L'altra NoLo, dove più che il trend funziona il business
Ex quartiere operaio di Milano, la zona nota come North of Loreto, dal punto di vista dell’immobiliare e della gentrification, è una scommessa aperta. Ma sotto il profilo della nuova imprenditoria è una realtà ormai stabile
Da ex area povera a punta di lancia della sviluppo e della sperimentazione. Il nordest di Milano, un territorio in linea d’aria di circa 2 chilometri che va dalla Stazione Centrale a quella di Lambrate allargandosi a nord sino alla Martesana. Proprio come il Triveneto, che negli anni 80 e 90 conobbe una impetuosa modernizzazione, attorno a viale Monza si concentra la realtà cittadina più dinamica, come certifica uno studio della Camera di Commercio: se le attività imprenditoriali in città continuano a progredire registrando tra il 2016 e il 2017 un +2 per cento, superando quota 200 mila, è soprattutto la zona nordest a trainare la crescita economica con un complessivo +4 per cento e circa 31 mila imprese. Sulle 38 microaree urbane individuate dalla rilevazione, Loreto-Padova si colloca al decimo posto per numero di imprese legate alla movida, al nono sul versante cultura, al sesto per quanto riguarda il turismo. Un po’ meno moda e design (undicesimo posto) e smart city( decimo posto). Ma i numeri non dicono tutto della trasformazione di una zona diventata nota negli ultimi anni soprattutto come NoLo, North of Loreto, che va pressappoco da viale Brianza sino a viale Monza e parte di via Padova. Il brand-acronimo, dal punto di vista dell’immobiliare e della gentrification, è una scommessa aperta (come ha raccontato GranMilano la scorsa settimana). Ma sotto il profilo della nuova imprenditoria la zona della città che guarda alle grandi arterie verso il nordest (e la Brianza) è una realtà ormai stabile, al di là della narrazione che la dipinge come una piccola Soho: “E’ un ex quartiere operaio – spiega Erica Bagarotti titolare di uno studio di architettura a NoLo – in cui vivevano molti lavoratori della ferrovie. Oggi è molto eterogeneo, ci sono fermenti notevoli che si avvalgono degli ottimi servizi infrastrutturali e dei prezzi bassi. Può essere considerato un distretto non in senso classico, se osserviamo gli studi di design, le gallerie, i locali che spesso si connettono per ideare eventi”. Il salto di qualità è legato al Rilevato Ferroviario, 62 mila metri quadri di spazi da riqualificare in mano a Grandi Stazioni che potrebbero ridisegnare la geografia del nordest milanese.
Di notevole interesse si sta rivelando il caso di South of Sesto, meglio noto con l’acronimo SOS, un piccolo distretto tecnologico già ribattezzato, forse con fretta eccessiva, la piccola Silicon Valley in riva alla Martesana. Start up a volte operative negli scantinati, ex opifici trasformati in laboratori, fab lab, sofisticate tecnologie: da ex terziario dietro la grande industria di Sesto San Giovanni, SOS è diventata una realtà in evoluzione: “E’ stata una reazione alla crisi – spiega Nicola Brembilla, architetto e titolare di un coworking – grazie ai prezzi bassi è iniziato un processo di rigenerazione urbana con il recupero degli edifici dismessi”. Questo l’identikit di chi ha scelto la Martesana: età sui 30-35 anni anche se c’è una fascia ampia di under 30, stagisti, freelance, imprenditori di start up. Si lavora in gruppi, 3-4 persone spesso dislocate in piccoli coworking ma non tutto è piccolo. In via Merano, tra Rovereto e Turro, si trova Talent Garden, il più grande network di coworking d’Europa che, secondo il Politecnico, si piazza al terzo posto tra le start up per raccolta fondi grazie a un aumento di capitale da 12 milioni di euro. Altro esempio è dato dalla Siemens che pare intenda trasferirsi vicino al Naviglio.
Diversa è la storia di Lambrate, che ha conosciuto un piccolo boom negli scorsi anni con la riqualificazione di capannoni industriali diventati ambiti per giovani di estrazione medio alta. Il successo del design ha contribuito, a differenza di Loreto e viale Monza, a produrre una piccola gentrificazione. Negli ultimi 14 mesi l’area tra via Pacini e via Padova ha avuto un +2,1 per cento di imprese mentre tra Cimiano e l’Ortica il saldo è +5,7 per cento. “Lambrate è una promessa non mantenuta – sostiene con ironia l’architetto Brembilla – sembrava dovesse realizzare un distretto del design attivo tutto l’anno e invece riesce a vivere solo nei fuori salone, una cosa un po’ sopra le righe”. Luci e ombre insomma. Tra queste ultime non bisogna dimenticare che al momento il nordest rappresenta non più del 15 per cento delle imprese cittadine con una percentuale probabilmente inferiore dal punto di vista del pil, se si considera che molte imprese realizzano fatturati poco significativi.
Giovanni Seu