
(foto Ansa)
Granmilano
Non solo sovraffollamento e suicidi. A Bollate (femminile) è nata Ethicarei Academy
Nel carcere femminile milanese nasce un distretto dell’ecofashion che coniuga la sapienza artigianale della sartoria alla filosofia sostenibile del fair trade e al reinserimento delle detenute
C’è chi ha sorriso con discrezione e chi, esuberante, ha improvvisato una gag per “i forestieri” entrati nella sezione femminile del carcere modello di Bollate. Quello noto per i quadri colorati alle pareti, le attività trattamentali, il lavoro, lo studio al fine di rendere la pena meno afflittiva e più rieducativa. Eppure Bollate è pur sempre una prigione, dove a un certo punto c’è chi dice basta, mi arrendo. Come è successo a una detenuta che si è impiccata il 31 marzo (sono già 25 i carcerati che si sono tolti la vita nel 2025). Ed è proprio per questo motivo che l’evento organizzato dalla Cooperativa sociale Alice lunedì scorso nella sartoria della sezione femminile ha portato una brezza primaverile necessaria per incoraggiare le lavoratrici che hanno deciso di accettare una sfida partita da Milano per essere replicata in tante altre carceri italiane.
Si chiama Ethicarei: un distretto dell’ecofashion composto da diversi laboratori che coniuga la sapienza artigianale della sartoria alla filosofia sostenibile del fair trade e al reinserimento delle detenute con condanne lunghe da espiare attraverso un mestiere qualificato. Insomma basta con i corsi di formazioni, donazioni, bandi fini a sé́ stessi. Il lavoro in carcere deve sposare la sostenibilità e poter misurarsi con il mercato, come ci ha spiegato la presidente della cooperativa sociale Alice, Caterina Micolano, che ci ha raccontato cosa è successo lunedì scorso nella sartoria di Bollate dove è stata inaugurata un’accademia in partnership con i maestri del lusso: “Noi creiamo figure professionali preziose. E alle detenute offriamo un percorso che prescinda dal reato. Per noi, loro non sono il reato che hanno commesso ma persone vulnerabili che si stanno creando una nuova identità”, ci ha detto. All’interno delle sezioni femminili (e non solo) delle carceri lombarde, le lavoratrici della cooperativa Alice imparano un mestiere, aiutano a preservare e diffondere il know how italiano e tornano a essere soggetti attivi dell’economia. “Assumiamo le sarte che lavorano anche all’esterno, grazie alle misure alternative al carcere. Lavoriamo negli istituti di Bollate e a Monza, collaboriamo con diversi brand, come Armani, Aspesi, Chloé, Zanellato fra gli altri. E, importante, ci avvaliamo della collaborazione dei maestri artigiani in pensione che hanno lavorato per grandi brand”, ha ricordato la presidente Micolano. A Bollate è stata inaugurata Ethicarei Academy per potenziare le competenze delle sarte che sarà gestita dal Gruppo Florence che promuove l’eccellenza manifatturiera italiana nel settore del lusso. Ad inaugurare la nuova accademia c’era anche l’ex ministra della Giustizia Paola Severino e la senatrice Mariastella Gelmini. La Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Irma Conti ha evidenziato l'importanza delle imprese che ricostruiscono la legalità dando un’occasione a chi vuole costruirsi un futuro dopo l’espiazione della pena. E sono in tanti a crederci, pare.
Fra i molti partner presenti, c’erano Eleonora De Benedetto, consigliere della fondazione Severino, Sara Sozzani Maino, direttrice creativa della fondazione Sozzani, le sorelle Toledo e la Fondazione Francesco Morelli dello Ied (Istituto Europeo di Design) che a Bollate condurrà corsi per ricordare alle detenute l’importanza della bellezza dietro le sbarre dove la sarte hanno condanne lunghe e qualcuna persino il fine pena mai. E diverse cooperative che fanno parte del distretto Ethicarei, come Il Cerchio che opera alla Giudecca, Gomito a Gomito di Bologna e Colori Vivi di Torino. Chi c’era, ci ha raccontato l’orgoglio delle detenute di far parte di un nuovo caso di innovazione milanese che sta facendo scuola. “In carcere tutto è piccolo, a partire dagli spazi. Anche la libertà in carcere è un ricordo piccolo”, ha osservato la senatrice Mariastella Gelmini. “Inaugurare un nuovo spazio acquista tutto un altro sapore. Perché questi metri quadrati in più per tante detenute significano lavoro, riscatto, rinascita. Soprattutto perché un detenuto/a che impara un mestiere qualificato, quando torna in libertà smette di delinquere nel 98 per cento dei casi”. Se poi il suo lavoro regge la sfida del mercato, allora si chiama eccellenza.