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Il timing di Sala per il nuovo progetto di San Siro è pronto. Verdi e Nimby battuti in Consiglio
La presentazione di un’offerta di acquisto e di un piano di fattibilità tecnico finanziario dovrà essere presentato da parte di Inter e Milan entro il primo trimestre 2025, poi la compravendita di stadio e area per luglio
Il timing di Sala per San Siro prevede la presentazione di un’offerta di acquisto e di un piano di fattibilità tecnico finanziario per il primo trimestre 2025, poi la compravendita di stadio e area per luglio. Tempi da rispettare senza sgarrare perché a ottobre di quest’anno scatta il vincolo delle Soprintendenza sul Meazza che renderebbe vano il progetto tanto caro alle due società il quale, lo ricordiamo, punta sulla costruzione di un nuovo stadio accanto a quello vecchio che verrà in parte demolito. Si spiega così l’impazienza del sindaco che sa di avere un’ultima carta, che dev’essere giocata al meglio: da qui la sollecitazione alla due società affinché presentino l’offerta. Sotto questo aspetto Beppe Sala è stato accontentato, il documento è pronto, secondo indiscrezioni è ampio e contiene le indicazioni su come le squadre intendono trasformare l’area e con quali risorse. Manca il progetto del nuovo stadio che arriverà in seguito, ma dovrebbe trattarsi di un impianto con poco più di 70 mila spettatori. Per quanto riguarda l’attuale Meazza dovrebbe essere smembrato e lasciata in piedi solo una parte, mentre il resto della superficie vedrà una parte verde e nuove volumetrie.
I tempi sono stretti per valutare il piano di Inter e Milan. Come ha spiegato Sala “prima delle scorse vacanze abbiamo provato a convincere le squadre a ristrutturare San Siro. E questa è verità storica. Ci hanno lavorato per alcuni mesi e hanno detto ‘non si può, è troppo costoso’. Così hanno cominciato a elaborare altri piani ed esattamente a novembre ci hanno detto: ‘Bene, siamo interessati all’acquisto di San Siro e delle aree’. Da lì, poi, sono partiti dei tavoli tecnici per esaminare una serie di elementi, come i vincoli acustici, la distanza dalle case, la mobilità, il verde”. Il primo passo per il Comune sarà valutare la proposta e illustrarla in Consiglio: “Se tutto funziona, un bando da 30-45 giorni, nel frattempo si tratterà con le squadre con l’obiettivo di cedere lo stadio e le aree alle squadre per le vacanze”.
Ci vorrà qualche anno per vedere il nuovo quartiere: “Fino alle Olimpiadi non succederà nulla, ricordo che il 6 febbraio 2026 si farà l’inaugurazione dei Giochi. Poi cominceranno a costruire un nuovo stadio di fianco al Meazza, ci vorrà qualche anno. E quando sarà pronto, rigenereranno il vecchio San Siro. Ergo il vecchio stadio è destinato a vivere, a mio giudizio, almeno fino al 2030. Se poi dovessi immaginare quando potrà esserci il nuovo stadio, direi il 2030”.
Intanto Sala ha incassato un nuovo sostegno dall’assemblea di Palazzo Marino. Lunedì scorso erano all’esame ben due iniziative nate in seno alla maggioranza che avrebbero rimesso in discussione l’iter di 5 anni, in particolare l’odg dello scorso 11 novembre che definisce la vendita di stadio e area ai due club. Un ordine del giorno dei Verdi articolava l’operazione San Siro in tre fasi: partecipazione attiva dei cittadini nella stesura del bando, raccolta dei progetti e loro definizione sotto il profilo tecnico-economico. Solo 5 i voti a favore contro 24, gli 11 consiglieri dell’opposizione si sono astenuti. Più diretta la delibera che ha visto Enrico Fedrighini come primo firmatario e che chiedeva un bando pubblico per decidere il destino del Meazza. Anche in questo caso il muro della maggioranza ha retto nonostante qualche defezione, solo in 7 hanno votato a favore contro 25 mentre l’opposizione si è di nuovo astenuta (anche votando a favore non avrebbe ribaltato l’esito). Pollice verso anche da parte della giunta con il titolare dell’Urbanistica Tancredi che ha ricordato l’incompatibilità di queste mosse con la linea assunta dall’amministrazione lo scorso novembre. Facile prevedere che il mal di pancia nel centrosinistra continuerà a manifestarsi, ma l’atteggiamento in Aula di lunedì sembra mettere la giunta al riparo da qualunque sorpresa.