Unesco anche noi
Dieci siti più uno in Lombardia. Perché il brand fa bene alla cultura e all’economia. Qualche dato
Che sia dichiarato patrimonio dell’umanità pure Alberto Angela? Il divulgatore culturale più famoso del paese con “Meraviglie” ha fatto conoscere agli italiani i siti Unesco del bel paese. Ma, nel nostro piccolo – siamo gente glocal, si sa – forse ha fatto riscoprire pure da queste parti qualcosa di non saputissimo. Che, in Italia, paese record dei siti Unesco, la Lombardia è al primo posto per numero. In effetti, il perenne ragazzo della divulgazione televisiva nazionale ha messo in evidenza una realtà italiana di forte impatto e dimostrato, tra l’altro, che l’iscrizione di un territorio alla World Heritage List dell’Unesco costituisce un riconoscimento di valore ed eccellenza a livello globale. Al punto che una candidatura equivale a una campagna pubblicitaria da 2 milioni di dollari, tanto vale il brand Unesco. Con dieci siti materiali – Bergamo e le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo; Santa Maria delle Grazie e Cenacolo Vinciano; Arte rupestre della Valle Camonica; Villaggio operaio di Crespi d’Adda; Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia; Ferrovia Retica nel paesaggio dell’Albula e del Bernina; Mantova e Sabbioneta.
Monte San Giorgio; Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino; i siti Longobardi in Italia – e uno “immateriale”, il Saper fare il liutario, riconosciuto a Cremona, la Lombardia si conferma la regione italiana con la maggiore concentrazione di patrimoni culturali dell’umanità. Undici siti Unesco sui 53 italiani (981 a livello planetario).
In Lombardia, inoltre, il settore della cultura e della creatività produce il maggior valore aggiunto (23,4 miliardi di euro) e assorbe il maggior numero di occupati (345.000 addetti) a livello nazionale. Primato confermato anche quest’anno dal Rapporto 2017 “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere. Tuttavia, l’impatto del riconoscimento Unesco è fortemente influenzato dal profilo socio‐economico e dal trend di sviluppo che il territorio presentava prima dell’iscrizione, oltre che dalle motivazioni che lo hanno portato a candidarsi. Il riconoscimento WHL viene generalmente attribuito a luoghi che possiedono di per sè un importante patrimonio culturale e una buona attrattività̀ turistica.
Ma il marchio Unesco contribuisce ad aumentare quella attrattività e ad orientare le scelte dei visitatori? Il solo fatto di diventare sito Unesco porta automaticamente all’aumento dell’attenzione da parte dei media a livello locale, nazionale e internazionale. Di conseguenza il livello di considerazione viene incrementato e il riconoscimento WHL rappresenta un indicatore di qualità per importanti tour operator che usano la WHL come criterio selettivo per le proprie destinazioni.
Un fenomeno che si inquadra nella “Teoria delle Superstar” secondo la quale “il successo sembra far seguito al successo”. La maggior parte dei siti della WHL attribuisce un valore molto alto all’impatto mediatico, e, sebbene tutti i siti vedano aumentare l’attenzione al momento del riconoscimento, alcuni di essi ottengo un incremento considerevolmente superiore agli altri. Così come alcuni siti non sanno sfruttare al meglio il brand. “I siti Unesco hanno valore sia da un punto di vista culturale che economico perché portano vantaggi concreti se vengono sfruttati e gestiti al meglio – spiega Gabriele Archetti, docente di Storia medievale all’Università Cattolica di Milano e responsabile del progetto di alternanza scuola-lavoro “I siti Unesco in Lombardia” – Castelseprio, piccola realtà in provincia di Varese, da quando è entrato nel circuito dei sito Unesco ha visto triplicare le visite dei turisti, 15-20 mila visitatori l’anno. Non c’è un’azione di promozione pesante come avviene per altri contesti. Si entra in un circuito di visibilità e la gente va a vedere”. Un progetto, quello della Cattolica, che coinvolge 150 docenti che amplificano l’interesse verso i siti coinvolgendo circa tremila studenti. “S’intende coniugare per varie aree tematiche – storica, scientifica, linguistica, artistica, architettonica, tecnologica, religiosa, socio-economica, gestionale, turistica, geografica, ambientale, naturalistica, geologica, antropologica e alimentare –, le esigenze dell’istruzione curricolare con la declinazione dei contenuti educativi dell’alternanza scuola-lavoro sui siti Unesco lombardi”. Dall’archeologia preistorica e industriale alla pittura, passando per le bellezze naturali e architettoniche: ce n’è per tutti i gusti. A luglio dello scorso anno anche le mura di difesa di Bergamo sono state dichiarate patrimonio dell’umanità. Ma c’è un mega parcheggio interrato di nove piani (496 posti auto) che incombe. Così quel gioiello difensivo che la Repubblica Serenissima costruì tra il 1561 e il 1588, corre seri pericoli. Vuoi vedere che l’Unesco ci ripensa?