Per le regionali in Lombardia è caccia al centro
I pochi punti che dividono Gori da Fontana sono quelli dell’elettorato moderato. Conseguenze
Come al solito, la partita si gioca a centrocampo. In politica non vale il “primo non prenderle” del vecchio calcio alla Trapattoni, e il catenaccio generalmente non funziona. Ma sull’importanza del centrocampo, ci sono pochi dubbi. ma vale anche negli scacchi: chi controlla il centro generalmente alla fine dà scacco matto. E queste elezioni, politiche e regionali, non fanno assolutamente eccezione alla regola: saranno la regola.
Le regionali
Nell’ultimo periodo di una campagna elettorale breve ma senza particolare pathos da ogni parte, il candidato (non) unitario della sinistra orfana dell’ala estrema, Giorgio Gori, ha messo il piede sull’acceleratore. Sa che manca poco e che – a sondaggi ormai muti per il pubblico – se la può giocare punto a punto con Attilio Fontana, l’erede designato di Bobo Maroni, che comunque era avanti e rimane avanti, ma non di tantissimo, una manciata di punti. La forbice si riduce? Dipende quanto in fretta. Mobilitata e motivata la sinistra che non vuole votare Onorio Rosati e Liberi e Uguali, l’altro posto dove andare a pescare è il centro. Magari quel centro che abitualmente ha sempre votato a destra. Raffaele Cattaneo, presidente uscente del Consiglio regionale e a lungo uomo chiave della macchina di governo, che invece nel centrodestra ci è rimasto, settore Noi con l’Italia, la dice così: “Gori ha iniziato a fare discorsi sulle scuole paritarie, sulla scuola cattolica e tutto il resto. Peccato che il Pd in Consiglio regionale si sia sempre opposto a tutto. E’ bene che il nostro mondo se lo ricordi”. Insomma, attacco e contrattacco. Poi c’è la lista civica di Beatrice Lorenzin. Angelo Capelli è uno dei più radicati sul territorio, con pochi altri. Lui, i voti, ce li ha. E pure il radicamento. Cercherà di spostare parte del suo bacino su Gori. Ogni voto ha un volto, e ogni voto conta tantissimo. E’ anche per questo che uno come Gianfranco Librandi, onorevole del Partito democratico, imprenditore, fervente sostenitore di Gori, sta per mandare in circolo un appello agli elettori di centrodestra nel quale si richiama ai valori fondanti di libertà e intrapresa, e soprattutto sottolinea la stanchezza di Fontana e l’energia di Gori.
Poi c’è Carmela Rozza. La pasionaria, la donna che ha retto con il pugno di ferro la Sicurezza a Palazzo Marino. E che è il simbolo del riformismo metropolitano. Al punto che ha convinto anche un centrista di primo livello come Gabriele Albertini. A Stefano Parisi è dispiaciuto, ma l’ex sindaco di Milano, ha deciso di andare di là. E sul fronte opposto? Come dicono sulla costa ovest degli States (citazione cestistica) “la forza è nei numeri”. Con Fontana c’è Noi con l’Italia, il movimento di Maurizio Lupi che sul territorio ha come luogotenente il succitato Cattaneo, che aspira ad arrivare a una percentuale di circa il 4 per cento. Sarà il 3,5 per cento? Comunque lusinghiera. I ras delle preferenze ci sono: Luca Del Gobbo, avvicinatosi in età adulta alla Cdo come sindaco, ed ex assessore. Mauro Parolini su Brescia. Noi con l’Italia pensa che sia più semplice da comprendere la collocazione nel centrodestra. Più naturale. Attilio Fontana, che è di Varese proprio come Maroni, proprio come Cattaneo (i due si conoscono benissimo dai tempi del primo mandato da sindaco di Fontana a Induno Olona: roba preistorica), sa che il centro conta. Eccome se conta. Anche perché i soliti centristi fanno notare che se il divario tra i due candidati principali sarà sotto il 5 per cento, cosa possibile, i voti di Noi con l’Italia, erede della Ncd degli anni scorsi, saranno decisivi. In fondo, sai che cosa avrebbe voluto dire spostare il 3,5 per cento da Fontana a Gori (scelta che ha compiuto la Lorenzin?). Semplice: muovere un divario del 7 per cento.
Le politiche
E a livello nazionale? La partita sembra destinata ancor più ad essere decisa a centrocampo. Noi con l’Italia gioca per arrivare al 3 per cento. Se questo risultato sarà raggiunto, eleggerà 13 deputati e 7 senatori. Totale 20. Di questi, almeno quattro arriveranno dalla Lombardia (Roberto Formigoni al Senato e altri tre alla Camera). Poi ci sono i posti negli uninominali: secondo i conteggi, dei 31 nei quali Nci corre, almeno 20 sono vincenti. In totale la pattuglia del milanesissimo Maurizio Lupi arriva a quota 40 in Parlamento. Difficile che non essere ago della bilancia. Discorso analogo, ma in termini più ridotti, per Beatrice Lorenzin. Anche lei aspira ad essere ago della bilancia. Difficile che basterà: urgono rinforzi al centro.