Oriana Fallaci

Chissà se farà bel tempo per i Libri. Ecco le Donne. L'unica ribelle si chiama Oriana

Stefania Vitulli

Tempo di Libri apre oggi a Milano, nel nome delle scrittrici ribelli

Sta per arrivare un tempo bellissimo, dice il claim di Tempo di Libri, che apre oggi a Milano portando con sé 650 appuntamenti e 900 ospiti. Proviamo a crederci, perché 35 mila metri quadri della città saranno pieni di gente che parla di storie, concetti, cultura, che sostiene l’idea che l’editoria libraria stia prendendo il posto di quella dei giornali e la voglia di leggere c’è, o quantomeno la curiosità di guardarseli, i libri e gli ospiti. Un programma fittissimo e molto global, da Pupi Avati, ad Alain Badiou, da Eva Cantarella a Dori Ghezzi, da John Grisham a Sofia Viscardi. Proviamo a crederci perché la scorsa edizione è andata in altalena, ma stavolta è cambiata la squadra, guidata da Andrea Kerbaker; c’è l’esperienza del primo anno; c’è che tutto accade in città, ai gate di viale Scarampo, e non a Rho e non è Pasqua, non è tempo di Torino ed è pure tornata l’Einaudi. A voler restare al titolo, però, diciamo che il tempo, per gli scrittori, non è sempre bellissimo. Gli scrittori son gente che guarda il mondo per raccontarlo, il che alla fin fine è pur sempre un po’ uno stress. Attraversano crisi, sconforto e rabbia. Sempre più spesso sono scrittori Donne (una delle cinque parole che Tempo di Libri avrà come tema delle cinque giornate, la parola di oggi, ça va sans dire) e sono portate per la Ribellione (la parola di domani, poi ci saranno “Milano”, “Libri” e “Mondo digitale”).

 

Così profondamente ribelle però ce n’è stata solo una, una scrittrice che con Milano aveva un legame di amore e orticaria, come lo aveva con ogni persona e cosa che abbiano attraversato con significato la sua vita. Per molti un simbolo, per altri una montatura, innegabilmente una giornalista di coraggio: Oriana Fallaci. “Il tuo ruolo qui, è diverso. E’ quello di una radio di bordo per tenere la rotta. Ma è un ruolo terribile perché, se la radio tace, il navigatore solitario rischia di perdersi”. Così svela la sua fragilità Oriana a Sergio Pautasso, allora direttore editoriale di Rizzoli, in una delle tre lettere inedite che proprio a Tempo di Libri incontreranno lo sguardo dei lettori per la prima volta grazie ad una piccola e raffinata casa editrice milanese, De Piante, che corona anche il suo secondo anno di attività.

 

A essere piccoli a Milano si rischia di scomparire in fretta, quindi De Piante ha messo in conto certe eccezionalità nel progetto editoriale che son poi quelle che hanno convinto anche Edoardo Perazzi, il nipote della Fallaci, a concedere i diritti per le lettere: plaquette in trecento copie numerate, rilegatura a mano, copertina d’artista. Un prodotto molto chic – insomma sì, fighetto. Perazzi, che capisce di editoria ed è collezionista d’arte si innamora perdutamente e dice “facciamolo”. In uno spazio apposta di Tempo di Libri che si chiama “Che tipi”, dove oltre a De Piante ci sono altri piccolissimi e tostissimi (non è vero che i piccoli e indipendenti in Fiera a Milano non ci sono: magari si tratta di aspettare un altro anno e ci saranno tutti, magari si tratta di aspettare il 2019 e cvengono pure quelli di BookPride) come Alberto Tallone, Henry Beyle e La Grande Illusion. Le tre lettere, scritte tra l’estate del 1976 e il 1977, svelano segreti editoriali di mezzo secolo fa (ormai abbiamo Mondazzoli, che ha fatto smuovere il mercato come mai prima: nascono sigle, trottano editor, turnano amministratori delegati, che gran movimento, in editoria, a Milano). “I Rizzoli non amano la letteratura. Si sa. Non ne hanno rispetto alcuno, non gliene importa niente. Amano i giornali e basta, poi il cinema”, scrive una Fallaci sempre più donna e incazzosa, ma anche fragilissima e spaventata. “Angelo non ha capito nulla di questo libro e non tanto perché gli ho accuratamente taciuto di cosa si tratta, gli ho parlato di un romanzo e basta, quanto perché vi ha visto un altro bestseller e basta… Anzi quando si scrive con l’idea di fare un bestseller, il risultato può solo essere cattivo. Bisogna che questi editori, quindi, comprendano di trovarsi dinanzi a un caso del tutto eccezionale, e che non mi tolgano le ‘facilities’ delle quali dispongo, cui sono abituata, che mi sono oggi più necessarie di sempre. Ma come, se capiscono solo un linguaggio gretto, economico?”. Il libro di cui parla è “Un uomo”, perché Panagulis è appena scomparso e Oriana vuole farne il mito che aveva amato.

 

L’altra plaquette che De Piante presenta, con spirito milanese e controcorrente, è un’altra ribellione, ante litteram persino troppo: una rarità che uscì solo in ciclostilato e che si scagliava, nel 1969, contro il ’68. E’ un lungo articolo in cui si attaccano gli intellettuali che si stavano già posizionando nei posti di potere mentre dicevano di fare la rivoluzione, si intitola “I nuovi travestiti” e la firmava un grande lombardo scomparso di recente, Sebastiano Vassalli. Non sempre è un tempo bellissimo, per gli scrittori. Ai lettori tocca far splendere il sole: Tempo di Libri è aperto fino a lunedì.

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