(foto Ansa)

Granmilano

Ma perché le nostre idee spesso non piacciono ai lombardi? Il Pd si analizza con un autosondaggio

Cristina Giudici

Partirà a febbraio. Giudicherà anche lo stile politico e amministrativo (ma senza urtare le correnti). Il gruppo regionale lo ha commissionato a un istituto esterno

Basta con le sedute di autoanalisi dopo ogni sconfitta elettorale. E’ ora di guardare negli occhi e nel cuore degli elettori lombardi, nella speranza di sottrarre la Regione Lombardia alle destre. Questo è in sintesi l’obiettivo del Pd lombardo per arrivare preparato alle prossime elezioni regionali con un’alternativa valida (ma soprattutto comprensibile) alla proposta della destra e una leadership che possa dotarsi di un linguaggio capace di sintonizzarsi con il sentiment dei lombardi. Potremmo sintetizzare così la decisione del gruppo regionale del Pd lombardo di affidare a una nota società di sondaggi politici una ricerca che durerà tre mesi e verrà affiancata da diversi focus group interni. Si tratta di un tentativo di “riconnettere le diverse lombardie”, spiega la segretaria del Pd lombardo e deputata Silvia Roggiani e “approfittare di un anno senza appuntamenti elettorali per comprendere le necessità dei 10 milioni di abitanti in vista anche dell’appuntamento del 2028 sui temi cruciali come la sanità pubblica, la mobilità, la sicurezza, i servizi, la qualità della vita e la percezione del Pd”.

 

Se ne parlerà alla prossima direzione regionale del 1° febbraio e lo studio servirà a “capire perché spesso le nostre convinzioni ideali spesso non incrociano le aspettative dei lombardi e a trovare un approccio più adatto alle sfide della contemporaneità”, osserva Marco Esposito che nella segreteria regionale ha la delega per l’organizzazione e considera determinante capire gli umori profondi per rilanciare la proposta del Pd. E utile a capire come ripensare anche il tema della leadership: si dovrà comprendere come mai si vince in molti capoluoghi ma non fuori dalle zone urbane. Anche perché se si ragiona solo attraverso risposte basate sulle percezioni momentanee o inseguendo gli avversari, la battaglia è già persa in partenza, come dimostra la trentennale gestione del centrodestra al Pirellone. 

 

Come verrà articolato il sondaggio? Lo spiega un documento interno del Pd lombardo che ha tracciato la road map. “Lo studio della società lombarda rappresenta un punto imprescindibile di partenza per proporre un’alternativa politica”, si legge nella proposta che il Foglio ha potuto leggere. “Sentiamo la necessità di comprendere meglio l’identità dei lombardi da un punto di vista sociologico e individuare meglio le motivazioni delle scelte politiche”. Invece di inseguire gli slogan della destra e opporsi in modo spesso slegato alla realtà concreta. “Il piano sociale comprende tutta la sfera inerente alle opinioni e abitudini quotidiane, lavorative, legate al tempo libero degli elettori residenti in Lombardia, mentre quello strettamente politico riguarda il comportamento e le opinioni che rappresentano il grande obiettivo che ci poniamo per il 2028”, scrivono i piddini lombardi per spiegare la ricerca che comincerà a febbraio. “Abbiamo bisogno di una fotografia approfondita con particolare attenzione nelle aree all’esterno dei capoluoghi e dalla città metropolitana di Milano. Perché il Pd riscuote più successo nelle grandi città rispetto ai Comuni più piccoli? Perché i Comuni più grandi, quasi tutti governati dal centrosinistra, non fanno da traino?”. Soprattutto l’indagine servirà a interpretare “i non detti” che inducono a scelte elettorali avverse al Pd. Insomma, non basta prendere di più i mezzi pubblici, come si diceva una volta, per capire cosa pensano gli elettori. Nei focus group verranno esaminati i risultati del sondaggio e questioni prettamente politiche come ad esempio il gradimento, i valori, la credibilità, le scelte condivise e non della giunta Fontana. E il peso specifico, posizionamento, credibilità, gradimento del partito. Oltre alle motivazioni dell’astensionismo e il profilo degli indecisi. Non è ancora stato deciso se ci sarà anche una valutazione individuale dei leader lombardi, forse per non creare frizioni interne e mantenere la disamina lontano dal terreno minato delle correnti, ma difficilmente le risposte dei lombardi prescinderanno dal giudizio sugli esponenti del Pd. Il sondaggio e i conseguenti focus group dovrebbero aiutare il Pd a dotarsi di strumenti e forse di un nuovo alfabeto (chissà se anche un paradigma) indipendentemente dalle prossime elezioni regionali che rappresentano una meta ancora lontana. Anche se forse la risposta è già contenuta nella road map, dato che il documento conclude così: “La credibilità è un aspetto fondamentale e giorno per giorno dobbiamo lavorare per costruire una connessione emotiva ed un linguaggio comune e comprensibile”. Soprattutto per il mondo imprenditoriale che, nel dubbio, ha sempre optato per il centrodestra.

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