Gli Stati generali (progetto europeo) sull'immigrazione. Cosa ha in testa Majorino
Hanno l’obiettivo di rafforzare quello che è stato definito il “modello Milano” per arrivare ad essere un riferimento europeo
Glocal. E’ questa la cifra degli stati generali sull’immigrazione voluti dall’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, che domani apre la prima conferenza nazionale sull’immigrazione (17-20 novembre) e ha scelto come titolo, appunto, “Milano Mondo”.
Obiettivo: essere all’avanguardia anche sul tema divisivo dell’immigrazione. Che però è il tema dirimente per le politiche di sinistra, ed è un tema divisivo, anche a sinistra. Un confronto politico e sociale che durerà tre giorni su tutti gli aspetti, anche i più problematici, dell’accoglienza e dell’integrazione. Lo sguardo della sinistra del Pd, incarnata dalla figura politica dell’assessore Majorino, sarà anche l’occasione per un dibattito fra le diverse anime del centrosinistra. Infatti ad inaugurare gli stati generali nell’Anteo Palazzo del Cinema ci saranno anche il ministro per l’Agricoltura Maurizio Martina, vicesegretario e da sempre ponte fra i renziani e la minoranza, e il capo di Gabinetto del Viminale, Mario Morcone. In più la presenza significativa di Emma Bonino che, in questi giorni convulsi di trattative sulle future alleanze elettorali, rappresenta una spina nel fianco per la politica pragmatica, attenta anche alle esigenze di sicurezza dei flussi migratori, del titolare del’Interno.
Gli stati generali hanno soprattutto l’obiettivo di rafforzare quello che è stato definito il “modello Milano” sull’immigrazione per arrivare ad essere un riferimento europeo. “Fino ad ora abbiamo avuto un approccio esclusivamente emergenziale”, spiega Majorino al Foglio. “Ora, come ribadisco da tempo, è arrivato il momento di avere una prospettiva strutturale per concentrarsi sull’integrazione”. Analizzando anche i lati dolenti di un modello costruito durante l’esodo dei profughi siriani in transito e che ora invece deve dare risposte a tutti i migranti africani che arrivano e restano in Italia. Ed è per questo motivo che verrà presentata la ricerca della Task Force guidata dall’avvocato Alessandro Giungi per riflettere sui limiti del sistema di accoglienza. Come ci ha anticipato Majorino, durante gli stati generali sull’immigrazione verrà anche annunciato il progetto di creare in città il primo centro italiano di ricollocazione di tutti i migranti e profughi in altri paesi europei, secondo le direttive di Bruxelles. “Sarà una sorta di Ema dell’immigrazione”, ironizza Majorino. Gli stati generali vorrebbero costituire una premessa per un futuro “manifesto politico” di tutti i soggetti coinvolti nelle politiche di gestione dell’immigrazione. E anche di integrazione, visto che nelle varie sessioni tematiche ci saranno anche le aziende che offrono lavoro ai rifugiati. Un’altra novità auspicata da “Milano Mondo” è quella di porsi al centro di una rete europea con progetti di formazione e inserimento professionale dei migranti. Senza più ignorare le criticità, si spera. Come la mancanza di adesione di molti comuni al patto siglato sull’accoglienza l’estate scorsa dal Viminale con le amministrazioni comunali dell’area metropolitana. Un patto che purtroppo è rimasto quasi solo sulla carta. O avere un dialogo costruttivo con i quartieri periferici che non vogliono gli immigrati, puntando al modello di accoglienza diffusa per ridurre la pressione sui sovraffollati centri di accoglienza straordinari che sono diventati dei parcheggi o, in qualche caso, dei ghetti. Nella quattro giorni, ideata fra gli altri anche dal sociologo Aldo Bonomi, si affronteranno due temi importanti: come farsi carico dei minori non accompagnati sempre più numerosi e come gestire il rischioso disagio psichico di chi arriva, dopo mesi e anni di torture, dalle cayenne della Libia. Morale: c’è un tempo per marciare e un tempo per riflettere. E cercare di risolvere i problemi. O almeno questa è l’intenzione dell’assessore al Welfare, che ha declinato l’offerta di infilarsi nelle future liste elettorali per dedicarsi al modello Milano, che va riformato se vuole essere un fiore all’occhiello della giunta Sala.