
(Ansa)
Gran Milano
Ecco come sarà il nuovo percorso del Museo del Novecento di Milano, tra piani, scale e idee. Anteprima
Nuovo allestimento per "Sogno e materia", sezione dedicata all'arte tra anni 50 e 60. Il "Soffitto spaziale" di Lucio Fontana, iconica visione delle vetrate che si affacciano al Duomo. La (mini) esposizione Rauschenberg
Due-quattro-cinque-quattro è il nuovo schema di gioco del Museo del Novecento di Milano. I numeri si riferiscono ai piani, ché il museo progettato da Italo Rota e aperto nel 2010 nel Palazzo dell’Arengario di piazza Duomo da sempre provoca disorientamento. Tra rampe, scale mobili (ascensori solo per lo staff) e salette laterali non ben collegate, perdersi è facile come alla stazione di Bologna. Ed è un peccato, ché la collezione permanente di oltre 300 opere selezionate tra le circa 4 mila di arte del XX e XXI secolo che compongono le civiche raccolte d’arte è interessante. E’ il direttore Gianfranco Maraniello, al vertice dal 2022 del polo museale di Arte moderna e contemporanea del comune, ad anticiparci il nuovo “percorso suggerito” in attesa dell’ampliamento nel Secondo Arengario previsto per giugno 2027, salvo intoppi (e non è un modo di dire vista la situazione in cui versa l’urbanistica in città). Si sale sulla rampa all’ingresso e al secondo piano ci si ritrova negli anni Dieci, dentro la Galleria del Futurismo che ha pezzi notevoli, grazie alla collezione Mattioli, in cui Milano è al centro della scena. La Galleria “Controversie modernità (anni 20-40)”, attualmente in riallestimento e chiusa al pubblico, racconta invece il periodo del ritorno all’ordine (“Ci saranno più opere di scultura rispetto al passato”, dice il direttore) e da Sironi ci porta a De Chirico e poi a Morandi e Marino Marini.
Nuovo allestimento anche per “Sogno e materia” – siamo ora al quinto piano – sezione dedicata all’arte tra gli anni 50 e 60: bella, ma le nuove luci fredde a risparmio energetico mortificano il tutto. Pochi passi e si attraversa il corridoio che porta alla Sala Fontana, con il mitico “Soffitto spaziale” di Lucio Fontana, iconica visione dalle vetrate che si affacciano sul Duomo. Novità: nel mezzanino, cui è stata chiusa la finestra, c’è una selezione di lavori dell’artista la cui parabola creativa, dalle sculture ai buchi fino agli arcinoti tagli, è ben riassunta (peccato che la scultura del “Fiocinatore” sfiori il soffitto). Le foto in b/n di Ugo Mulas, recentemente acquisite dal museo, sono il fil rouge (su fondo grigio) di questa seconda parte del percorso espositivo: negli scatti ritroviamo molti degli artisti esposti all’opera. Si scende di nuovo, al quarto piano, nella “manica lunga” che corre sopra Palazzo Reale: qui la Galleria “Gesti e processi”, da Pietro Manzoni a Cattelan, racconta l’arte italiana dal 1960 al 1993, “anno spartiacque per Milano: nel 1992 c’era stata Mani pulite, nel 1993 l’attentato al Pac, nel 1994 la discesa in campo di Berlusconi. Tutto, anche nell’arte, cambiò”, dice Maraniello. Le foto di Mulas continuano da efficace contrappunto. Dal 5 aprile – l’occasione è l’Art Week, miscellanea di livello variabile con mostre, talk ed eventi pensata per dare ossigeno a miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea che si tiene in quei giorni e che per questa edizione ha come titolo Among friends”, tra amici – il museo ospita anche la (mini) esposizione Rauschenberg e il Novecento, a cura di Nicola Ricciardi che di Miart è il direttore, con opere in prestito dalla galleria Thaddaeus Ropac. Otto pezzi dell’artista americano in dialogo con la collezione permanente del museo: caccia al tesoro, e occhio a non perdersi.