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Gran Milano

L'annus horribilis 2025 visto da Assolombarda e dalle Pmi

Daniele Bonecchi

Eliminare le multe ai produttori Ue e lo stop al motore endotermico. Agire su una transizione competitiva, investendo nei campioni europei. Le considerazioni e le richieste allarmate del presidente Spada e dell’Api. La grande attesa per le mosse europee

Archiviato il 2024, le imprese lombarde temono un nuovo processo di deindustrializzazione, che darebbe una spallata al sistema. Una situazione che ha convinto Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, a scrivere una lettera agli imprenditori del territorio ma che ha come destinatario il sistema istituzionale. Nel testo, Spada rivendica i risultati raggiunti dalle imprese di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia che negli ultimi anni, “hanno contribuito in maniera decisiva ai numeri del Pil regionale”. Ma oggi il vento, secondo Spada, sta cambiando: “Il 2025 sarà un anno particolarmente complesso. Se il contesto economico internazionale e geopolitico è un fattore di cui prendere atto e adattarci, non è così, invece, per quanto riguarda la mancanza di una politica industriale di lungo periodo, pragmatica e visionaria, a livello europeo e nazionale”. E un giudizio duro: “L’Europa della precedente legislatura ha avallato e costruito l’impianto regolatorio per autodistruggere il suo, e quindi nostro, fiore all’occhiello: l’auto. Un’industria che rappresenta fino al 7 per cento del Pil dell’Ue. La crisi economica, politica e sociale è assicurata. Lo vediamo oggi in Germania, in Francia e, almeno in parte, in Italia”.

 

Ora, per Alessandro Spada, occorre “eliminare le multe ai produttori europei per gli obiettivi non raggiunti nell’elettrico dal 2025 ed eliminare lo stop al motore endotermico al 2035”. Non solo: “Serve agire seguendo i tre principi per una transizione davvero sostenibile e competitiva: pluralità tecnologica, gradualità, oggettività scientifica. E naturalmente investire tanto e bene in campioni europei”. Per Spada, abbiamo bisogno di “un’Europa più industriale di quella che abbiamo visto negli ultimi anni”. Pe le imprese lombarde, ci sono appuntamenti cruciali nella nuova legislatura europea: la Bussola della competitività e la Relazione annuale sul mercato unico, il Clean industrial deal per la decarbonizzazione competitiva, il pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa a vantaggio delle imprese. “Con questi tre appuntamenti capiremo la direzione che vorrà prenderà la nuova legislatura. Attendiamo che l’Agenda Draghi sia messa in atto”. Sulla manovra Spada conferma il giudizio: “Soddisfatti solo in parte: bene l’aver reso strutturale il taglio del cuneo fiscale”, ma su altri aspetti, che incidono sulla politica industriale del paese, ci aspettavamo di più: la coperta è corta. La “Transizione 5.0 viene, almeno in parte, semplificata. Apprezziamo le modifiche apportate. Resta però vivo il timore della difficoltà di utilizzo della misura visti i tempi stretti e una complessità di fondo della misura stessa”.

  

Spada commenta la richiesta portata avanti dal sistema Confindustria sull’Ires premiale, sottolineando la sua importanza per sostenere gli investimenti oggi necessari in un momento di mercati stagnanti: “Il governo ha accolto la nostra richiesta e questo è certamente positivo. Ma, rispetto alla proposta avanzata da Confindustria, la versione finale richiede alle imprese di rispettare numerosi e stringenti requisiti, che nulla hanno a che fare con l’obiettivo della misura stessa. Tra questi requisiti, per esempio, la rinuncia alla cassa integrazione per il biennio 2024-25 e il fatto che gli investimenti non debbano essere inferiori al 24 per cento degli utili d’esercizio in corso al 2023. Con questa impostazione, temiamo che la misura sia meno efficace”. Da qui l’auspicio e impegno per il 2025 di “lavorare tutti insieme, a livello nazionale ed europeo, per definire una politica industriale pragmatica e di visione, con regole certe, snelle e stabili nel tempo, per scongiurare in ogni modo possibile il rischio di declino della nostra potenza industriale”.

 

Se l’industria ha di fronte a sé un anno difficile, il mondo delle Pmi è invece in netta sofferenza. “Solo nell’ultimo anno hanno chiuso, nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi circa 1.120 imprese manifatturiere”, spiega Alberto Fiammenghi, presidente dell’Associazione delle piccole e medie industrie. Fiammenghi ha ricordato le ultime crisi che il tessuto produttivo locale ha affrontato: “Situazione geopolitica, pandemia, crisi dell’automotive, recessione tedesca, transizioni industriali e gli evergreen italiani legati a cuneo fiscale, fiscalità e burocrazia”. Il presidente dell’Api ha annunciato che a febbraio sarà pubblicato un “Libro Bianco per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia” nato da una consultazione pubblica negli ultimi mesi. “Perché senza le Pmi, che ricordo essere il 97 per cento delle imprese manifatturiere attive, il paese non si sostiene”, ha concluso.
 

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