pulizia dell'area di "Porto di mare", nel 2021 (foto Ansa)

Granmilano

Si chiama Porto di Mare ed è il primo e più grande dei lotti per il Piano Casa. Saprà navigare?

Mariarosaria Marchesano

Perché quest'area di 144 mila metri quadri rappresenta un vero e proprio banco di prova per l'amministrazione di Beppe Sala

Per molti, Porto di Mare è solo una fermata della metro gialla dall’insolito nome che non rispecchia la realtà circostante, periferia Sud di Milano al confine col Corvetto. In realtà, all’origine di questa denominazione c’è un progetto che risale al 1917 per la creazione di un bacino portuale che non è mai stato realizzato: il raggiungimento del fiume Po avrebbe poi consentito il collegamento di Milano con l’Adriatico, ecco perché “Porto di Mare”. Oggi quest’area di 144 mila metri quadrati rappresenta un banco di prova per l’amministrazione di Beppe Sala che vorrebbe dare una svolta in chiave sociale al tema della casa dopo le critiche per avere ecceduto con la costruzione dei quartieri per ricchi. Una sfida che Sala sta lanciando con l’aiuto dell’assessore alla Casa, l’avvocato d’affari di estrazione cattolica, Guido Bardelli, nel momento forse più delicato del suo secondo mandato a causa dalle indagini della procura sul settore immobiliare. Ma questa è una storia parallela e sarà il Parlamento,  dov’è in discussione il cosiddetto “Salva Milano”, a decidere se è arrivato il momento di sbloccare decine di cantieri ai quali sono stati apposti i sigilli per presunti abusi. Intanto, Palazzo Marino, che sente la pressione della classe borghese e lavoratrice progressivamente espulsa dal centro città a causa dei prezzi troppo cari, si sottopone al primo test sull’ambizioso Piano Casa che punta a realizzare complessivamente 10 mila alloggi a canone calmierato in dieci anni.

 

A fine 2024 è stato lanciato un “avviso esplorativo” per le prime quattro aree: Porto di Mare, via Sant’Elia (ex Palasharp), via San Romanello e via Demostene. L’obiettivo è chiamare a raccolta il settore privato per verificare l’interesse a realizzare e gestire abitazioni che dovranno essere affittate a un canone non superiore a 80 euro al metro quadrato all’anno. Ogni impresa non potrà presentare più di una proposta per sito (scadenza 17 marzo 2025). Considerato che quando a novembre Bardelli ha presentato le linee generali del Piano Casa si è scatenata una polemica tra operatori di mercato e mondo cooperativo sulla sostenibilità economico-finanziaria dell’approccio sociale, polemica sostenuta da numeri e valutazioni contabili di segno opposto da parte dall’economista Carlo Cottarelli e da CCL-Lum Edilizia Milano, c’è da domandarsi che tipo di impatto abbia avuto questo sasso nello stagno. In Comune sono ottimisti. Fonti dell’assessorato Bardelli riferiscono che a cavallo delle festività sono già arrivate le prime richieste di sopralluogo. Va detto che quello di cui si sta parlando non è già un bando di gara ufficiale, ma il riscontro sembra positivo. Dal fronte delle imprese, però, arriva un feed-back un po’ diverso. Vero è che il mondo cooperativistico, sia bianco che rosso, ha già accolto positivamente il Piano, che considera nel complesso sostenibile e coerente con la propria missione e modalità d’investimento, ma qualche perplessità pure affiora. La sfida più grande è considerata proprio Porto di Mare, l’area più grande e più impegnativa di tutte. Qui il Comune ha previsto non solo la costruzione di abitazioni in regime Ersc (edilizia residenziale a canone calmierato) ma anche una quota di edilizia popolare. Per la precisione, tra Porto di Mare e via Sant’Elia, che però è un’area molto più piccola, dovrebbero nascere 300 alloggi Sap (servizi abitativi pubblici). “In questo caso i numeri sembrano davvero risicati per ottenere un margine di guadagno”, dice al Foglio un operatore che preferisce restare anonimo. Si vedrà poi nel dettaglio delle proposte e del confronto che si aprirà tra imprese e Comune se le “eventuali funzioni urbane libere” previste saranno sufficienti a rendere economicamente sostenibili i progetti per queste due aree. Secondo alcune indiscrezioni, solo una realtà come Redo, società specializzata nel social housing che vede tra i suoi azionisti Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Cdp (che, però, sta per vendere la sua quota) potrebbe valutare di partecipare. Insomma, per Porto di Mare ci vogliono capitali “pazienti” ma non è detto che alla fine Bardelli non li trovi. Chi conosce l’assessore, assicura che è deciso ad andare avanti e che, anzi, è fiducioso che anche operatori di mercato per marzo si affacceranno. Tant’è che l’assessore ha già annunciato quali sono le prossime aree oggetto del secondo avviso del Piano Casa: via Pompeo Leoni (circa 12 mila mq), via Bovisasca (1.900 mq), via Medici del Vascello (14 mila mq) e via Pitagora (4900 mq). La sfida è aperta.

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