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Cose da tenere a mente sulle conseguenze del referendum in Lombardia

Fabio Massa

Cinque aspetti da non sottovalutare del voto referendario

Ci sono varie cose da fare a Milano tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. L’aria è tersa, le temperature massime oltre i 20 gradi. Piove poco, e dunque a funghi si può andare solo con difficoltà e perizia, ma nelle trattorie milanesi comunque si trovano ed è un gran conforto. Insomma, se avete da fare di meglio della politica, c’è di che godersela in Lombardia. In alternativa vi consigliamo di tenere d’occhio un po’ di cosette.

 

RACCOGLIERE I COCCI - Mentre Roberto Maroni scommetteva sul referendum (e vinceva), la sinistra tra centro e sinistra-sinistra, teneva ben quattro posizioni quattro prima delle urne. Il partito del sì, “ma che sia un sì diverso” (Giorgio Gori e amministratori locali); il partito del no, senza se e senza ma (sinistra radicale e una parte minoritaria del Pd); il partito del forse (la stragrande maggioranza che ha aspettato l’affluenza delle 12 per capire se salire sul Carroccio o no); il partito del non voto (il segretario regionale Pd Alessandro Alfieri e la nomenklatura). Già così è un pasticcio. Ma il post voto è anche stato peggio. Per Gori è stato un risultato “appena sufficiente” (ma la sufficienza vuol dire promozione, come a scuola). Per Alfieri è stato “un flop”. Per Pietro Bussolati, segretario dem di Milano, è stato “un flop a Milano, ma sono andato a votare”. C’era una volta il centralismo democratico. Ora c’è la vaga sensazione che la sinistra, soprattutto quella più riformista, rischi di perdere l’ennesimo treno diretto al nord.

 

BRE-BE-MI - Nel caos assoluto che regna a sinistra, di rinvio in rinvio, l’ultimo penultimatum sulle primarie dice che i dem le vogliono fare entro il 3 dicembre. Ovviamente se prima Mdp trova un candidato da opporre a Gori. Ora il Corriere della Sera lancia il nome di Paolo Corsini, ex sindaco di Brescia. Lui, ultima battaglia lo ius soli, è nella fondazione ItalianiEuropei di Max D’Alema. Ma soprattutto di lui si ricorda l’ottimo attivismo da amministratore locale a Brescia. Con Gori potrebbe essere sfida vera, intensa anche se breve. Già ci immaginiamo l’avanti indietro sulla Brescia-Bergamo-Milano…

 

AUTONOMIA RESPONSABILE - Uno come Renzi, che il nord lo capisce più o meno, ma la politica la capisce di sicuro (al netto dell’errare umano e talvolta del perseverare), ha subito “letto“ il risultato dei due referendum e ha capito che bisogna aprire a un tema politico. Ora, nel frullatore, in cerca di una posizione ragionevole dopo la frammentazione pre-voto, l’ex ideologo arancione Franco D’Alfonso pare che stia proponendo a Giorgio Gori il concetto di Autonomia Responsabile: “Noi siamo quelli del sì diverso. Ma ora che il referendum è alle spalle e ci sono tre milioni di lombardi favorevoli, bisogna spiegare che si può chiedere una autonomia diversa. Prima di occuparsi dei residui fiscali, sarebbe meglio togliere una serie di norme vincolanti. Chiedere a Roma, cioè, di permetterci di spendere i soldi con più libertà, andando a fare controlli solo sui saldi e non sulle singole voci di spesa”. Come dire, buon senso. A Giorgio Gori la palla e la responsabilità di spiegare un dossier complicato.

 

IL SENSO DI FI PER IL VOTO - Prendetele per quel che sono: cattiverie. Ma le cattiverie si sa, sono sintomi di brontolii nello stomaco, di difficoltà di digestione e di gestione. E dunque, sapete che in Lega nord c’è chi dice che una parte dei salviniani non ha votato per far dispetto a Maroni. E dunque, sapete che in Forza Italia c’è chi dice che una parte degli azzurri non ha votato perché il Cavaliere avrebbe sì dato il via libera, ma sotto sotto non avrebbe mai voluto rafforzare troppo la Lega. Ovviamente ci sono anche da difendere i risultati pessimi di alcune province, tipo Pavia, Sondrio, i capoluoghi tutti, ed è cominciato lo scaricabarile tra Lega e Lega e tra Forza Italia e Forza Italia. Di certo il risultato è letteralmente perfetto per Alleanza popolare: abbastanza da risultare tutti vincitori, abbastanza da non far crescere troppo il governatore. Come dire: tutti sono utili, tutti sono indispensabili.

 

L’ULTIMA ANALISI - Chissà se qualcuno sognerà, a sinistra, di fare quelle fantastiche riunioni di una volta, con l’analisi del voto per capire criticità ed errori. Un tempo si facevano le analisi del voto per ripetere gli errori (e riperdere). Ultimamente non si fanno proprio più le analisi del voto, per ripetere gli errori e riperdere. Ma inconsapevolmente, è più bello.

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