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Grandi opere e cantieri bloccati dal clima dei pm. Miliardi in fuga
Le inchieste della procura e i contrasti tra pubblico e privato frenano lo sviluppo urbanistico e mettono a rischio gli investimenti
“Milano non si ferma” era un bello slogan coniato 5 anni fa dal sindaco per contrastare la tendenza a chiudere la città dopo i primi casi di Covid. L’esito fu sfortunato, perché poco dopo arrivò il lockdown e a Sala quella sortita non è mai stata perdonata. Oggi guardando lo stato delle grandi opere quell’espressione andrebbe modificata in “Milano rallenta”, o proprio “Milano si ferma”. Diverse sono le cause, ma gli indizi prevalenti portano all’azione della procura che ha messo sotto accusa qualcosa come 150 pratiche edilizie e avviato un’inchiesta sulla gestione dell’urbanistica. Lo scenario che ne deriva è cupo per le grandi opere che si possono suddividere in tre tipologie. In primo luogo ci sono i cantieri mai partiti, come quello per la riqualificazione di Piazzale Loreto che sarebbe dovuto iniziare nell’autunno del 2023 ma poi è finito in una stasi da cui al momento non si vede l’uscita.
Anche l’hub situato in via Porpora dove era possibile visionare il progetto è chiuso da tempo: Ceetrus Nhood, che ha vinto il bando, assicura che lo stop non dipende dal Salva-Milano, resta il fatto che la paralisi del Comune non aiuta. Altro caso, ma al di fuori del perimetro comunale, è la riqualificazione dell’ex area Falck di Sesto, progetto gigantesco che comprende anche la Città della Salute al centro di un confronto tra Regione, comune di Sesto, Coima e Redo: una revisione del masterplan potrebbe fare partire i lavori ma al momento le posizioni tra soggetti pubblici e privati sono distanti.
Un secondo filone riguarda quei progetti che per arrivare al via devono essere ridimensionati, a volte diventando qualcosa di diverso rispetto a come sono stati concepiti in origine. E’ il caso del P39, meglio noto come Pirellino, l’ex grattacielo del Comune assegnato con un’asta record (ben 193 milioni) nel 2019 a Coima. Il progetto di Boeri che prevedeva una specie di secondo Bosco Verticale è subito naufragato per uno scontro con il Comune sui bonus volumetrici, un altro braccio di ferro sempre con palazzo Marino è sorto sulla quota di edilizia sociale da realizzare in caso di modifica della destinazione d’uso in residenziale: Coima, pur forte di una sentenza del Consiglio di Stato favorevole, ha preferito semplificare il progetto “al fine di poter procedere tempestivamente con il rilascio del titolo aggiornato e non ritardare oltre l’avvio del cantiere”. Stessa sorte toccherà, con ogni probabilità, alla riqualificazione dell’area della stazione Cadorna e ponte di via Mario Pagano, un nuovo quartiere con 60 mila metri quadrati metà residenze e metà verde secondo quanto previsto lo scorso luglio da un accordo di programma sottoscritto da Comune, Regione, Ferrovienord e FNM. Palazzo Marino, è storia di pochi giorni fa, considera eccessive le volumetrie stabilite nonostante la superficie lorda di pavimento fosse già stata già ridotta da 90 a 60 mila mq: a Ceetrus Italy, l’operatore privato, il compito di studiare una revisione del progetto economicamente sostenibile.
C’è poi una terza categoria di opere che vanno avanti ma su cui pende la spada di Damocle delle inchieste. Come la Beic scossa dall’inchiesta Procura in cui sono indagati architetti di chiara fama per irregolarità presunte nel concorso. Oppure la riqualificazione dell’ex macello o i laboratori della Scala a Rubattino – appena ripartiti dopo lo stop per il ricorso di un’impresa sconfitta in gara di assegnazione – che scontano l’inquietudine generata da questo clima. Al sicuro sembrano solo i cantieri per le Olimpiadi su c’è l’impegno del governo a ultimarli prima del febbraio 2026. E ci mancherebbe.
L’esito di questa situazione si evince da un confronto tra due rapporti di Scenari Immobiliari. Quello dell’aprile 2023 descrive un mercato immobiliare in piena crescita con un fatturato di 12 miliardi sul settore residenziale e con la rigenerazione urbana in grado di assicurare un impatto sul mercato immobiliare di circa 19,5 miliardi. Soltanto un anno dopo si parla di “blocco urbanistico” che sta facendo venire meno le previsioni ottimistiche stilate fino al 2035 con il rischio che gli investitori internazionali che hanno investito 40 miliardi in città possano guardare altrove, come ha affermato il direttore generale di Scenari Immobiliari Francesca Zirnstein: facile scommettere che un report fatto oggi sarebbe ancora più negativo.