Gran Milano
Si riaccendono le polemiche sulle moschee abusive, ma i piani del Comune sono fermi
100 mila islamici ci abitano, ma non esiste una moschera regolare. Si fermano i lavori per costruirne una al posto di un’autorimessa entro l'inizio del Ramadan nel quartiere San Siro, ma accade lo stesso nella zona nordest di Milano. Un bando comunale del 2022 potrebbe sbloccare la situazione, ma il progetto è arenato
Il 14 gennaio scorso il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico comunica che in via Gianicolo, tra i palazzi di via Paravia e via Morgantini, nella zona del quartiere San Siro ad alta tensione di immigrazione, sono in corso i lavori per la realizzazione di una moschea al posto di un’autorimessa. L’obiettivo della Fondazione La Misericordia è completarla per il 28 febbraio, inizio del Ramadan: parte subito una raccolta firme di protesta cui seguono denunce che portano al blocco del cantiere. Due giorni fa la storia si ripete con i residenti del quartiere di via Padova, stavolta nella zona nordest della città, che si accorgono dei lavori destinati alla costruzione di un’altra moschea abusiva all’interno di uno stabile in via Paruta 62: a farsi carico della segnalazione in questo caso è l’europarlamentare leghista Silvia Sardone. Due vicende forzate (e grottesche) figlie di una situazione sconcertante: fatta salva quella di via Meda, oggi a Milano non esiste una moschea regolare, la più vicina fuori dai confini comunali si trova a Segrate. Sarebbe lungo spiegare le cause, in sintesi si può ricordare che il centrodestra finché ha amministrato la città ha sempre manifestato ostilità alle richieste della comunità islamica, poi il centrosinistra con Pisapia ha provato ad uscire da questa impasse ma un bando del 2014 è stato abbattuto da una serie di ricorsi.
Bisogna aggiungere che non sono state d’aiuto le divisioni in seno ai musulmani e le oggettive diffidenze sull’origine dei finanziamenti e sulla gestione di un centro religioso (detto altrimenti: il rischio di avere imam e finanziatori legati al fondamentalismo è sempre stato presente). Il punto è che in città vivono circa 100 mila islamici, che diventano il doppio se si considera l’hinterland, e restano privi di luoghi di culto regolari cui sopperiscono utilizzando centri culturali, com’è stato in passato per quello di viale Jenner, oppure ricorrendo a cortili privati, come nel caso di via Cavalcanti. Secondo il deputato di Fdl Riccardo De Corato sarebbero 12 le moschee abusive, prive di controllo su chi le frequenta e sul tipo di predicazioni che si tengono. L’unica sede autorizzata per le preghiere del venerdì è l’ex Palasharp ma si tratta di una soluzione transitoria, poi quello spazio sarà uno dei primi quattro progetti edilizi previsti dal piano casa di Bardelli.
Le chance di una moschea permanente risiedono nel bando comunale del 2022 che assegna alla Casa della cultura musulmana l’area degli ex bagni di via Esterle, situata tra via Padova e via Palmanova: si tratta di una struttura di 750 metri quadrati coperti su un’area totale di 1.500, capace di ospitare 3.500 fedeli ogni venerdì su tre turni. Al momento il progetto è fermo in quanto Rfi sostiene che i binari sono troppo vicini, musica per il centrodestra fatta eccezione per De Chirico: “E’ giusto realizzarla - dice l’esponente forzista - in caso contrario rischiamo di esacerbare gli animi in un momento in cui sono già acuti i disagi sociali”. Non solo è l’iter è bloccato, ma manca anche la data di inizio lavori. In caso di ulteriori ritardi è probabile che tra due anni il tema possa diventare di primo piano in campagna elettorale, un po’ com’è accaduto a Sesto San Giovanni nel 2017, quando Di Stefano si oppose alla nuova moschea incassando così quei consensi che gli consentirono di vincere le elezioni contro il centrosinistra. Visto questo precedente è tutto da vedere che l’operazione vada in porto, ma Anna Scavuzzo si mostra lo stesso ottimista pur non nascondendo le difficoltà: “C’è stata un’entrata a gamba tesa di Rfi alla quale i responsabili della Casa della cultura musulmana stanno rispondendo con una modifica del progetto, solo dopo che questo passaggio sarà superato potremo definire un cronoprogramma dell’opera. Stiamo lavorando con soggetti affidabili, persone che conosco da tempo, sempre disponibili al dialogo e al confronto”. Secondo la vicesindaca, cui Beppe Sala ha affidato questa pratica delicata, le politiche sui luoghi di culto potrebbero avere un ulteriore sviluppo prima della fin del mandato: “Stiamo ragionando se riaprire il bando via Marignano, vedremo se ci saranno manifestazioni d’interesse”.