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Andare a Rogoredo per vedere come procede il piano periferie

Daniele Bonecchi

Santa Giulia, Sky, il (buon) lavoro di Maran per coinvolgere i privati, l’edilizia sociale. Le idee dell’opposizione

"Andava a Rogoredo, cercava i suoi danée / Girava per Rogoredo e vosava come un strascée: No, no, no no, non mi lasciar”, cantava Enzo Jannacci. Oggi nel vecchio quartiere operaio, di fianco alla cooperativa e al negozio etnico, c’è ancora l’Osteria de Rogored, gestita però da una famiglia cinese (la cotoletta è sempre nel menù da 10 euro, tutto compreso). Ma anche oggi Rogoredo cerca il suo futuro, per non allontanarsi troppo dalla grande metropoli.

 

La battaglia campale che ha investito le aree ex Montedison-Redaelli, finite sette anni fa nel vortice della Procura, con tanto di sequestro, sembra attraversare una tregua grazie al progetto Santa Giulia dell’archistar Norman Foster, in via (forse) di completamento. E dopo le incerte e fallimentari vicende oggi Santa Giulia, fa un passo avanti verso l’approvazione della variante che consentirà al quartiere di arrivare molto vicino al completamento.

 

Si fanno strada così, lungo l’accidentato percorso burocratico, gli ultimi passaggi per restituire alla città un’area trasformata radicalmente, riqualificata e bonificata dopo decenni di attività industriale e completo abbandono. Un quartiere che con l’arrivo in forze di Sky ha portato una ventata di modernità, con quella selva di parabole che guardano il cielo e l’andirivieni di volti noti.

 

Ora l’amministrazione comunale si è posta il problema di come chiudere il cerchio, creare – a cavallo della ferrovia con stazione Alta velocità e della metropolitana – una continuità di funzioni con la città. “La situazione attorno alla ferrovia di Rogoredo è complessa”, spiega Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica della giunta Sala. “Ci sono nel quartiere parecchi edifici dell’éra Ligresti, abbandonati da anni, palazzi dismessi e mai utilizzati”.

 

Oggi sono di proprietà di alcuni grandi gruppi, come Generali, Enpam, si tratta di soggetti economicamente forti ma che ad oggi non sono riusciti a creare un progetto unitario di sviluppo dell’area. "Servono investimenti importanti, ma il potenziale c’è: sono terreni con vista sull’uscita della metro e della stazione Alta velocità. Per questo col sindaco li abbiamo convocati e – visto che stiamo lavorando a una revisione del Piano di Governo del Territorio – abbiamo chiesto loro di farci una proposta, anche rivedendo eventualmente le regole, che consenta di togliere quella zona al degrado con un piano di sviluppo. Noi siamo interessati a risanare i quartieri periferici e naturalmente servono risorse e idee. In quella zona il quartiere Santa Giulia è quasi completato. L’area Porto di Mare – già invasa dallo spaccio in particolare nel boschetto della droga – è stata affidata per il recupero a Italia Nostra con un piano di interventi da un milione in 5 anni. Tra un mese incontreremo nuovamente le aziende proprietarie delle aree che ancora versano in stato di abbandono per valutare eventuali proposte”.

 

L’obiettivo di risanare le periferire (“un’ossessione” per il sindaco Beppe Sala) è uno degli obiettivi di programma più significativi della Giunta, annunciato e presentato piuttosto nel dettaglio già un anno fa. La realtà è però che non ci sono forze o finanze sufficienti per fare tutto e subito. Così Rogoredo diventa un obiettivo più preciso.

 

“Noi abbiamo fatto partire un progetto impegnativo per risanare e cambiare le nostre periferie e il ruolo dei privati – se si pensa ad un insieme di funzioni in grado di rivitalizzare i quartieri – è essenziale. A loro abbiamo detto: dateci una mano a rendere migliori le periferie”.

 

Sono partiti anche i lavori in via Merezzate, dove crescerà un nuovo agglomerato con edilizia sociale, scuole e servizi, proprio accanto a Santa Giulia. Il piano prevede 25 edifici disposti a corte – edilizia convenzionata in cessione e in locazione, canone convenzionato e canone sociale – per una superficie complessiva di 50 mila metri quadri. Previste numerose opere (a scomputo) a carico della proprietà, come la scuola media per circa 350 bambini, col campo da basket, una palestra aperta anche al di fuori degli orari scolastici. Perché anche questa è la città che cambia.

 

Mentre il piano sulle periferie, su cui molto ha investito il sindaco, va avanti al rallentatore c’è chi, come Fabio Altitonante, consigliere regionale azzurro, a lungo assessore al Territorio della Provincia di Milano, insiste sulla necessità di trovare “le risorse necessarie per varare un Piano Marshall per le periferie. Occorre determinazione da parte del Comune perché l’emergenza abitativa nei quartieri periferici può imboccare una strada senza ritorno. L’amministrazione ha la possibilità di dare una svolta radicale, basta che si decida a vendere il grosso delle quote Sea, tenendo per sé la regia. Cedendo gran parte del pacchetto il Comune potrebbe ottenere 500 milioni, da utilizzare in toto per risanare le periferie, con un occhio alla città metropolitana”. Sulla situazione di Rogoredo e delle aree lì attorno “tutti progetti urbanistici voluti e in parte realizzati dalle giunte di centrodestra – insiste Altitonante – la sinistra dimostra di non avere visione e il comune è totalmente incapace di integrare i progetti tra loro, la dove sarebbe necessario costruire un percorso virtuoso a favore della città”. Infine un appello al sindaco: “Deve avere più coraggio per favorire lo sviluppo della città e i bisogni dei cittadini”. Rogoredo, periferia della grande Milano, in attesa di una nuova identità.

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