
Foto Ansa
granmilano
Lo sprint per il nuovo stadio e la tagliola di un'inchiesta a tempo
Inter e Milan hanno presentato il loro progetto rivisto: un’operazione da 1,2 miliardi, nuovo stadio da 71 mila posti, impianti sportivi, verde per il 50 per cento delle aree, un indotto da 5 miliardi. E il sogno di ospitare finali Champions
Passista ben allenato, il suo sport preferito è il ciclismo, Beppe Sala dovrà trasformarsi in sprinter se vorrà vincere una delle corse più importanti di questo ultimo scapolo di sindacatura: il varo del nuovo stadio di San Siro, che nei desiderata dei club e del sindaco dovrebbe debuttare nel 2031. Con cinque anni di ritardo rispetto ai primi piani e tornando, di fatto, al progetto di partenza.
Il cronoprogramma deciso da Sala ha tempi stretti: entro il 30 aprile 2025 scadrà il bando del Comune per l’acquisto dell’area. Se oltre a Inter e Milan non ci faranno altri candidati, il Comune procederà per la vendita, al prezzo già indicato come congruo dalla Agenzia delle Entrate. La vendita avverrà entro il 31 luglio. I lavori non partiranno prima dell’estate 2026, perché il Meazza ospiterà la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Milano-Cortina. Ma c’è un’altra deadline che preoccupa e rende stretti i tempi: è il vincolo sul secondo anello del Meazza, che lo renderebbe intangibile (le altre richieste di vincolo sono già state accantonate, per inconsistenza, dalla Soprintendenza), anche se in base a valutazioni già fatte con la Soprintendenza dovrebbe bastare salvare una parte della Curva Sud, un pezzo di tribuna e parte della torre prospiciente l’ex Trotto. In ogni caso “il requisito legale di vetustà di settant’anni” scrive il Comune, scatterà “non prima del 10 novembre 2025”. A quella data l’operazione o sarà conclusa, o rischia di saltare definitivamente. Ed è qui che si inserisce l’altro ostacolo, anche temporale, di una storia infinita. Una zeppa particolarmente sgradevole, da un punto di vista politico, per la sua origine capziosa e inconsistente: l’esposto da parte del comitato “Sì Meazza” di Luigi Corbani, vecchio personaggio del Pci-Pds milanese ora convertitosi ad agit-prop dei comitatini con vista tribunale, che ipotizza danni erariali dalla vendita del Meazza e delle aree circostanti. Denuncia davvero incredibile, perché indica un reato laddove non è stato ancora compiuto alcun atto formale, e assai discutibile poiché sostiene che le cifre ipotizzate per la vendita siano un danno erariale, e i 73 milioni per lo stadio “una svalutazione”. Peccato che le cifre siano quelle indicate da un parere della Agenzia delle entrate, che ha tenuto conto delle condizioni di “vetustà” e “obsolescenza funzionale” del Meazza e del valore reale delle altre aree, ad oggi una landa desolata. Ora è attesa anche una valutazione della Corte dei Conti.
In un’intervista piuttosto sgangherata (all’obiezione che l’operazione porterebbe al Comune fondi per interventi per riqualificare il quartiere, Corbani ha risposto: “Avrebbe più senso creare un fondo per le case popolari”, che evidentemente lui sa come trovare), Corbani mette svela la coda del veleno dell’operazione esposto: “D’altronde scatterà il prossimo autunno il vincolo della Soprintendenza sul secondo anello”. La strategia è quella di allungare i tempi, in modo che la tagliola del vincolo possa scattare. Beppe Sala, e i club, sanno però che non si tratta solo di una pensata à la Corbani. La procura di Milano ha infatti (atto dovuto) aperto un fascicolo. Data la mancanza di un ipotetico reato, la procura di Marcello Viola ha correttamente aperto un “modello 45”, quello riservato a denunce senza iscritti e senza ipotesi di reato. Quelli, per capirsi, che la procura può archiviare per inconsistenza. Ma qui scatta quello che si potrebbe chiamare il “vincolo giudiziario”, molto forte con l’aria che tira tra il Comune e la procura. Infatti l’inchiesta sul dossier Corbani è stata affidata a Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto e motore molto mobile di tutte le inchieste del “pool edilizio”, abituata a non far cadere nessuna ipotesi di reato senza essersi presa tutto il tempo necessario per le indagini. E il tempo non è lungo.
Nel frattempo, Inter e Milan hanno presentato il loro progetto rivisto: un’operazione da 1,2 miliardi, nuovo stadio da 71 mila posti, impianti sportivi, verde per il 50 per cento delle aree, un indotto da 5 miliardi. E il sogno di ospitare finali Champions. Basta guardare gli stadi dei migliori club europei, o il nuovo mega progetto del Manchester United che abbatterà persino il mitico Old Trafford, per farsi un’idea. Tempi della politica e della magistratura permettendo.