Quel vago senso di assedio della sinistra che ora è una realtà
Dopo le ultime amministrative si è compiuto l’accerchiamento politico del “modello Milano”
Quel vago senso di assedio, che la sinistra – leggi soprattutto Partito democratico – aveva iniziato sperimentare dopo il referendum costituzionale in cui Milano era stata una delle poche città a esprimersi per il Sì, dopo le elezioni del 4 marzo, in cui soltanto nel centro di Milano il Pd aveva tenuto, dopo la sconfitta pesante di Giorgio Gori alle elezioni regionali sì è fatto, dopo il ballottaggio delle ultime amministrative, una certezza drammatica. Soprattutto per Beppe Sala e la sua giunta, che ha chiuso i primi due anni di attività.
Anche Cinisello Balsamo, la piccola Stalingrado accanto a quella, già caduta un anno fa, di Sesto San Giovanni, ha cambiato colore. Il nuovo sindaco è un leghista, si chiama Giacomo Ghilardi e ha vinto con un sonante 56,25%, staccando di netto la sindaca uscente del Pd, Siria Trezzi, ferma al 43,75%. Con questo, l’accerchiamento politico del “modello Milano” tanto caro alla sinistra è compiuto. Che farà la sinistra, adesso? In sintesi, il dato su cui riflettere è questo: Cinisello, ex periferia industriale, non è un Bronx, non è una zona in crisi economica. Anzi, è una delle aree di miglior sviluppo della nuova imprenditoria, dinamica e con aziende di grande proiezione internazionale e con una qualità della vita non più da suburbio.
A Cinisello non ha “vinto la paura”, anche se i problemi di immigrazione e sicurezza certo non mancano. Ha vinto la sfiducia del ceto medio e produttivo verso una politica che, se pure ha portato benefici, non è in grado da tempo di intercettare il “sentiment” della popolazione. Un problema di fondo del “renzismo”, che nell’intervista che proponiamo ad Andrea Tavecchio prova a metter a fuoco, ponendo qualche domanda proprio al “modello Milano”. Beppe Sala ha parlato, nei giorni scorsi, dei suoi primi due anni da sindaco, tra progetti partiti – non molti in realtà, soprattutto nelle periferie – progetti che stanno per partire e nuove idee. Ma il tempo ora stringe, Sala lo sa per primo. Non basta opporsi a parole all’Uomo Nero, perché Matteo Salvini è oggi il politico che più interpreta il “sentiment” degli italiani. Ed è, guardacaso, un milanese. Sta puntando, lo sappiamo, al bersaglio grosso: diventare in futuro premier a Roma, a capo di un partito di maggioranza. Ma, inutile nasconderlo, ha anche un piano B, che i capi litigiosi del Pd al momento non hanno: potrebbe puntare la prossima volta alla poltrona di sindaco di Milano. E non sarebbe il ritorno dell’ex centrodestra riformista. Sarebbe una rivoluzione politica. Meglio pensarci per tempo.