Perché la Lombardia non lascerà mai un euro un po' tedesco
Dal Rapporto di Banca d’Italia sull’economia presentato ad Assolombarda emerge l’alleanza europea del nord
Se il sole è tornato a splendere sull’economia della Lombardia è in parte dovuto all’integrazione dell’industria della regione più ricca con l’Europa. Il nuovo rapporto sull’economia lombarda di Banca d’Italia conferma che l’anno passato è stato il primo di ripresa senza incertezze in tutti i principali settori e nelle imprese di tutte le dimensioni grazie alle esportazioni. Dopo quattro anni di ripresa con alti e bassi nel 2017 il pil regionale lombardo è aumentato dell’1,7 per cento (un decimale in più della media nazionale) e la produzione industriale è aumentata del 3,7 per cento, quasi il triplo rispetto all’anno prima, secondo i dati enunciati durante la presentazione del rapporto ieri nella sede di Assolombarda.
E mentre il dibattito politico nazionale è concentrato a fasi alterne sulla permanenza del paese nel sistema monetario europeo minacciata dal governo Lega-M5s, la Lombardia nuovamente dimostra di essere legata all’Europa – a prescindere dalla questione valutaria – e con un forte rapporto commerciale e di partnership industriale con la Germania – nonostante il sentimento anti tedesco inseguito dalla politica nazionale.
L’aumento delle esportazioni del 7,5 per cento è in linea con la media italiana. Mentre la Lombardia ha perso quote di mercato a livello mondiale le sole esportazioni all’interno dell’Unione europea sono aumentate dell’8 per cento per il contributo delle vendite verso Germania, Francia, Spagna e Polonia. Le esportazioni verso la Germania in particolare sono cresciute del 5,6 per cento l'anno scorso, il doppio rispetto al 2016, pari a 16 miliardi di euro, ovvero un terzo delle esportazioni totali verso l'area euro che sono pari a 48,9 miliardi di euro. L'export verso la Francia, pari a 11,6 miliardi, è altrettanto significativo.
Il traino delle esportazioni in settori interconnessi con l’Europa continentale ha contribuito a irrobustire la ripresa della produzione industriale. Il rapporto di Banca d’Italia dice che la crescita della produzione si è diffusa a tutte le categorie dimensionali di azienda e a tutti i comparti produttivi (calzature, siderurgia, meccanica, gomma, minerali non metalliferi, chimica e altri) a eccezione del tessile. Le aziende con più di 200 addetti hanno superato i livelli pre crisi e sono le uniche ad avere migliorato la propria efficienza. Ciò benché, in quanto a produttività totale dei fattori, la Lombardia sia costantemente superiore alla media nazionale grazie a miglioramenti tecnologici, gestionali e organizzativi. Nel 2017 circa il 50 per cento delle imprese industriali ha investito in tecnologie digitali avanzate grazie agli incentivi governativi all'Industria 4.0.
I settori che hanno contribuito in misura rilevante fare emergere la Lombardia dalla crisi sono dunque quelli di specializzazione più tradizionali per l’area ma che usano e sviluppano tecnologie avanzate, come macchinari, siderurgia e chimica-farmaceutica, in quanto fornitori o clienti di mercati vicini, in primis quello tedesco che con l’Italia ha visto aumentare l’interscambio commerciale nel corso degli ultimi anni. La collocazione europea dell’Italia può anche essere messa in discussione dalla politica, con conseguenze sui mercati finanziari, ma l’integrazione economica della Lombardia con l’Europa e un’Europa tedesca non può essere messo in discussione dagli imprenditori del nord.