Per un governo di buon senso (a Milano e a Roma)
Fisco, autonomia, infrastrutture e tanta Europa. Cosa vogliono le imprese dalla politica
E’ un po’ come la più potente corazzata mai messa in mare, classe “Zumwalt”, costo 4,4 miliardi di dollari. Ma nel nostro caso i mari emici da affrontare si chiamano mercato planetario. La Lombardia ha un Pil che aumenta dell’1,8%, raggiungendo quota 37.258 euro pro capite, mentre in Europa, Eurostat rileva un Pil che si ferma a quota 36 mila euro nel 2016. La Lombardia si colloca comodamente davanti a potenze quali Gran Bretagna (36.500 euro) e Francia (33.300). Assolombarda spiega che, dal 2014 al 2017, la performance della regione è migliore anche delle confinanti Veneto (+4,5%) e Piemonte (+2,3%) e sopra la media italiana (+3,6%). Spicca il risultato di Milano, dove il Pil negli ultimi quattro anni è salito del 6,2% (più di una volta e mezza il +3,6% dell’Italia) e del +3,2% rispetto alla situazione precedente la grande crisi.
Ma la politica può e deve aiutare la crescita. “La Lombardia ha uno straordinario tessuto imprenditoriale ed è decisivo per rafforzare l’ancora timida crescita economica del Paese alla quale si aggiunge l’attuale forte incertezza politica”, dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Lombardia ma grande protagonista del sistema terziario nazionale. “La Regione, anche negli anni della crisi, ha sostenuto nella sua complessità il sistema delle imprese. Siamo certi che continuerà a farlo anche con maggiore slancio. Va tenuto presente, inoltre, che una delle leve strategiche nelle mani del Pirellone sono i fondi strutturali dell’Ue: circa 2 miliardi di euro in Lombardia per il periodo 2014-2020. Restano ancora due anni di programmazione e si possono attivare interventi significativi in campo di innovazione, digitalizzazione, sostenibilità ambientale e formazione professionale”, suggerisce il leader di Confcommercio. Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, solido imprenditore bresciano, patron della Omr (macchine per la lavorazione del marmo) fa il quadro delle necessità: “Noi abbiamo dato ad Attilio Fontana una serie di obiettivi, primo tra tutti la competitività del sistema lombardo. I fattori principali sono la semplificazione, la sburocratizzazione. Più in generale, non si può pensare di far crescere le imprese senza far crescere le infrastrutture. Noi abbiamo chiesto di difendere la competitività delle imprese perché così si tutela l’intero sistema lombardo. E il confronto non è con le altre regioni italiane ma coi quattro motori d’Europa”. Già, le infrastrutture. Roberto Maroni aveva disegnato un percorso, con una forte partnership pubblica (il gruppo Anas-Fs) che però Fontana vuole sottoporre a verifica. Poi c’è il fisco, che appesantisce le imprese. Insiste Sangalli: “La Lombardia sta attraversando una fase di progressiva crescita che di fatto archivia la grande crisi. Secondo il nostro Ufficio studi, il prossimo anno, il Pil lombardo sfiorerà i 390 miliardi di euro, pari a quello dell’intero Sud, isole comprese. Crescita dell’economia e stabilità politica sono condizioni favorevoli che potrebbero permettere al neo governatore Fontana e alla sua Giunta di agire anche sulla leva fiscale. Dunque ulteriore e generalizzato abbassamento di Irap e Irpef. Sarebbe utile valutare la possibilità di istituire zone speciali a tassazione agevolata in raccordo con l’Ue”. Ma qualche preoccupazione c’è anche sul versante della promozione turistica.
Un aspetto che il mondo dell’impresa non vuole trascurare è l’autonomia della Regione, seppure con una forte dose di realismo. “Sull’autonomia regionale quello che è stato fatto fino ad ora è solo l’inizio”, precisa Bonometti. “Di fatto non è cambiato ancora niente. Bisognerà affrontare col nuovo governo gli aspetti strutturali, perché fino ad oggi si è parlato solo di autonomia amministrativa, non di autonomia finanziaria. C’è il problema della Sanità, in Lombardia è sempre stata un’eccellenza, il bisogno di curare il cittadino è aumentato e quindi servono più risorse. Oltretutto vengono in Lombardia pazienti da tutte le altre regioni. O affrontiamo il problema dell’autonomia anche sotto l’aspetto finanziario, o altrimenti rischiamo di illudere tutti gli interlocutori. Siamo solo all’inizio. Serve un’autonomia reale non solo sulla carta”. Ci crede Sangalli: “Non c’è dubbio che in una logica di sussidiarietà può essere utile una maggior autonomia che consenta di trattenere più risorse sul territorio. Soprattutto se si traduce in meno tasse, incentivi per imprese e famiglie e potenziamento di infrastrutture strategiche come Malpensa”. Conclude Bonometti: “Noi abbiamo presentato – in tempi non sospetti e prima del voto – un progetto di politiche industriali sia della Lombardia che del paese, indicando dove andare a togliere risorse e dove metterle. Abbiamo indicato la priorità dei temi nell’interesse generale del paese non nell’interesse esclusivo delle imprese. Siamo convinti, guardando anche a ciò che si muove nella capitale, che l’interesse delle imprese è anche l’interesse dei cittadini ma in questo momento abbiamo bisogno di un governo che sappia interpretare i bisogni dei cittadini. Chiunque può governare ma è chiaro che noi ci auguriamo che prevalga il buon senso e che l’interesse generale del paese abbia il sopravvento sull’interesse dei partiti e dei singoli. Mi auguro che di fronte a una precisa necessità si sia in grado di dare una risposta al paese e all’Europa”.