Le signore del Restauro, il mecenatismo è un club per pochi
Donne che a Milano hanno dato e danno molto. A cominciare dal restauro di ottanta opere custodite nella dimora del nobile Gian Giacomo Poldi Pezzoli, una delle più importanti case museo in Europa
Pochissimi e buonissimi. Come voleva l’evento dedicato a Marta Marzotto. Come richiede la dimora, il Museo Poldi Pezzoli. Come esige l’élite di persone che compongono l’esclusivo Club del Restauro. Già il biglietto d’invito la dice lunga: un disegno della contessa (a firma di Paolo Isoni) con una sua celebre frase “umile sempre, modesta mai”. Così si conviene tra le dame che al richiamo di Marta, presidente onorario del Club, non hanno saputo resistere e che con lei hanno condiviso sia la nascita del club che le decisioni importanti sui vari restauri. Ricordare chi fondò questa “riunione” di donne celebri era il minimo. Donne che a Milano hanno dato e danno molto. A cominciare dal restauro di ottanta opere custodite nella dimora del nobile Gian Giacomo Poldi Pezzoli, una delle più importanti case museo in Europa. Marta Marzotto se ne era innamorata e da lì è partita l’idea del club. “Con il minimo degli oneri avremo il massimo degli onori”, diceva.
Seguirla è stato semplice per Marta Brivio Sforza, Umberta Gnutti Gussalli Beretta (attuale presidente), Antonella Camerana, Lella Curiel, Isabella Borromeo Brachetti Peretti, Vittoria Cappelli, Giuliana Cella, Eva Duringer Cavalli, Anna Molinari, Carla Tolomeo, Gabriella Magnoni Dompè, Letizia Moratti, Chiara Beria d’Argentine, Annamaria Bernardini De Pace fino ad arrivare a cento. Più qualche uomo: Canio Mazzaro (suo il restauro di due busti in marmo), Augusto Ungarelli (due paci), Giorgio Gnutti (Madonna con il Bambino di Lorenzo Lotto), Carlo Cavalleri (una laguna di Francesco Guardi), Matteo Marzotto (Annunciazione di Jacopo Landini). Le nuove mecenate stanno tutte qui e si danno un gran daffare perché sono diversi i capolavori in attesa d’interventi, una decina tra cui un Mantegna e un Tiepolo. Far parte del club non è difficile: basta sostenere individualmente un restauro o versare un contributo minimo di mille euro l’anno. In parecchi, ma sempre volutamente pochi, sono arrivati per onorare Marta che, prima fra tutte, ha finanziato il restauro della Madomma del libro” di Botticelli. Un gesto d’immortalità per “mia figlia Annalisa”.