5 per cento complessivo. Le previsioni per il 2025 sono avvolte dalle nebbie del mercato Usa. Anche uno dei settori chiave dell’industria chiude il 2024 con un calo consistente di quasi tutti gli indicatori economici: si tratta dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione.

 

Il 2025 non sarà brillante ma è attesa comunque una timida inversione di tendenza. Ucimu, l’associazione delle imprese del settore, parla della produzione che si sarebbe attestata a 6.745 milioni di euro, segnando un calo dell’11,4 per cento. Anche Mario Draghi di recente ha sottolineato i limiti della crescita in tutta la Ue: “I governi hanno fatto ben pochi sforzi per completare il mercato interno dell’Ue e l’applicazione delle sue regole è diventata più debole, mentre l’integrazione dei mercati finanziari è progredita ben poco. Tutti questi fattori sono stati un ostacolo alla crescita della produttività”. Poi la ricetta: “Se l’Unione europea dovesse emettere debito comune potrebbe creare ulteriore spazio fiscale da utilizzare per limitare i periodi di crescita al di sotto del potenziale”. “Quello che sta emergendo in Italia, come in Germania, è che l’incertezza geopolitica internazionale insieme allo shock inflattivo e alla crisi energetica hanno minato la propensione al consumo delle famiglie europee”, spiega al Foglio Carlo Altomonte, professore di European Economic Policy all’Università Bocconi e “associate dean” in Sda. “Quest’anno i salari reali stanno aumentando, recuperando un po’ l’inflazione, ma tutto questo si sta traducendo nel risparmio delle famiglie non in consumo. Aggiungendo la crisi dell’automotive – che costa dieci punti di pil per l’Europa – abbiamo un quadro di domanda stagnante. Le prospettive potrebbero essere lievemente migliori, sul ciclo: i tassi stanno scendendo, i consumi dovrebbero riprendersi e dunque il 2025 dovrebbe fare un po’ meglio del 2024. Ma resta aperto il problema di come cambiare modello di crescita in Europa”.

 

Le soluzioni sono tutte figlie dell’agenda Draghi: “Sicuramente la rimodulazione della politica green, coi tempi dell’Europa; poi l’obiettivo collegato all’unione del mercato dei capitali, che potrebbe sbloccare in parte gli investimenti; infine il settore della difesa, dove c’è già un accordo di massima per mettere assieme alcune risorse europee. Occorre valutare le possibilità che una tregua prima e la ricostruzione in Ucraina poi si riflettano sul ciclo economico”. La Lombardia che partita può giocare? “La Lombardia è il cuore del mercato finanziario” e dunque giocherà un ruolo di primo piano nel rilancio economico, “una parte dell’industria della difesa spaziale c’è e potrà beneficiare di questo processo. E anche la ripresa dell’automotive – sul fronte della componentistica – potrà crescere, a partire dall’indotto”, conclude Altomonte. L’Europa dunque è la strada da prendere. Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione, l’ha capito da tempo e ha costruito, strada facendo, un percorso per mettere in sicurezza la crescita lombarda “L’automotive è il settore più in sofferenza; noi, già tre anni fa abbiamo dato vita a uno strumento di analisi per inquadrare i limiti delle decisioni Ue. Abbiamo fatto qualche passo avanti sul metodo: il nostro impegno è diventare interlocutori diretti della Commissione, per correggere gli errori fatti in passato. Ma è necessario che la Commissione intervenga subito – i segnali sembrano positivi – perché servono cambiamenti concreti, nelle tempistiche, nella scelta della neutralità tecnologica, nel sostegno agli investimenti. Il rischio di deindustrializzazione per un deficit di competitività dell’Europa esiste e per garantire la ripresa servono paesi in grado di produrre”.

 

La Lombardia gioca un ruolo importante in Europa: “Abbiamo preso la guida dell’ECRN (European Chemical Regions Network), l’associazione europea che accoglie i territori che sviluppano l’industria chimica, il proposito è quello di inserire questo settore tra le priorità della Commissione, perché senza chimica non c’è manifatturiero, infatti il 95 per cento del settore è di derivazione chimica. E dal primo gennaio poi guideremo la filiera europea dell’automotive e chiederemo di partecipare al tavolo promosso da Von der Leyen per dire la nostra”, conclude Guidesi. E sul tavolo al Mimit anche Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, concorda: “Speriamo che si vada avanti in questa direzione. Aspettiamo nuovi sviluppi. Il fatto di aver aperto agli investimenti sull’ibrido è sicuramente una buona notizia, soprattutto l’intenzione di mantenere delle unità produttive in Italia. Questa per me è la cosa più importante, perché vuol dire mantenere anche tutta la filiera”.