L'uomo di Del Vecchio
La silenziosa, lenta e manageriale ascesa di Francesco Milleri, ora anche nel board di Ieo
Di lui fino a pochi anni fa esisteva una sola foto: sullo sfondo un cielo azzurro probabilmente invernale, in una bella giornata assolata, visto che il soggetto indossava un pile blu e occhiali da sole. Con l’abbronzatura d’ordinanza. Poi, ma solo di recente, è comparsa un’altra sua immagine: più formale, in giacca (o abito) grigia con camicia azzurra, senza cravatta. Altri scatti di Francesco Milleri si fatica a trovarne. Pensare che da due anni è vicepresidente, e dal dicembre dello scorso anno pure amministratore delegato, di uno dei colossi del made in Italy, quella Luxottica che è numero uno mondiale dell’occhialeria (più di 8 mila negozi nel mondo e oltre 82 mila dipendenti) e che ora è convolata a nozze con la francese Essilor per consolidare ancora di più la leadership. O forse, come hanno sempre sospettato le malelingue, per dare un futuro manageriale (a trazione transalpina) all’azienda di Agordo, visto che il suo fondatore, l’ex Martinitt Leonardo Del Vecchio, sta per compiere (il prossimo 22 maggio) 83 anni e non ha mai avuto intenzione di passare il testimone ai figli, quantomeno al primogenito Claudio Del Vecchio, a capo del brand di moda Brooks Brothers.
Ma Milleri che ha condotto in porto il deal italo-francese da sempre preferisce stare un passo indietro, possibilmente, al gran capo, conosciuto tanti anni fa e non per questioni di lavoro, ma di banale amicizia di vicinato e di feeling fra le mogli dei due protagonisti. Pensare che questo manager di Città di Castello, classe 1959, di strada, da self made man, ne ha fatta: dopo la laurea a Firenze, un Mba in Bocconi e, infine, un master alla Leonard (che strano caso del destino…) N. Stern School di New York. Poi decide all’inizio del Terzo millennio di tentare l’avventura e trovare una nicchia nel business dei sistemi informatici Sap per la gestione (vendite, acquisti, gestione magazzino, contabilità e quant’altro) delle aziende. Come Luxottica, cliente delle società di Milleri dal 2007 al quale oggi garantisce commesse per 27,3 milioni su base annua (la cifra versata nel 2017, più del doppio di quella riconosciuta l’anno precedente, 11,9 milioni), garantendo la maggior parte del giro d’affari dell’ex consulente ora divenuto uomo di fiducia, braccio destro, consigliori e quant’altro di uno degli uomini più ricchi d’Italia.
Ma la capacità di Milleri, che come hobby gestisce anche le Terme di Fontecchio nella natia Città di Castello, è anche quella di superare le diverse stagioni che, nell’ultimo quinquennio, hanno interessato il colosso degli occhiali. Perché è dall’agosto 2014, anno d’uscita dello storico top manager Andrea Guerra, che il professionista umbro riesce a conquistare sempre maggior spazio in azienda, seppure inizialmente da consulente esterno, e a lasciarsi alle spalle le incomprensioni con gli altri capi azienda che si sono avvicendati, e non sono stati pochi: prima il manager internazionale Adil Mehboob-Khan , poi altri due dirigenti di lungo corso ad Agordo, quali Enrico Cavatorta e Massimo Vian. Ex fedelissimi del patron che però, probabilmente per incomprensioni con Milleri, come si era detto nelle sale operative, sono usciti di scena, nonostante l’importanza della società e il suo futuro prospero su scala mondiale.
In questa scalata al potere evidentemente c’è un mix di fattori, a partire dalle capacità e peculiarità del factotum di Del Vecchio che anno dopo anno deve aver conquistato sul campo i galloni per comandare, anche se è vero che sono tantissimi i dirigenti, prime e seconde linee, che hanno salutato Agordo. Ma, andando a rileggere la recente letteratura milleriana emerge un altro elemento chiave, forse decisivo: l’amicizia stretta con Nicoletta Zampillo, moglie, anzi bi-moglie (primo matrimonio nel 1997 dopo la separazione da Luciana Nervo e successiva cerimonia nuziale nel settembre 2010) del fondatore della società, nonché figlia di uno primi rappresentanti che a Milano e in Lombardia diedero fiducia all’ex Martinitt all’inizio della sua avventura imprenditoriale negli anni ’60-’70. Un legame umano e di vicinato nato negli anni Novanta e consolidatosi nel tempo. E ora celebrato dall’escalation di potere concentrata nelle mani di Milleri che, detto per inciso, dopo un precedente matrimonio, da anni è legato sentimentalmente all’investor relator (il dirigente che mantiene i rapporti con gli investitori delle società quotate) di Luxottica, Alessandra Senici. Un ruolo che deve avere un certo ascendente nell’universo Del Vecchio, se è vero che pure quest’ultimo venne conquistato dal precedente investor relator del gruppo: quella Sabrina Grossi che conquistò il cuore dell’industriale e lo fece divorziare da Zampillo dandogli due dei sei eredi, ma che poi venne a sua volta scaricata – in favore della stessa Zampillo. E che la liaison sia fortissima lo certifica anche il nuovo incarico (fiduciario) inanellato da Milleri: quello di consigliere dell’Istituto europeo di oncologia, fondato da Umberto Veronesi e del quale l’ex Martinitt è oggi il secondo azionista, alle spalle di Mediobanca, con il 18,5%. La partecipazione, in mano alla Fondazione Del Vecchio, gestita a sua volta dalla cassaforte lussemburghese Delfin, è stata costruita nel dicembre scorso rilevando la quota di Rcs (5,08%) e la quasi totalità (13,44%) della partecipazione di Unicredit (resta con un 1% simbolico). Milleri, pochi giorni fa, ha sostituito nel board dello Ieo lo stesso Mr Luxottica che, probabilmente, ha trovato in lui quell’erede che in famiglia non ha mai trovato o voluto ricercare.