(foto Ansa)

Granmilano

Altro che Capodanno in Duomo, il problema (bipartisan) della sicurezza in città è davvero grave

Giovanni Seu

La piazza che può arrivare a ospitare 40 mila persone è un problema non solo il primo dell'anno. L'opinione degli ex assessori alla Sicurezza De Corato e Rozza

Ci sono tre ragioni che rendono ancora più sconcertanti le violenze che hanno funestato la notta di Capodanno in Piazza Duomo. In primo luogo erano facilmente prevedibili in quanto il triste fenomeno della “Taharrush gamea”, espressione araba che indica l’aggressione sessuale collettiva, si è già manifestato a Colonia nel 2016 e a Milano nel 2022 proprio la notte Capodanno nel centro città. Secondo perché appare evidente che le otto donne che sinora hanno sporto denuncia sono solo una parte di coloro che hanno vissuto una notte da incubo all’ombra della madonnina ma che, per varie ragioni, non hanno voluto recarsi in Questura. C’è poi un terzo motivo, del tutto nuovo e inquietante, che riguarda gli insulti contro l’Italia e le forze dell’ordine scanditi da un gruppo di giovani nordafricani o italiani di seconda generazione arrampicati sulla statua di Vittorio Emanuele: un’immagine che rimanda alle banlieue parigine e che dimostra la totale mancanza di controllo su Piazza Duomo ridotta a terra di nessuno. E il problema, ovviamente, non è di sola “immagine” ma evidenzia una problematica di sicurezza cittadina molto più ampio.

 

In realtà un piano per evitare che la “Taharrush gamea” si ripetesse era stato approntato e annunciato dal prefetto Claudio Sgaraglia e faceva leva sulle zone rosse, aree in cui è vietata la presenza di persone che disturbano o anche solo in ragione dei loro precedenti: in questi casi la polizia è autorizzata ad allontanarle, sono previste inoltre pene severe sino all’arresto qualora ci si ripresenti nella zona interdetta.  Tutto inutile, la zona rossa ha fallito e adesso c’è da chiedersi se ha senso mantenerla in vigore sino a marzo e nelle altre cinque zone, oltre al Duomo, come stabilito dal Comitato per l’ordine e la sicurezza. Secondo Riccardo De Corato occorre cambiare marcia: “Le zone rosse vanno applicate anche in quei quartieri come San Siro, via Padova, Rogoredo da cui provengono i giovani che hanno preso in ostaggio il centro, limitarsi al Duomo è inefficace”.

 

Altro tassello per riportare l’ordine, afferma l’assessore comunale alla Sicurezza dal 2006 al 2011, è il maggiore supporto di Palazzo Marino annunciato da Sala nell’ottobre del 2023 con la costituzione di un comitato strategico guidato dall’ex capo della polizia Franco Gabrielli: “L’utilizzo della polizia municipale continua ad essere un problema di questa città, il sindaco annuncia di continuo un più penetrante presidio dei quartieri che non si vede mai, sono ancora pochi i vigili impegnati sul territorio”. Diverso il parere di Carmela Rozza che punta il dito contro il governo: “Il ministro dell’Interno Piantedosi – spiega l’ex assessore alla Sicurezza dal 2016 al 2018 –  ha inviato una lettera al prefetto per istruirlo sulla costituzione della zona rossa che non ha funzionato: i facinorosi erano in piazza nonostante i divieti proclamati, le forze di polizia erano insufficienti e si sono dimostrate impotenti ad affrontare una situazione molto grave che avrebbe potuto avere  conseguenze ancora più pesanti”. Ben diverse sarebbero dovuto essere il livello di attenzione e le misure da adottare per fronteggiare il Capodanno: “Il centro città è il luogo dove tutto fa notizia a cominciare dalle scorribande violente. L’unica strategia per garantire il controllo del territorio era di gestirlo come quando si svolgono i concerti: piazza chiusa alla libera circolazione, accessi controllati fino ad esaurimento della capienza che vanno fatti già in piazza Beccaria e nelle altre vie limitrofe a partire dalle 14”.  

 

Nonostante la difesa di ieri alla Camera del ministro Piantedosi, che qualcosa non è andato per il verso giusto lo si ammette anche nella polizia: “Le forze dispiegate in piazza Duomo erano adeguate – afferma Pietro Randazzo, segretario della Silp Cgil Milano –, hanno svolto attività di controllo e monitoraggi. E’ vero che il Daspo applicato in queste circostanze assieme alle zone rosse non ha portato i risultati previsti, credo che questi strumenti vadano rivisti”. Più netto sullo stato della polizia in città: “Siamo circa 5 mila ma non basta, abbiamo difficoltà a garantire il turn over, a organizzare i turni. Il punto è che questa città è molto cara, gli straordinari sono modesti e mancano o sono insufficienti benefit come il sostegno per l’abitazione: così molti colleghi che arrivano da fuori appena possono chiedono il trasferimento”. 

 

Resta il problema su cosa fare per assicurare sicurezza ad una piazza minacciata dalle molestie di gruppo anche nei fine settimana ordinari. Quei 47.200 mq capaci di ospitare di ospitare 40 mila persone che crescono se si considerano le vie limitrofe, sono un tema ormai prioritario di questa amministrazione. Mattia Abdu, presidente del Municipio 1 ne è consapevole ma rifiuta di polemizzare: “Piazza Duomo è il luogo più presidiato della città grazie a Polizia, Carabinieri e persino l’Esercito, ci sono 2.500 telecamere. Non possiamo affidarci solo alla risposta securitaria, c’è a monte una questione educativa, occorre lavorare su un progetto di coesione sociale”. Che però, Capodanno a parte, a Milano ancora latita.

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