Sono servite le amministrative? Sì, ad acuire i dolori di Pd e FI
Le guerre di posizione all'interno dei due partiti. Qualche pensiero (futuro) per Fontana
I DOLORI DEI GIOVANI Una volta erano i ribelli che venivano normalizzati. C’era Alessandro Cattaneo il “formattatore”, ai tempi sindaco di Pavia. Poi ci sono stati i mugugni, le piccole rivoluzioni interne. Di certo Forza Italia vive in una fase di grande travaglio, anche territoriale. A Milano, dove solo due anni fa gli uomini di Berlusconi fecero il record di preferenze, ci si litiga per il posto di capogruppo, si evoca la fine dell'alleanza di centrodestra e si scrivono lettere a Berlusconi. Quest’ultima è stata vergata da Alessandro De Chirico, consigliere azzurro a Palazzo Marino con un curriculum che parte dal basso, dalla consigliatura di zona. “Caro presidente, per rilanciare il nostro movimento politico, prima di pensare all’apertura verso la società civile, bisogna dedicarsi a una profonda riflessione. Il prima possibile va convocata un’assemblea nazionale, subito dopo il ballottaggio del 24 giugno, per capire qual è il nostro futuro e il rapporto con gli amici della Lega. A livello locale gli eletti e i tesserati devono votare un direttorio che, attraverso il tesseramento, ci porti a congresso”. Chissà se Arcore ha cambiato idea sui congressi? Un tempo erano osteggiati. Ma un tempo andava tutto bene.
ASSEMBLEA POST-BALLOTTAGGIO Se De Chirico chiede l’assemblea per Forza Italia dopo i ballottaggi, nel Pd… la chiedono pure. In questi giorni, a Roma, è in discussione proprio questo: quando discutere delle varie disfatte e mettere in campo l’ennesimo psicodramma collettivo. Una parte delle correnti vorrebbero l’opzione immediata. In particolare, quella che afferisce a Maurizio Martina. Poi c’è anche Paolo Gentiloni, che pare intenzionato a scendere in campo. A Milano il partito non attende altro, alla ricerca disperata di un nuovo leader dopo lo strappo di Lia Quartapelle e soci. Anche Gentiloni potrebbe volere un’assemblea anticipata al fine di fare un congresso anticipato. Questo porterebbe a congressi locali in tempi stretti.
L’EREDITA’ DI ALFIERI Che fine farà Alessandro Alfieri, attuale segretario regionale dei dem, quando finirà il suo servizio da coordinatore (è in scadenza, e non rinnovabile)? Dicono che rimarrà a disposizione, che gestirà la transizione e che non vuole disperdere i vari pezzi del Pd sulle province anche minori. Per il resto, si occuperà probabilmente di esteri. Riparte quindi dal suo primo amore.
ZERO TITOLI Non zeru tituli, ma proprio zero titoli. Nel senso che da sintetizzare, in questa tornata elettorale, almeno in Lombardia, c’è proprio poco. Il Pd rimane agganciato come una cozza a Beppe Sala, e anche alla vittoria di Brescia, che è una resistenza della continuità in una delle città con il sistema politico e di poteri più stabile di tutta Italia. Ma il resto della provincia fa spaventare. La Lega ha una super performance del tutto prevedibile. Forza Italia va male così come pronosticato. M5s in stand by. Il punto, invece, è tutto di politica amministrativa. Come farà Forza Italia a pretendere qualcosa da Attilio Fontana e dai leghisti al potere in Lombardia? Come farà a esercitarsi in una qualunque impuntatura su un qualche punto cardine del programma? O su una nomina? O su una scelta? In fondo, se il Movimento 5 stelle entrasse in maggioranza e gli azzurri ne uscissero, Fontana guadagnerebbe un consigliere. Certo, Fontana non vuole. Ma di certo questa situazione non agevola gli uomini di Mariastella Gelmini.
CHI NON MUORE SI RIVEDE (POCO) Piccoli segnali di soddisfazione per i centristi di Noi con l’Italia. Erano dati per morti, e infatti vivissimi non sono, in mancanza di un progetto politico di qualunque respiro. Ma sui territori ancora qualcosa hanno da dire: a Bareggio, a Cinisello, a Bresso. Però rimane il punto, che Luca Del Gobbo rimarca: “Abbiamo bisogno di una nuova idea politica forte”. Per adesso, brilla l’assenza di questa idea.