Massimo Tononi (foto CC BY-SA 3.0)

Banchiere silenzioso

Massimo Tononi, una vita tra Goldman Sachs, Prodi, Bazoli e molto altro. Con vista su Cdp

Il banchiere silenzioso. L’inanellatore di poltrone di peso che passa nell’ombra. Un presidente per tutte le (buone) occasioni che non ama la ribalta. Ecco chi è Massimo Tononi, 54 anni, trentino di nascita ma milanese di formazione e adozione e londinese, a tratti, per ambizione. Bocconiano dal curriculum infinito e soprattutto dall’agenda fitta e piena di relazioni. Perché il suo mentore politico è Romano Prodi mentre quello finanziario è Giovanni Bazoli. Una sorta di bi-delfino di due dei grandi vecchi del potere cattolico, visto che questo longilineo e silenziosissimo manager ottiene incarichi di prestigio non solo per meriti personali ma anche per imprimatur degni di nota. E adesso il nome di Tononi – poi vi srotoleremo il suo brillante curriculum – circola da settimane per una delle cariche più ambite, politica permettendo, dello scacchiere strategico-politico-economico italiano: quella di presidente della Cassa depositi e prestiti, il braccio armato del ministero delle Finanze.

 

Certo, occorre fare una premessa: visto l’esito del voto di marzo e quello in Molise, un professionista del suo calibro ma anche del suo orientamento politico potrebbe finire nella lista nera sia dei Cinque stelle sia della Lega. Ma non si può trascurare la sua candidatura. Tanto più che avrebbe l’appoggio indiretto, non ufficiale, di Goldman Sachs, la banca più potente del mondo che non vuole perdere la sua presa sulla Cdp nel caso dovesse uscire di scena l’altro potente ex top banker di GS, ovvero Claudio Costamagna, che tra l’altro condivide con Tononi il debutto, avvenuto per entrambi nel 1988, sulle scrivanie del colosso americano. Anche se poi le strade e le carriere dei due si sono separate.

    

Perché il professionista nato a Trento e figlio del politico Giorgio Tononi, già sindaco tra il 1975 e il 1983 della città, dopo la laurea alla Bocconi ha deciso di dividersi tra finanza e politica, saltando da un ruolo in Goldman a uno all’ombra del professore bolognese protagonista in Italia e in Europa. Perché a cinque anni dall’approdo negli uffici londinesi della banca americana lasciò l’incarico per approdare all’Iri, come assistente di Prodi al quale poi suggerì, assieme a Daniele De Giovanni, una sorta di manifesto delle privatizzazioni proprio agli inizi degli anni Novanta. Mollato, nel 1994, l’Istituto per la ricostruzione, torna tra le ampie e accoglienti braccia di Goldman Sachs per restarci a lungo, fino al 2006, quando risponde alla chiamata della sirena romana, diventando sottosegretario all’Economia del secondo governo Prodi, del quale aveva finanziato, con centomila euro, la campagna elettorale (anche Linda Costamagna, moglie di Claudio, sostenne il Professore con l’identica cifra: sarà un puro caso?). E siccome non c’è due senza tre, dopo la caduta dell’esecutivo rifà i bagagli e ritorna in Goldman, fino al 2010. Anno di svolta perché da quel momento Tononi inizia ad accumulare cariche di peso in Italia, in società quotate e soprattutto istituzioni finanziarie milanesi. Nel giugno del 2011 diventa, non si sa perché, presidente di Borsa Italiana e da lì ottiene poi posto nel board del London Stock Exchange, visto che da metà del 2007 gli inglesi hanno colonizzato Piazza Affari. L’anno successivo viene scelto per fare il presidente di Prysmian, la prima public company italiana e uno dei gioielli dell’industria nazionale. Poi, per non dimenticare le sue origini trentine, assume (e detiene tuttora) nel giugno 2012 la presidenza dell’Istituto atesino di sviluppo, la finanziaria e la cassaforte della Provincia autonomia di Trento, di fatto controllata dalla diocesi cittadina e dalla chiesa locale. Ma siccome il potere logora chi non ce l’ha, Tononi già a maggio 2010, grazie ai buoni uffici di Bazoli, entra nel cda di Mittel, la boutique “pilotata” dal potente professore e banchiere bresciano, snodo di mille operazioni e interessi a partire dalla (vecchia) Rcs del patto di sindacato. L’escalation continua visto che poi il silente professionista del Nordest diventa, nel 2015, presidente di Mps (nonché vice presidente dell’Abi). Una parentesi, quella senese, che dura poco: un annetto. Lo scontro con il ministro Pier Carlo Padoan lo porta all’uscita anticipata. Ma intanto ha trovato anche posto nel consiglio della Italmobiliare della famiglia Pesenti (galassia Mediobanca e della Rcs “A.C.”, Avanti Cairo).

   

E come poteva mancare a una figura così di spessore un “giallo”? Sì, perché, inserito nel novembre 2016 nella lista confidustriale per il nuovo consiglio d’amministrazione del Sole 24 Ore, senza che nessuno si accorgesse di fatto del suo nome, ha lasciato l’incarico nell’aprile scorso per sopraggiunti impegni personali (la formula che si adotta di default nel mondo finanziario). Ma chi conosce bene gli affari di via Monterosa sostiene che Tononi, forte di un cv encomiale e di relazioni d’alto livello, abbia deciso di fare un passo indietro per non finire invischiato nel complesso processo di ristrutturazione e risanamento del gruppo editoriale. Ma c’è chi dice, appunto, che invece questo passo indietro sia stato fatto per puntare alla poltrona di presidente della Cdp. La prova del nove? Si avrà se il professionista trentino lascerà nei prossimi mesi anche la carica in Mediobanca. Politica permettendo, s’intende.