Così l'area Expo, da incognita, diventerà una città

Daniele Bonecchi

Bonomi, ceo di Arexpo, spiega il progetto per Milano e l’idea per il futuro. Funzione pubblica e business privato

Due lunghi anni di strada in salita e poi, per la società nata povera e carica di debiti, è iniziato un nuovo cammino. Che è anche un esempio, o un’ipotesi, di quale possa essere il ruolo di uno sviluppatore pubblico nel cruciale settore della rigenerazione urbanistica. Nessuno ci avrebbe scommesso, sul “post Expo” e quel che sarebbe accaduto di quell’area. C’era anche chi aveva parlato di disastro annunciato. Poi è arrivato un gran passista come Giuseppe Bonomi (con Stefano Paleari), in passato anche presidente diSea, ed è iniziata la corsa. Naturalmente i problemi non mancano per far crescere il masterplan che l’australiana Lendlease – colosso del settore immobiliare – si è aggiudicato, nella gara voluta da Arexpo, per lo sviluppo immobiliare della parte non “pubblica” dell’area e che dovrebbe trasformare l’ex deposito di carburante di Rho, poi sede della Esposizione universale, in un polo tecnologico e scientifico di caratura mondiale. Ma la parte a sviluppo privato dell’aera ex Expo (arriverà, un giorno, un nome migliore per la futura “città”?) è grossomodo la metà. L’hardware è rappresentato da Humane Tecnopole e dal futuro campus universitario: mano pubblica.

  

Lui, Bonomi, partito con cautela, oggi mostra un cauto ottimismo e qualche idea che deve aver fatto brillare gli occhi degli azionisti (Comune di Milano 21%, Regione Lombardia 21%, Fondazione Fiera 16% e piccole quote al Comune di Rho e alla Città Metropolitana). Perché non c’è solo l’avvio di un’operazione destinata a fare da volano economico al paese – con l’accordo (canone per 99 anni) targato Lendlease, del valore di 671 milioni, e 54 grandi imprese (del livello di Abb e Bosch) in lista d’attesa per insediarsi – ma l’ipotesi, per ora solo accennata, di far diventare la società Arexpo un soggetto specializzato nella rigenerazione di aree urbane. Magari, ma qui siamo nel puro ragionamento, partendo da Città Studi, quartiere di Milano che dovrà rinunciare a una parte degli insediamenti universitari proprio per trasferirli a Rho-Pero, generando un’area urbana da ripensare, e di proprietà pubblica, enorme. Sarà n quartiere storico alla ricerca di una nuova (o antica) identità. “Nel momento in cui abbiamo trovato un partner molto qualificato e di vasta esperienza internazionale come Lendlease, che ha una visione di lungo termine, come public company che investe, il nostro ruolo potrebbe cambiare”, spiega Bonomi. “Credo che questa partnership ci possa fare bene, al di là del progetto. È un’acquisizione, uno scambio di know how”. E pensando a domani, “forse è utile qualcuno che sappia muoversi sul terreno della rigenerazione urbana. Con una società in grado di parlare il linguaggio della pubblica amministrazione, e nello stesso tempo dialoghi col mercato. Un soggetto che metta in relazione il mercato con la pubblica amministrazione. In grado di portare a casa i provvedimenti autorizzativi complessi e che metta in condizione gli operatori privati di intervenire”. Bonomi si ferma qui ma la soluzione potrebbe essere un nuovo soggetto societario (oggi Arexpo è vincolata dallo statuto ad occuparsi unicamente dell’area ex Expo) in grado di operare sul terreno delle rigenerazione urbana a 360 gradi. Progetto ambizioso, ma Bonomi non perde tempo: “Ho già iniziando a discutere con gli azionisti del cambiamento dell’oggetto sociale”. “Il motore della rigenerazione di quest’area – prosegue Bonomi - poggia su tre pilastri: Human Technopole, il campus universitario della Statale, la struttura ospedaliera e di ricerca del Galeazzi. E’ da qui che siamo partiti per dare un’identità e un profilo a questo grande parco scientifico tecnologico”. Queste tre realtà hanno le caratteristiche della “funzione pubblica”, non saranno gestiti direttamente da Lendlease anche se inseriti nel Masterplan, ma saranno  a pieno titolo nel ‘Parco della Scienza, del sapere e dell’Innovazione’. Il Galeazzi ha già firmato un contratto di acquisto di 50 mila metri quadri dell’area per 25 milioni di euro. L’inizio dei lavori per il nuovo ospedale (che è di rango Irccs quindi destinato anche alla ricerca oltre che alla cura) è previsto per l’inizio del 2018. Human Technopole avrà come sede principale Palazzo Italia, la consegna delle prime postazioni è prevista per fine di quest’anno, dicembre 2017, con l’arrivo dei primi ricercatori a gennaio 2018. L’Università Statale di Milano ha presentato una manifestazione di interesse per il trasferimento delle facoltà scientifiche.  Le facoltà hanno un totale ad oggi di 18 mila studenti e 2 mila tra professori e personale amministrativo. A regime (circa 8 anni) saranno circa 60/70 mila le persone che tra Galeazzi, HT, Università e insediamenti delle aziende private andranno ogni giorno al sito. “Per noi è fondamentale la presenza dell’università, con col suo moderno campus. Perché questa struttura è destinata a diventare uno dei principali attrattori dell’area, basti pensare ai 20mila tra studenti, docenti e tecnici in arrivo e alle attività di servizio necessarie alla loro presenza”. Bonomi non ha dubbi che il problema risorse (mancano all’appello 120 milioni) sarà affrontato e risolto. Il masterplan progettato e realizzato da Lendlease (regia dell’architetto Carlo Ratti), del valore di due miliardi di euro, guarda alle tecnologie del futuro. Mobilità elettrica, funzioni pubbliche (common ground) al piano terreno degli edifici, verde e servizi d’avanguardia. Una città nella città, al punto che Bonomi si domanda “perché non prolungare la metropolitana che arriva alla Fiera, all’area del nostro parco scientifico tecnologico e poi a cascina Merlata, nel quartiere di via Stephenson – oggetto di un vasto progetto di ristrutturazione – poi all’ospedale Sacco e infine su su fino a Malpensa?”. L’insieme ha una grande attrattività, per la qualità scientifica dei soggetti in campo, pubblici e privati, infatti si tratta del più grande progetto di parco scientifico e di ricerca del Paese. Va ricordato poi che – benchè orfani dell’Ema –  Milano e la Lombardia sono già all’avanguardia nella ricerca nei settori chiave delle scienze umane ma anche della ricerca medica e farmacologica. L’insediamento che si verrà a creare – orientato alle sinergie tra centri pubblici e realtà private di rango – potrà garantire una forte visione internazionale sia dal punto scientifico che da quello imprenditoriale.

  

La dimensione e gli attori del progetto rappresentano una grande occasione per il sistema economico del territorio e del paese. Naturalmente il cuore del grande laboratorio in costruzione è Human Technopole che “il governo ha finanziato con un miliardo e mezzo in dieci anni, ma per la sola struttura ci vorranno circa 80 milioni. Il resto va alla gestione del centro”, spiega Bonomi. “Un finanziamento così, nel nostro paese non me lo ricordo, a Cesare quel che è di Cesare”, precisa il ceo di Arexpo. “Complessivamente l’istituto occuperà 35 mila metri quadri di struttura, a partire dal padiglione Italia. E Il 22 dicembre noi consegneremo la prima parte delle strutture a Human Technopole, e loro insedieranno le prime 40 persone a gennaio, tra poco più di un mese”.

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