Consigli economici (non solo alla Lega) del dott. Garavaglia
Parla l’ex assessore al Bilancio di Maroni, che va a Roma. Flat tax e “reddito di sudditanza”
"Oh, santa pace”. Quando Massimo Garavaglia sbotta non è mai incazzoso. Al massimo, prorompe dall’anima quel “santa pace”, soffiato all’interlocutore senza animosità, pacatamente. Due lauree: Finanza aziendale in Bocconi e Scienze politiche in Statale. Tesi per quest’ultima: “Il futuro della Provincia in seguito alla riforma dello Stato in senso federale”. Garavaglia è stato il tenutario dei conti di Regione Lombardia negli anni di Roberto Maroni. Pure quelli di Forza Italia – che i barbari sognanti li ritenevano un po’ troppo barbari, in confronto alle raffinatezze (infine, mollezze) del sistema formigoniano – ritenevano Garavaglia un “leghista intelligente”, uno da ascoltare.
A colloquio con il Foglio parla dell’eredità ricevuta ora da Attilio Fontana: “Sono soddisfatto di quello che lascio alla Lombardia perché nonostante una situazione oggettiva di crisi, complicata da scelte sbagliate a livello nazionale, avere un rating superiore a quello dello stato è una eccezione unica a livello mondiale e certifica una buona azione che si vede nei fatti”. Poi dettaglia: “Noi siamo riusciti a incrementare gli investimenti, alimentandoli con la riqualificazione dei finanziamenti, e siamo riusciti a portare la percentuale di spesa in ricerca e sviluppo al 3,9 per cento. Questo significa che abbiamo guardato al punto chiave che è la competitività del sistema”. Competitività: key-word. “Ora l’Attilio (per nome, ndr) si trova una macchina ben rodata e focalizzata sugli obiettivi principali che sono quelli della competitività e dell’efficienza. Sotto questo aspetto è avvantaggiato. In più ha la potenzialità di mettere a regime finalmente una vera autonomia e può ulteriormente spingere su questa leva per fare un salto in avanti”. Quindi tutto bene, tra Pirelli e Palazzo Lombardia.
Guardiamo invece a Roma, dove Garavaglia è stato eletto alla Camera con percentuali bulgare nel suo uninominale. La flat tax: non è solo possibile, ma necessaria. “Va fatta. Ma in Italia come al solito ci si guarda l’ombelico e non si guarda quello che sta succedendo fuori. Gli Stati Uniti attivano la leva fiscale in termini competitivi e hanno già la leva monetaria. Se noi non facciamo altrettanto siamo semplicemente morti. Per questo è necessaria la flat tax: è la modalità più semplice per ridurre le imposte mettendo finalmente in campo un sistema efficiente, semplice e funzionale. Cosa che l’attuale sistema è lontanissimo dall’essere”. Sulla proposta cardine del Movimento 5 stelle, Garavaglia non usa giri di parole. “Penso che il reddito di cittadinanza sia una iattura per il sud perché leverebbe il briciolo di speranza che invece è necessaria per farlo ripartire e consentirgli di diventare competitivo. Se la ricetta è diamo i soldi a pioggia questa parte del paese è perduta. Io lo chiamerei reddito di sudditanza. E omettiamo di dire che è infattibile dal punto di vista finanziario. Ma è più grave il problema concettuale che quello di copertura”.
A proposito di copertura, si dice che pure l’abolizione della Fornero sia insostenibile. “Oh, santa pace. Questo è perché non c’è voglia di guardare proprio a come stanno le cose nella realtà. Ci si dimentica che già oggi il sistema è completamente contributivo quindi ognuno si paga la sua pensione. Dove è il problema di coperture? Se uno fa il calcolo di quanto sono costate tutte le salvaguardie, di quanto costa il sistema attuale, di quanto costa il mancato ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, e magari non somma il risparmio figurativo di mille anni in uno. Ecco, se uno fa questi calcoli, magari si capisce che abolire la Fornero si può eccome”.
Ancora si parla di programmi (pare la campagna non sia finita), e però il governo non c’è. E ancora non ci sarà per un pezzo. “Senza un governo con un mandato pieno aumenta l’Iva. E’ razionale che ci sia un governo prima della legge di bilancio, altrimenti l’effetto potrebbe essere quello”. Questione milanese: perché è sempre ostile alla Lega? “Più che Milano, il centro di Milano. Come i Parioli. E’ vero, ammettiamolo: noi dove ci sono i miliardari attecchiamo poco”. Però il potere economico è quello. “Ma sì, i super ricchi hanno mille modi per stare bene. Hanno poco bisogno della politica”. Passiamo alla Lombardia, ci sono criticità tra le partecipate? “Fontana sa benissimo dove stanno le criticità e credo che farà bene anche lì”. A proposito di promesse, non avete mantenuto quella dell’abolizione del bollo auto. “Avevamo fatto la promessa di abolire il bollo con il trattenimento del 75 per cento delle imposte. Il problema è che abbiamo dovuto fare un referendum per andare avanti sull’autonomia, spingendo il governo a scendere a patti. Anche qui: è vero che non abbiamo portato a casa quel risultato. Ma siamo riusciti nell’impresa storica di far partire l’autonomia in Italia, che è un treno che non si fermerà più. L’accordo sottoscritto dalle tre Regioni tra cui una di sinistra (l’Emilia), è una cosa da cui non si torna indietro”. Garavaglia è uomo di economia. La Lega di Salvini è diversa da un punto di vista di visione economica, da quella di Maroni? “Non vedo grandi differenze“. Differenze politiche? “Non sta a me dirlo”. Santa pace.