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Il mercato comunale coperto di Piazza Prealpi a Milano, 14 aprile 2020 (Ansa/Mourad Balti Touati)
Rivoluzione in vista per i mercati comunali coperti di Milano
Andavamo ai mercati rionali, ora è rivoluzione in tutta la città. Con “Foody mercati di quartiere” il Comune consegna 21 strutture a Sogemi. Un nuovo modello di gestione
Andare al supermercato va bene, ma vuoi mettere fare la spesa al mercato? Come in tante capitali europee, anche a Milano ha origine negli anni Venti (del Novecento) questa tradizione cittadina che vede nascere strutture in stile liberty in ferro e vetro per vendere “al banco”. Il primo è il mercato di piazza Wagner, aperto nel 1929 e tutt’ora uno dei più rinomati tra merci fresche e street food, ma in tutto sono 21 i mercati coperti, di cui 15 di proprietà diretta del Comune, che da qualche anno ormai mostra segni di stanchezza tra una gestione diventata sempre più complessa e necessità di manutenzione. Così nasce il progetto “Foody mercati di quartiere” condiviso tra l’assessorato allo Sviluppo economico guidato da Alessia Cappello e l’assessorato al Patrimonio di Emmanuel Conte, che prevede il conferimento di 15 strutture per la vendita al dettaglio nella Sogemi, società guidata dal manager-imprenditore Cesare Ferrero. La Sogemi ha già la gestione di tutto il circuito commerciale di fornitura e vendita all’ingrosso di ortofrutta, pesce, carne- gastronomia e fiori, che complessivamente movimenta un miliardo di fatturato con cinquemila dipendenti e adesso accoglierà anche i mercati rionali con un valore di conferimento pari a circa 20 milioni di euro per una superficie complessiva di 23 mila metri quadrati.
“Stiamo esternalizzando la gestione con l’obiettivo di renderla più efficiente ma facendola restare in ambito pubblico perché Sogemi è al 100 per cento del Comune”, ci tiene a sottolineare al Foglio l’assessore Cappello prevenendo le possibili critiche all’operazione da parte di chi (anche lo stesso Pd) ha già sollevato qualche obiezione in merito al fatto che i mercati dovrebbero svolgere una funzione sociale mantenendo i prezzi calmierati. Obiezione che per la verità appare un po’ una contraddizione in termini: un mercato è un mercato e i prezzi si formano con la concorrenza. Vero anche che quando nacquero ormai un secolo fa i mercati rionali milanesi i prezzi erano vigilati dal Comune, facendo da calmiere e da monito alle botteghe private: dovevano essere presenti in ogni quartiere di modo che ogni milanese vi si potesse recare “con mezz’ora di cammino a piedi”.
Solo nel 1959 il Comune diede vita a un vero e proprio regolamento per distribuire in modo omogeneo queste strutture e fare in modo che coprissero anche le aree più popolari. E la grande immigrazione dal sud d’Italia degli anni 50 e 60 diede, in effetti, ai mercati il naturale ruolo di mantenere contenuti i prezzi delle merci di prima necessità. Ma tutto questo appartiene al passato e oggi i prezzi li fanno i commercianti e la grande distribuzione, a seconda delle diverse aree della città (centro e periferie). Ad ogni modo, arriverà lunedì prossimo in Consiglio comunale la delibera che rivoluziona la “governance” di questo settore che da sempre sposa tradizione popolare ed economia locale. Un’altra obiezione è che il Comune con questa operazione rinuncia ai canoni di locazione per l’affitto dei banchi e degli spazi. “E’ vero – chiarisce Cappello – che il conferimento dei mercati a Sogemi comporterà una minore entrata di bilancio di 1,2 milioni all’anno, ma questa verrà compensata dal risparmio sulle attività di manutenzione straordinaria attualmente in carico al Comune e dalla riduzione dei costi di gestione”.
Il cambiamento, comunque, sarà radicale e rappresenta una sfida per Milano che è la prima città in Italia a decidere una gestione centralizzata dei mercati rionali in unico soggetto. La Sogemi, infatti, subentrerà al Comune in tutte le attività e avrà anche il compito di occuparsi dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione di queste strutture. “I vantaggi di una gestione manageriale e unificata delle strutture sono essenzialmente tre – spiega Cesare Ferrero – Il primo è che la Sogemi ha le risorse necessarie per promuovere una grande riqualificazione senza gravare sulle finanze pubbliche considerando, tra l’altro, che molte di queste strutture sono in condizioni di degrado. Il secondo vantaggio è che si viene a creare una sinergia importante tra l’attività all’ingrosso che già gestiamo e quella al dettaglio con risparmi di costi notevoli: in pratica fornitori e venditori al dettaglio faranno parte di un’unica filiera commerciale. Il terzo è che ci sarà maggiore sicurezza ed efficienza anche nelle procedure per assegnare gli spazi e i singoli banchi ai commercianti. Credo che questo possa essere un modello anche per altre città”. In effetti, avere un unico soggetto responsabile delle assegnazioni può aiutare anche a evitare episodi di infiltrazioni criminali. com’è successo lo scorso anno al mercato di Isola, dove è dovuta intervenire la prefettura. La Sogemi onorerà tutte le concessioni già in essere alle condizioni pattuite fino a scadenza. Poi si volta pagina.