LaPresse/Nicola Vaglia

Il riformismo di sinistra alla prova di se stesso (dubbi)

Pd, coalizione, modello. Cosa tiene, cosa traballa e cosa cambierà a Milano. Tognoli, Bassetti, Cerami

“Il modello Milano sia come alleanza politica sia come programma, può estendersi alla Lombardia” così il sindaco Beppe Sala, a Repubblica. Dicendo una cosa vera, ma a metà: a Milano città la sinistra non è spaccata. Infatti nonostante Liberi e Uguali siano fortemente presenti in Consiglio comunale, sostengono con decisione l’operato del sindaco Sala. Ma allargando il perimetro, c’è terreno arido da arare. Dentro LeU si discute sull’appello, e il senso dell’appello, del Pd a correre uniti, la riunione provinciale che avrebbe dovuto dare il via libera definitivo alla candidatura di Onorio Rosati come sfidante di Giorgio Gori, (Fontana) e Violi ieri è stata rimandata, ma l’intenzione di correre da soli è pare confermata. Il problema è più complesso delle impuntature della sinistra-sinistra, checché ne dicano, con ottimismo, Sala e lo stesso Pd. Basta sentire qualche voce di saggezza. “I fatti dicono – ragiona Carlo Tognoli – che il modello milanese del centrosinistra non c’è più. E’ un dato imparziale. Anche Milano subisce la crisi. Le alleanze costruite attorno a Pisapia e, poi, a Sala, fanno parte del passato, almeno per il momento. E’ tutto in movimento. Gori potrebbe vincere? Diciamo che Gori è un candidato capace, qualificato, potrebbe cambiare le cose. E se dovesse perdere non cambierebbe niente per il centrosinistra. E per Milano. Anzi Beppe Sala diventerebbe l’unica ancora di salvezza”.

   

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Piero Borghini: “Il modello milanese di centrosinistra, Pisapia, gli arancioni, è saltato. Lo schema di sinistra è ancora presente grazie a Sala, sostenuto da una robusta componente riformista in crisi di espansione. C’è qualcuno che non vuole capire che Milano è una città fondamentalmente riformista. Ma il successo di Sala  è stato il successo della sinistra riformista. L’errore di fondo è stato quello di guardare solo alla propria sinistra. La nascita di Liberi e Uguali io la vedo come un attacco al riformismo. Gori deve puntare su questo e su un programma definito. Proprio con l’arrivo di un nuovo candidato del centrodestra, l’avvocato Attilio Fontana, persona perbene ma non certo conosciuta come Maroni, conteranno molto la linea e il programma di Gori. Anzi il programma per la Lombardia. Sala ha vinto perché aveva un programma per Milano. Gori deve diventare il maggior interprete delle esigenze dei riformisti della Lombardia. Se dovesse vincere avverrebbe una svolta nazionale. Una rivoluzione. Il recupero del renzismo, senza Renzi. La sinistra-sinistra non ha alternative”. Carlo Cerami, l’avvocato irriverente del Pd sostiene, invece, che il modello Milano c’è anche se non riesce a imporsi a livello nazionale. “C’è una grande maturità della compagine di sinistra, ci sono persone che hanno una cultura di governo. Milano non è ferita dal renzismo. Le rotture con la sinistra si avvertono meno con il Pd dove c’è Majorino. Milano tiene perché è partita prima di Renzi. Gli arancioni non si mischiano con Bersani e D’Alema. Milano è sempre in Europa. Quello che conta sono i programmi e gli uomini che sanno governare. Lo stesso Sala si può ritenere in sintonia con il mondo riformista pur non essendo renziano. Qui a Milano, non bisogna mai dimenticarlo, le condizioni socio economiche sono diverse dal resto del paese. Milano è forte e la politica si deve adeguare. Per questo il M5s non c’è. Quindi se dovesse perdere Gori, non cambierebbe niente. Potrebbe vincere, e oggi ha più chance, se puntasse su un programma riformista, funzionale ai problemi della gente. Ripeto qui siamo in Europa”.

  

Bassetti ribadisce che alla gente comune e agli imprenditori interessano le proposte di buon governo (programmi seri e uomini che mantengono le promesse) e va oltre: “Quello che sta succedendo oggi nel mondo politico è importante. C’è una forte dialettica tra la logica dello schieramento e la logica del metodo che altro non è che la distinzione tra il rappresentare e il governare. Siamo in mezzo a un enorme degrado. Milano fa emergere che chi governa bene, va bene. La gente non trova più coincidenze tra il blabla dei talk e i temi di governo. Sta cambiando il modo di fare politica. Destra? Sinistra? Una volta era di destra aumentare il biglietto dei mezzi pubblici. Oggi dobbiamo solo capire se è giusto o sbagliato. La Pedemontana è di destra o di sinistra? E la politica sanitaria, se sei curato bene, è di destra o di sinistra? Gori che è un ottimo candidato ha delle possibilità perché il suo programma è chiaro e funzionale per la gente lombarda. La gente capirà. Maroni aveva impostato tutto sul ‘io ho fatto’. Ma ora non c’è più. Sara più difficile per Fontana dire ho fatto. Non c’era”. Questione di candidati, dunque? “Ormai tra il fare ed essere di sinistra c’è vicinanza. Managerialità e governo. Sala è più manager, sa benissimo come si fanno le cose. Gori è più leader, sa quello che si deve fare per la gente. Quando si è costruito con Pisapia il modello Milano c’erano altre condizioni. Oggi chi non fa e non mantiene quello che dice, è fuori”.

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