Tre temporali Pd
Nuvole agostane in vista: che fare col referendum di Bobo, che fare con le primarie. E con Pisapia
Messaggio in bottiglia di grande ottimismo per il centrosinistra lombardo: si dice che il “toscano” (nel senso del sigaro, seppure qualcuno, da queste parti, il Segretario Fiorentino lo chiami così, e non per campanilismo) sia nato a causa di un temporale estivo imprevisto. Le foglie bagnate di tabacco vennero messe ad asciugare in tutta fretta perché il Granduca Ferdinando III di Lorena odiava gli sprechi. Il risultato fu un sigaro nero e bitorzoluto che andò a ruba. In filosofia si chiama eterogenesi dei fini.
REFERENDUM - Se il buon giorno si vede dal mattino, non c’è troppo da gioire, sul fare dell’agosto, per il Pd. E’ ovvio che l’antipasto della portata principale (ovvero le elezioni regionali) si chiama “Referendum per l’autonomia” ed è in programma il 22 ottobre. Un pasticcio alquanto indigesto, ad oggi. Il Partito democratico in Consiglio regionale alcuni mesi fa votava contro il referendum che peraltro è stato proposto dal Movimento cinque stelle e del quale si è appropriata (ovviamente) la Lega nord. Il motivo lo spiega il segretario regionale, Alessandro Alfieri: “Eravamo e siamo a favore dell’autonomia, ovviamente, ma volevamo impegnare la Regione ad andare a trattare con lo stato”. Rincara la dose Ada Lucia De Cesaris: “Potevano usare quei milioni per riqualificare il patrimonio di case popolari. Il referendum è una truffa: l’Emilia Romagna tratta già con il governo e non ha speso un euro”. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, però, intuisce che il referendum avrà un largo consenso elettorale perché chiedere a un lombardo se vuole più autonomia è come chiedere se si è contro la fame nel mondo. E così, insieme ai sindaci delle maggiori città, Beppe Sala compreso, si schiera a favore del referendum. Adesso, temporale estivo, Alfieri dichiara apertis verbis che lui si asterrà, e che il partito dovrà decidere una linea. Secondo fonti del Foglio, una buona fetta del Partito democratico milanese che conta a Roma, avrebbe voluto invece fin dall’inizio un secco no al referendum. Tre posizioni per un referendum solo. Caro Maroni, ti piace vincere facile? (musichetta bonci-bonci-boncibon, e titoli di coda).
PRIMARIE - Nella strada che porta alle elezioni regionali, c’è l’eterna scelta se fare o non fare le primarie. La volta scorsa, con Umberto Ambrosoli e le sue primarie, fu una cosa sostanzialmente per finta, e venne fuori un pasticcio. (Ve li ricordate i candidati, no? Un tantino fuori competizione: Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano). Questa volta, parlando da ipotetici lettori, si vorrebbe anche dire di no al solito teatrino. E quindi ci sarebbe da urlare una volta per tutte che, visto che c’è uno che ci mette la faccia contro Roberto Maroni, che sta già iniziando ad attivare le reti, che va bene anche a Giuliano Pisapia (il che non è irrilevante) almeno più di Bersani e D’Alema messi insieme, e che in definitiva è pronto a immolarsi per la causa, e che questo spericolato pronto a una scommessa che chi lo sa (vedi il caso del toscano bagnato) si chiama Giorgio Gori, allora forse per questa volta risparmiateci (risparmiatevi) le primarie-fuffa. A meno che non ci siano candidati ultra-credibili e potenzialmente difficili da battere, per Maroni. Ma allora, che vengano fuori. Però, anche su questo, la sinistra ha tante idee. Nessuna chiara. La sinistra di Articolo 1 vuole le primarie (a loro conviene). Alessandro Alfieri vuole Gori candidato per direttissima. Beppe Sala vorrebbe Gori candidato senza primarie ma entro la pausa estiva (che, retaggio dei tempi della gloriosa Dc, scatta il primo agosto). Altrimenti? Altrimenti primarie. “Però io Gori lo capisco – spiega il primo cittadino – Le campagne elettorali costano, e pure tanto. Il Pd non finanzia neppure la festa. Levare giorni a Gori vuol dire levargli la possibilità finanziaria di competere con il governatore”. La conseguenza (il)logica? Il Pd ha deciso di decidere a settembre. Caro Maroni ti piace vincere facile? (musichetta bonci-bonci-boncibon, e titoli di coda).
ABBRACCI - Neruda si chiedeva quanti significati ci siano dietro a un abbraccio. “Un abbraccio è esprimere la propria esistenza”, cantava il poeta amato dalla sinistra di tutto il mondo. Pisapia esprime la propria esistenza in quell’abbraccio a Maria Elena Boschi. Nel senso che si mette nel campo del Pd, alla festa del Pd, per rassicurare gli animi di quelli del Pd. Del resto, l’ha già fatto una volta alle primarie del 2010 contro Stefano Boeri: si vince con i voti del Pd. Meglio farli stare tranquilli. Gli strepiti di Mdp? Fastidiosamente inutili: i loro voti, il Giuliano, sa di averli già (pochi, ma buoni).