Il proprietario del Corriere Urbano Cairo (Foto Imagoeconomica)

Cairo prepara la Business School del Corriere. Affarone (e ciao Sole)

Aumentare i ricavi e formare una nuova classe dirigente (con un pensierino alla politica)

Come fare per incrementare i ricavi o meglio per mantenersi in linea di galleggiamento in un settore che li perde da 10 anni? La parola d’ordine è diversificare. E così, Urbano Cairo, uno che ne sa più del diavolo (a proposito: guarda caso, domenica, il suo Torino ha rallentato la rincorsa al terzo posto del Milan di Elliott-Scaroni), non sta mai con le mani in mano. Passi per i dorsi da allegare al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport: quello è core business. Passi per il potenziamento del digitale, lui che si era sempre detto molto cauto, anzi di più, scettico, sul web: è sempre informazione e produzione di contenuti. Passi per i viaggi e tour con giornalisti in giro per l’Italia e l’Europa (una nicchia scoperta anni fa dal Giornale, a dirla tutta).

 

Ma ecco che il patron di Rcs Mediagroup ne ha pensata un’altra delle sue. Sfruttando un vuoto di mercato lasciato dalla concorrenza non diretta. Il vulcanico editore, onnipresente a qualsiasi evento o festa a Milano e Torino, ha dato mandato al dirigente di via Rizzoli, Alessandro Bompieri, di mettere in piedi, in tempi anche rapidi – con Cairo non si scherza, si lavora anche alle 23 – una scuola di formazione. Di più: una vera e propria business school. Roba seria. D’alta gamma. Brandizzata CorSera, che non fa mai male.

 

E guarda caso, Bompieri, da tempo nel settore editoriale, era al Sole 24 Ore negli anni d’oro. E non è un segreto che soprattutto nell’ultimo decennio buona parte dei ricavi e dei margini del gruppo editoriale che fa riferimento (non si sa ancora per quanto tempo) a Confindustria provenivano proprio dalla formazione, dall’area Educational. Un gioiellino che è stato sacrificato sull’altare della crisi nell’estate di un anno fa. Il Sole 24 Ore ha ceduto dapprima il 49 per cento e poi il controllo di fatto dell’area Business School24 al fondo di private equity Palamon Capital Partners che ha valorizzato il 100 per cento della divisione per qualcosa come 80 milioni.

 

E che il settore sia non solo in crescita ma anche altamente redditizio lo dimostrano le voci sempre più concrete di un ingresso nel capitale da parte di qualche altro operatore internazionale del private equity (lo stesso quotidiano di Monte Rosa ha citato il fondo Blackstone, il cui ramo immobiliare è proprietario della sede di via Solferino del Corriere al centro della querelle con la Rcs di Cairo, ma questo è un altro e differente problema per Urbano) pronto a investire decine e decine di milioni per entrare nell’azionariato dell’Università telematica Pegaso, azienda ideata da Danilo Iervolino, già fedelissimo, in senso esclusivamente politico (Forza Italia) di Silvio Berlusconi, che fattura 70 milioni e ha 40 milioni di ebitda, il margine operativo lordo. Un filone di business da stropicciarsi gli occhi.

 

Ed è per questo che il patron di Rcs non ci ha voluto perdere un minuto. Tra qualche mese, a inizio 2019, nascerà quindi la Business School del Corriere della Sera. Tematiche? Economia, industrializzazione, digital, magari moda che tira sempre. Con i nomi di richiamo del giornale diretto da Luciano Fontana. Basti pensare, per esempio, al vicedirettore ad personam Federico Fubini, collega molto vicino al governatore della Bce, Mario Draghi (che prima o poi tornerà in Italia). Un’altra tematica cara a Cairo e che sarà probabilmente sviscerata a lezione è la “motivazione”. E chi meglio di lui, Urbano, può salire in cattedra e dare lezione in tal senso? Più motivatore dell’imprenditore piemontese in questo momento non c’è forse nessuno.

 

Ps. non dimentichiamoci poi che Mr. La7 nonché Mr. Torino un piccolo pensierino alla politica, con tanto di istituto di sondaggi specializzato, ce lo sta facendo. E cosa c’è di meglio, allora, che formare, sui banchi di scuola, la nuova classe dirigente? Magari in via Solferino, laddove qualche ex direttore negli anni d’oro passava a leggere giornali dopo aver fatto shopping (camicie) da Brooks Brothers, che non guasta mai. Che fa anche un po’ radical chic.

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