Politici mobili al Salone di Milano
Tutti, ma proprio tutti, a mettersi in mostra. Gentiloni, preoccupato, parla di dazi
Tonnare epiche, ha scritto un collega giornalista a proposito di Vinitaly. Parlava di politica. E con il Salone del Mobile, con annessa Design Week, è lo stesso. E la lotta per una photo opportunity con dichiarazione di fede nel design, anziché col bicchiere, sarà all’ultimo sangue. All’esordio, ressa di microfoni telecamere taccuini registratori smartphone eccetera. Del resto, dal lambrusco al divano, il passo è scontato e naturale. Voglia di esserci tanta, c’è più gente che conta qui tra i grandi e i nuovi brand del nostro saper vivere che in Parlamento. Concretezza, pochina. Anche se il premier uscente Paolo Gentiloni non ha mancato di sorbirsi la trasferta da Roma, e di ammonire che “non possiamo permetterci di andare fuori strada, no ai dazi e al protezionismo”. Chi ha orecchie, intenda. Matteo Salvini ha passato un’intera giornata al Vinitaly, e non mancherà neppure al Salone. Cosa offrirà, stavolta? Il suo arrivo è previsto per venerdì. Luigi Di Maio, invece, spunterà sabato. Silvio Berlusconi sarebbe dovuto arrivare oggi, ma salta (pare). L’anno scorso una fan scatenata gli chieste di poterlo vedere da vicino e lui rispose, sornione: “Vuole che mi spogli?”. Al Salone del Mobile, politicamente, ci si mette in libertà. Un po’ come alle feste estive di partito. Nel 2015, con i piedi nudi nel laghetto della Fiera, Beppe Grillo pronunciò un discorso storico: “Qui c’è l’Italia migliore, i migliori divani che gli artigiani italiani modellano sui culi dei cinesi”. E ancora: “L’idea dell’Expo non era male ma organizzata così che senso ha? Avrà sì e no il doppio dei visitatori del vostro Salone”. Si è visto poi come è andata. Ma al governo ci sono quasi arrivati, export o non export. Sempre dal libro dei ricordi il discorso di Renzi nel 2014: “Il nostro paese è portatore sano di bellezza e nel mondo c’è una domanda d’Italia che è più grande di noi”. La gente urlava “Matteo, Matteo”. Acqua passata. Comunque oggi come ieri i cerimonieri sono all’opera, furiosamente. Ognuno vuole un posto al sole, la visibilità deve essere massima anche per chi poco o nulla sa della filiera, e c’è un bel daffare per soddisfare tutti. Perché quando c’è la tonnara, c’è il casino. Nel caos generale del debutto dei politici ha avuto i suoi dodici secondi di celebrità anche Valentina Aprea, già sottosegretario all’Istruzione, già assessore regionale, adesso parlamentare. Ma tra dentro e FuoriSalone i nomi attesi sono tanti.
Ieri però è stato il giorno del presidente del Consiglio uscente Paolo Gentiloni, giunto insieme al presidente del Consiglio incaricato entrante, Elisabetta Alberti Casellati. Lui la prende larga, parla del ruolo delle donne in politica, e lei si mette a strillare “bravo, bravo!”, battendo le mani. Ma nessuno la segue. Allora è lui a soccorrerla: “Guardate che c’è un applauso da fare”. La sala esegue.
Folklore a parte, Casellati incaricata o quasi dopo il divano si accomoda su una poltrona del Tribunale a Milano. Si trattiene per oltre un’ora nello studio della presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi. Visite utili, riconciliazioni, dopo le contestazioni e i presidi fuori da palazzo di qualche anno fa. E si riconcilia anche Attilio Fontana, che sua sponte abbraccia Beppe Sala dopo il litigio innescato da alcune dichiarazioni di Riccardo De Corato, suo assessore alla Sicurezza. Guerra finita? Chissà se è mai cominciata o se i due hanno iniziato un simpatico minuetto e gioco a due. Un po' si litiga, molto si lavora insieme. Del resto al sindaco interessa il sodo, as usual, e orgoglioso ha annunciato che per la gran settimana la città è pronta ad accogliere 400 mila visitatori. Il resto è autocelebrazione, e non può essere che così. Sempre Sala: “Forse Milano non è ancora la città più bella del mondo, lo diventerà, ma bisogna riflettere sul fatto che è assoluta leader mondiale rispetto alla creatività”. Il governatore Fontana: “La Lombardia, e Milano in modo particolare, stanno vivendo un periodo veramente eccellente. Io penso che potrà diventare ancora migliore soprattutto se andranno in porto quelle riforme che sono state impostate dal governatore Maroni”. Più ch altro, tutti quanti dovrebbero mandare a memoria il monito serio di Gentiloni: quello dei danni che una guerra dei dazi può causare anche a un’industria da esportazione come il mobile. Ah, c’è pure Concita De Gregorio, che solo qualche ora prima, domenica sera, aveva mandato in onda uno speciale agiografico anziché no su Milano, una puntata del suo “FuoriRoma”. E da “FuoriRoma” al FuoriSalone il passo è giocoforza breve, e comodissimo.