Milano e il welfare del futuro

Daniele Bonecchi

Aziende, accordi, nuove forme. Una potenzialità da 21 miliardi. Le idee di Luca Pesenti della Cattolica

Si chiama welfare responsabile la disciplina che cerca risposte adeguate nella società contemporanea, per offrire una ciambella di salvataggio ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro, mettendo assieme imprese, stato e imprese sociali. E non potrebbe essere altrimenti, “perché la generazione dei 50enni di oggi – spiega Luca Pesenti, che insegna sistemi di welfare comparati all’Università Cattolica – andrà in pensione col sistema contributivo, non avrà le risorse necessarie per pagarsi una badante e probabilmente, se la spinta demografica non cambierà in questi anni, avrà un solo figlio, in difficoltà ad occuparsi dell’anziano genitore”. Il mondo della grande impresa, sulla spinta delle organizzazioni sindacali, è molto avanti. Chi lavora alla Edison, alla Michelin o alla Bracco, come in tante multinazionali, sa bene che il welfare aziendale è diventato uno dei cardini della qualità della vita: fondo sanitario integrativo, rimborsi per le spese sanitarie, asilo in ufficio e rimborso spese sanitarie che il servizio nazionale non garantisce. La formazione, la valorizzazione delle diversità, il welfare aziendale, la conciliazione famiglia-lavoro e lo smart working sono oggi sempre più una concreta opportunità e non solo una propensione. Fondamentale è anche l’impatto che una politica organizzativa di questo tipo ha sul riconoscimento, all’interno e all’esterno, di una migliore reputazione aziendale che, anche in chiave di employer branding, rappresenta un fattore distintivo per molte imprese e che viene articolata sul terreno della valorizzazione del capitale umano, creando senso di appartenenza. “Ma il problema demografico è destinato a segnare in profondità la nostra organizzazione sociale. L’effetto migranti sulla natalità è già scomparso perché chi è arrivato nel nostro paese si è adattato prima del previsto ai nostri standard. In Lombardia abbiamo però una situazione positiva oggi, grazie al nuovo pilastro rappresentato dal welfare aziendale, che si è sviluppato grazie alle nuove normative e alla presenza delle grandi imprese nelle quali le organizzazioni sindacali hanno individuato un nuovo spazio di contrattazione. Il Censis valuta che al nord e in Lombardia ci sia una potenzialità nel welfare aziendale in grado di arrivare nel breve periodo a 21 miliardi di risorse disponibili”, spiega Pesenti.

 

Fino a oggi la macchina pubblica ha salvaguardato il sistema sanitario (con forme crescenti di ticket) e quello previdenziale ma lasciando davvero poco per la casa, la non autosufficienza, i figli. Ma domani, soprattutto per i più giovani, sarà impossibile mantenere questi standard. Secondo i calcoli dell’Istat il welfare pubblico funziona a pieno regime per gli over 65 ma per le persone che oggi hanno 45 anni il futuro è carico di incognite. Soprattutto per l’esercito dei lavoratori non dipendenti, per i professionisti, le partite Iva ma anche per chi lavora nell’artigianato, nel commercio e nelle piccole imprese. Le scelte da fare “sono obbligate”: occorre un taglio secco delle imposte per consentire uno spostamento delle risorse sul fronte assicurativo ma parallelamente chi guida il paese deve scegliere politiche efficaci come un reddito minimo in grado di sostenere in parte il welfare e politiche del lavoro più efficaci, per tutto quel mondo che non ha il paracadute della contrattazione aziendale. “Serve un nuovo modello di welfare con un disegno che tenga conto delle trasformazioni. Perché il welfare pubblico è necessario ma occorre sviluppare un nuovo modello di mercato dove il sistema assicurativo possa giocare le sue carte e gli enti pubblici siano in grado di fare scelte coerenti e non schizofreniche. Il nostro sistema di welfare, in Lombardia, è agevolato dalla ricchezza sociale. Qui da noi c’è un no profit molto dinamico, con una forte capacità di rispondere autonomamente. E’ la macchina pubblica che deve fare scelte più coerenti”, conclude Pesenti. Ma tra le categorie del lavoro autonomo c’è fermento. Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza ed Edenred, ad esempio, hanno siglato un’intesa con le opportunità e le agevolazioni nei servizi di welfare aziendale per lavoratori delle imprese di tutte le dimensioni, a partire dalle più piccole botteghe. La convenzione offre le opportunità e le agevolazioni nei servizi di welfare aziendale e prefigura accordi territoriali in materia di detassazione dei premi di produttività e opzione welfare. Obiettivo dell’accordo è, con un sistema di welfare come strumento per generare valore per le imprese, i lavoratori, ma anche il territorio. I servizi di welfare aziendale sono destinati a creare un valore reale per il lavoratore e i suoi familiari, generando un aumento della capacità di spesa e un accesso prioritario a beni e servizi primari, oltre a migliorare l’equilibrio vita lavoro. Tra i benefici di questa convenzione la possibilità di estenderle anche ai familiari senza costi fiscali e contributi aggiuntivi. La strada per costruire un sistema di welfare realmente aperto alla maggior parte di lavoratori e famiglie è ancora lunga. Ma il percorso nella Milano delle professioni e delle imprese, non è in salita.

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