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Foto ANSA
Gran Milano
Arriva il “partito olimpico”? Il ballon d'essai che piace ai moderati
Nonostante i fronti politicamente opposti, Attilio Fontana, Luca Zaia e Beppe Sala lavorano spalla a spalla, con diversi punti di contatto. In mezzo a loro, c'è tutto un mondo lontano da quella politica sempre più romanocentrica. Ma la strada verso un progetto centrista è ancora tutta in salita
L’ipotesi suona fantasiosa, ma nel deserto dei Tartari attuale, immobile deludente, è un sogno che qualcuno inizia ad accarezzare: un partito “olimpico”. Le premesse ci sono. A partire dal progetto delle Olimpiadi, che mette insieme Attilio Fontana, Luca Zaia e Beppe Sala. I tre, pur su fronti opposti politicamente (quanto opposti, poi?), in effetti lavorano spalla a spalla e spesso, malgrado sotto i riflettori si vedano le differenze, quando i fari si spengono emergono i punti di contatto e le ore di lavoro passate sullo stesso progetto. Per quanto poi riguarda Sala e Fontana, la consonanza è andata aumentando nelle sfide della gestione dei due enti al secondo mandato. C’è poi il collante di appartenere, al di là delle bandiere, a quel partito trasversale del fare, dell’avversione al nimby, che ha nel nord il suo punto cardinale, e che ama i grandi eventi perché generano ricchezza. In mezzo, tra i due governatori e il sindaco di Milano, c’è tutto un mondo di moderati che non si ritrovano sotto le insegne di Schlein né del sovranismo leghista o meloniano.
Ma che soprattutto non si ritrovano in un mondo politico sempre più rigidamente romacentrico, con la capitale economica che affronta il suo ultimo miglio in un lento declino causato dalla fuga dei capitali e della crisi del settore immobiliare: ergo, una crisi anche dei servizi. Una riflessione che pare non interessare la sinistra-sinistra, alle prese con la sua guerra ideologica, e che pare interessare solo parzialmente la sinistra del Pd, che continua a tentennare sul Salva-Milano al Senato. Poi c’è il lato destro. Roma continua a tagliare alle Regioni amiche, e il Veneto è il vero campo di battaglia futuro, su cui si misura la velleità di FdI di governare il Nord ma anche quella della Lega di tenere la Regione nella quale è più forte, malgrado lo scarsissimo risultato delle europee. Quanto rimarrà al suo posto Zaia? Per quanto non si farà tentare dalle tante sirene? Ecco, la “formazione olimpica” tra uomini e donne di buona volontà si aggiunge al coro.
Oltre ai politici c’è poi la società civile, e la nomenclatura burocratica che manda avanti gli enti. La difficoltà di operare nel contesto attuale, tra contrazione delle risorse, mancanza di attenzione da Roma, eccesso di attenzione (immotivata) da parte della procura spinge verso il sogno quello che a oggi è poco più di un ballon d’essai. Ma se ne parla, in città. Si rimpiangono i tempi della politica giocata nel bipolarismo Berlusconi-Prodi e di quando sotto la Madonnina c’era davvero il potere economico. Si rimpiangono i tempi di una classe dirigente pubblica di valore non solo nei livelli apicali ma anche nei quadri intermedi. Si rimpiangono i tempi, infine, di Consigli comunali e regionali con molto più fiato, intelligenza e anche voce in capitolo. Chi potrebbe partecipare a un progetto che definire centrista sarebbe una bestemmia e un errore, ma che invece definire moderato potrebbe rendere l’idea? I nomi ci sarebbero. Tra riformisti, autonomisti moderati, ex azzurri, liberali, la schiera sarebbe folta. Come in tutte le cose, però, è il primo passo quello che vien più difficile.