Più che un giallo, Lilla. Che succede ad Atm e perché
Il (probabile) addio di Rota, le strategie e l’appetitoso mercato europeo dei trasporti
Il presidente (per ora e per poco) e direttore generale (per ora e per poco) di Atm, Bruno Rota, in sella da cinque anni all’Azienda di trasporti vanto e orgoglio di Milano, con la dovuta scaramanzia e il senso della realtà che non gli manca, potrebbe ricordare il celebre aforisma di Machiavelli sull’eredità, dopo che il sindaco Beppe Sala di lui ha detto: “Rota è, più o meno, a fine mandato, dopo di che mi auguro che voglia terminarlo”. L’aforisma del Fiorentino dice così: “Perché li uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio”. Ecco, limitandosi alla parte manageriale e patrimoniale, un giorno probabilmente Milano si ricorderà dei suoi risultati di Bruno Rota, che sono assolutamente sotto gli occhi di tutti e con i quali il suo successore, ma più probabilmente i suoi successori (giacché la sua attuale carica tornerà a essere divisa tra presidente e direttore generale) dovranno fare i conti. Il patrimonio che lascia a Milano l’Atm di Rota è scritto sui bilanci. Più autobus, più linee, più metropolitane, più soldi in cassa. Anche qualche litigio in più, perché l’uomo non è una mammoletta. E allora perché se ne va? Perché il cambio di Rota corrisponde a un cambio di strategia globale sulla quale Milano dovrebbe riflettere molto bene. Rota se ne va (salvo colpi di scena, tutto è sempre possibile ma non sempre probabile) perché l’ultimo miglio del suo operato è stato accidentato, e i binari paralleli tra lui e il Comune si sono separati. Un pasticcio. Lui si incavola, quando gli dicono così, ma io Comune l’ha in pratica messo nero su bianco. Piccolo riassunto dal complicato, e strategico, mondo dei trasporti. M5 è la nuova metropolitana automatica di Milano, la Lilla. A costruirla, in project financing, una cordata capeggiata da Astaldi, il colosso delle costruzioni. Il quale però ha deciso di dismettere le sue quote in quello che viene definito un gioiellino. Una sorta di bancomat, che fa gola a molti. Anche perché M5 attribuisce a chi “ci sta” una competenza – quella appunto sui sistemi di metropolitane automatiche – che garantisce di poter partecipare a un grande numero di gare per il trasporto pubblico locale in Italia e in Europa. Ed è proprio per questi due motivi (l’aumento di fatturato postulato dall’ad di Fs Renato Mazzoncini nel piano industriale, e la competenza per partecipare ad altre gare) che Ferrovie dello stato vuole rilevare la quota messa in vendita da Astaldi. Bruno Rota, in una serie di missive al sindaco, teme però che quella competenza serva poi a Fs per competere contro Atm per il bando per il trasporto pubblico che si terrà il prossimo anno. E quindi, usando il proprio diritto di prelazione, tenta di assicurarsi quelle stesse quote. Visto che però non può permettersi un aggravio dei conti aziendali, si mette d’accordo per rivenderle con un piccolo guadagno per Atm al fondo di Cassa depositi e prestiti, F2i, gestito dall’ex direttore generale di A2A Renato Ravanelli. E qui nasce il problema. Perché secondo la versione di Rota tutti questi passaggi hanno visto il Comune non solo coinvolto, ma propulsore dell’azione della partecipata. Secondo invece il Comune, Rota ha fatto tutto da solo e al di fuori degli atti d’indirizzo dell’amministrazione. Finisce che il Consiglio comunale ha di fatto bocciato la prelazione di Atm, lasciando via libera a Fs. Tuttavia tutte queste sono solo scaramucce. Come è una scaramuccia il fatto che Atm sia “consulente” del consorzio che sta competendo contro Fs per la gestione dei trasporti di Lille (c’è sempre un lilla in questa storia).
La verità è che la partita è più vasta. Riguarda l’ingresso di Fs nei trasporti locali. Difficile che si possa pensare a una competizione contro Atm. Scontato che il Comune debba trattare con Fs sulla partita degli scali, che dovrebbe arrivare a conclusione entro l’estate. Probabile che grazie a Fs si possa rintuzzare l’attacco che arriverà dall’estero sulla gara del trasporto pubblico locale. Infatti, proprio come Atm e Fs vanno a cercare nuovi business a Lille, o a Copenhagen, francesi e danesi potrebbero a provare a conquistare i trasporti sotto la Madonnina. E un alleato come Fs potrebbe essere utile. Sicuramente meglio non averlo contro. Sempre che, per dirla con le parole dell’assessore al Bilancio, Roberto Tasca, l’amministratore delegato di Fs Mazzoncini si presenti alla porta “con poca virilità e molta cortesia”. Perché a volte la forma è sostanza.