Foto Archivio Mario Schifano

gran milano

Schifano e Malabarba, una raffinata amicizia d'arte. In mostra

Giacomo Giossi

Il rapporto che intercorre tra un artista e un collezionista è complesso, molto variabile ed estremamente difficile da sintetizzare. Quello che legò tra loro Gianni Malabarba e Mario Schifano fu sopratutto una relazione di amicizia che filtrava oltre gli sterili confini della già allora molto diffusa mondanità del mondo dell’arte. Una vera e propria intimità dettata in particolare dall’originalità umana di Gianni Malabarba, appartato collezionista e raffinato poeta le cui raccolte videro la luce a cura dell’indimenticabile Vanni Scheiwiller per la sua casa editrice, All’insegna del pesce d’oro. Figlio di una ricca famiglia d’imprenditori tessili, Gianni Malabarba diede forma a Milano a una ricca collezione di artisti contemporanei che divennero da subito suoi sodali e compagni di strada. Una qualità umana e intellettuale che fece di lui una figura centrale del mondo artistico milanese a partire dagli anni Cinquanta, seppur mai pienamente riconosciuta.

 

Il tratto amicale era per Malabarba fondamentale, il primo elemento necessario a costruire una relazione che fosse esistenziale e artistica insieme. La sua concezione del collezionismo implicava una forma reale e profonda d’incontro che maturò in particolare con Emilio Scanavino – con cui condivideva un’indole del tutto simile –, Paolo Scheggi e Vincenzo Agnetti, ma anche con l’ambiente poetico, in particolare con Mario Luzi e Giuseppe Ungaretti. Un uomo quindi fondamentalmente schivo, cosa che rende ancora più sorprendente il legame di amicizia che lo legherà a una figura luciferina ed esplosiva come quella di Mario Schifano. Un’amicizia celebrata ora nella sorprendente e originale esposizione “Mario Schifano – Gianni Malabarba. Pittura e poesia” ospitata nelle bellissime sale di via Fontana a Milano, presso la galleria BKV Fine Art per la cura di Marco Meneguzzo e con la collaborazione dell’Archivio Mario Schifano (fino al 17 aprile 2025).

 

Gianni Malabarba entra in contatto con Mario Schifano tramite Giorgio Marconi nei primi anni Settanta. Schifano vive a Roma e raramente passa per Milano, Marconi è il suo gallerista, ma già nel 1974 nella grande mostra antologica presso le Scuderia della Pilotta di Parma, Malabarba compare come il più importante tra i suoi collezionisti privati. Eppure in un mondo piccolo quale era quello della scena artistica milanese Malabarba resta poco noto se non ai più stretti addetti ai lavori. La mostra dunque è l’occasione per scoprire una figura assente anche dalle bibliografie di settore, eppure fondamentale per l’arte italiana contemporanea, fondatore tra l’altro con la con Graziella Lonardi e Giorgio Franchetti degli Incontri Internazionali d’arte. Ma è anche una riscoperta – estremamente necessaria oggi – di Mario Schifano che negli ultimi anni è staro ridotto a un banale maudit, oltre che incastrato all’interno di una visione sempre uguale, frutto di recenti esposizioni prive di ricerca e cura che nulla hanno aggiunto e nulla hanno voluto approfondire dell’artista. Il dialogo proposto da Marco Meneguzzo si compone di una sessantina di sorprendenti opere su carta.

 

Lavori inediti e particolarmente originali nella produzione di Schifano organizzati per serie: futurismi, variazioni sulla famosissima fotografia dei futuristi a Parigi, le buste, recuperi e trasformazioni tipici del modo di lavorare di Schifano, i progetti lavori a pennarello che potrebbero rappresentare future tele e i famosi contatti, fotogrammi ritagliati e colorati. Ma è la serie macchine la più interessante in questo contesto. Qui su carta millimetrata Schifano offre il chiaro esempio della sua capacità di rielaborare elementi semplici e banali, ma sopratutto mostra il frutto di un sodalizio con Malabarba che appare come nel suo stile quale appartato suggeritore. Nata alla fine 2023 dall’intuizione di Paolo Bonacina, Edoardo Koelliker e Massimo Vecchia, BVK recupera un gusto per la ricerca e lo studio che fu milanese prima di ogni milanesismo di passaggio, un giusto riconoscimento per Gianni Malabarba, uomo colto ed eclettico che rivive nella misura esatta di queste sale. 

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