E la start up va
Viaggio nell’innovazione economica a Milano. L’incubatore FabriQ per il sociale
Mai prendere il largo impreparati. Per far nascere una start up è necessario studiare, studiare il mercato, i competitor interni e internazionali, partire con un team in grado di mettere in campo le competenze necessarie. Ma non bisogna attendere all’infinito, perché le idee vanno coltivate e proposte coi tempi giusti, poi ci sarà modo di migliorarle”. A parlare è Antonio Dell’Atti, project manager di FabriQ, l’incubatore di start up che si è aggiudicato il bando del comune di Milano per creare a Quarto Oggiaro un avamposto dell’innovazione. FabriQ è nato nel 2014 dalla collaborazione tra Fondazione Giacomo Brodolini e Impact Hub Milano. Si tratta di un incubatore specificatamente dedicato all’innovazione sociale. Con i suoi 650 mq è il luogo dove trasformare le idee in occupazione, crescita, sviluppo sociale e metterle in rete connettendo chiunque abbia voglia di fare impresa su questi temi, compresi quelli ambientali e culturali e tecnologici. Una realtà che in tre anni ha visto nascere 33 start up capaci di raccogliere, tra premi e finanziamenti privati che hanno creduto nei nuovi progetti d’impresa, oltre 7,7 milioni di euro. “Le imprese che partecipano al progetto FabriQ – la selezione è annuale – devono misurarsi col mercato. Nessuna beneficenza ma progetti utili a costruire lavoro e a migliorare la realtà in cui viviamo”, spiega Dell’Atti. Alle imprese selezionate viene data la possibilità di accedere a un percorso gratuito di incubazione della durata massima di 4 mesi, oltre a un contributo sino a un massimo di 25 mila euro per la realizzazione del singolo progetto. Un periodo intenso di crescita, confronto, networking e incontri con potenziali investitori. Ogni realtà vincitrice del bando, oltre a un proprio spazio all’interno di FabriQ, potrà contare nel suo percorso di incubazione su un tutor che supporterà le neo imprese nella scelta di gestione amministrativa e finanziaria nonché di inserimento, promozione e comunicazione nei differenti mercati di riferimento. Al bando possono partecipare tutte le imprese costituite da massimo 24 mesi ma anche quelle che si impegnano a costituirsi in soggetto giuridico entro i tempi previsti per ricevere l’erogazione della prima tranche del contributo, nonché le imprese già costituite provenienti dall’estero, fatta salva la necessità per tutte queste realtà di essere registrate presso la Camera di commercio di Milano e avere una sede operativa nel territorio cittadino.
Sono diversi gli ambiti in cui possono essere attivi i nuovi progetti d’impresa: dai servizi alla persona all’agrifood, passando per l’ambiente e l’economia circolare con idee volte a ridurre l’inquinamento e migliorare la gestione e il riciclo dei rifiuti, oltre alle tematiche “Smartcity” e di sostenibilità o promozione del patrimonio artistico e culturale della città. Spazio anche a progetti imprenditoriali che integrino obiettivi di impatto sociale con la valorizzazione e l’utilizzo della cosiddetta nuova manifattura digitale 4.0 oltre a progetti imprenditoriali che prevedano attività e servizi volti alla riqualificazione e rigenerazione di aree periferiche cittadine per migliorarne l’aggregazione e l’inclusione sociale. “In tre anni abbiamo contribuito a far nascere 33 nuove imprese, che coniugano redditività e imprenditorialità alla sostenibilità sociale e ambientale. Progetti che hanno permesso ai loro fondatori di crearsi un’opportunità occupazionale e di esplorare nuovi settori confrontandosi con il mercato, i bisogni e le richieste di consumatori e imprese”. Così l’assessore alle Politiche per il lavoro, attività produttive e commercio del comune di Milano, Cristina Tajani. “Grazie all’incubatore FabriQ dimostriamo come sia possibile far crescere e sviluppare imprese ad alto impatto sociale in periferia, nel cuore di Quarto Oggiaro”. Una periferia nota alle cronache – fino a poco tempo fa – soprattutto per lo spaccio, le aggressioni, le occupazioni abusive.
“Il nostro lavoro è la dimostrazione che la periferia può essere altro. E il nostro impegno riesce a dare dei frutti”, spiega Dell’Atti, parlando di due start up che hanno ormai superato la fase critica: “Sono My Foody, che ha realizzato un’app contro lo spreco alimentare, che geolocalizza i prodotti alimentari prossimi alla scadenza e in offerta. Un’opportunità per i consumatori ma anche per i supermarket Unees che hanno accettato la sfida. E poi Charity Stars, che ha realizzato una piattaforma web per mettere all’asta oggetti che appartengono a personaggi famosi. I proventi vanno a sostenere una buona causa. Provare per credere: in queste ore è stata messa all’asta una maglia del bomber del Barcellona Leo Messi e la partecipazione alle sfilate dei big della moda, come Moschino, Ferragamo, Versace. Chi partecipa al progetto FabriQ costruisce un’impresa che può avere obiettivi sociali ma deve saper nuotare nel mare magnum del mercato”. (primo di una serie di articoli)