Va in vendita Casa Mondadori, con le firme dei Nobel sul camino
La storica dimora sul Lago Maggiore è stata ceduta per 4,8 milioni di euro
Where. What. Why. Dove, cosa, perché. Si vende una casa sul Lago Maggiore a Meina per 4,8 milioni di euro, annuncia il Financial Times in un riquadrino della sezione House&Home, due moduli, forse mille sterline di costo comprensive della foto di un interno che ti sembra di riconoscere, e tu allunghi l’occhio perché quelle parti sono casa tua, e quei boschi cerchi da tempo di difendere dall’assalto dei kazaki che vi costruiscono orrende e vistosissime ville per le quali hanno ottenuto premi di cubatura inarrivabili e sulle quali la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio del Piemonte tace per motivi ignoti.
Dunque, si vende una casa sul lago per la quale l’agenzia ha ritenuto valesse la pena di investire quelle sterline, benché la descrizione, il what, non si discosti da quella che potrebbe essere la rappresentazione di molte altre case della sponda piemontese: “Costruzione dei primi del Novecento, venti camere, una piscina, un campetto da calcio e un cottage per gli ospiti”. Il punto infatti sta tutto nel why, il perché: “La libreria può trasformarsi in sala da biliardo, e le firme di Ernest Hemingway e di Thomas Mann ornano il camino”. Dice proprio “ornano”. Adorn. Lezione di ornato a cura di due premi Nobel. E ti monta una tristezza infinita, anche nello scrivere la vera notizia, nascosta sotto quelle firme: Luca Formenton vende Casa Mondadori, il luogo del cuore della famiglia affacciato sulla Rocca di Angera, dove il nonno Arnoldo riceveva gli autori di cui gli sarebbe piaciuto pubblicare le opere e lì, seducendoli con la luce incantata del lago e l’ospitalità per cui andava famoso, li convinceva a firmare il contratto.
Walt Disney, Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale che temeva il rivale, Georges Simenon che su quell’eccentrico libro degli ospiti ha lasciato un autografo storto, probabilmente vergato di corsa e reggendo la pipa con l’altra mano. La cappa del camino, bianca, vale l’intera casa, architettonicamente poco interessante, arredata con amore ma in tutta evidenza senza l’intervento di un professionista. L’ultima figlia di Arnoldo, Cristina, psicoterapeuta infantile di valore e grazie a una decisa volontà che le aveva fatto riprendere gli studi di medicina a quarant’anni e con i figli già grandi, vi aveva tenuto un’ultima riunione di famiglia nel 2013 per festeggiare la sua fondazione, intitolata a una nipotina prematuramente scomparsa, Benedetta d’Intino. Cristina Mondadori era morta nel 2015, e due anni dopo il figlio aveva affidato la villa a un gestore, il signor Paolo che ora risponde al telefono concitato e affranto, perché ne aprisse tre suite ad ospiti paganti. Il bed & breakfast Casa Mondadori ha chiuso lo scorso ottobre, dopo un solo anno di attività.
Sulle poche recensioni di TripAdvisor nessuno cita il camino. La famiglia Berlusconi, titolare della casa editrice, in ottima salute e conquistata a carissimo prezzo dopo una battaglia legale durata vent’anni, nel 2008 ha acquistato villa Campari, bianca e in declivio sul lago, a Lesa, pochi chilometri più a nord: i vip watching tour in battello vi fanno sempre una sosta. Tranne Martina Mondadori, figlia di Leonardo, editrice della raffinata rivista Cabana, nessun altro discendente di Arnoldo si occupa di editoria. Filippo, fratellastro di Martina, è osteopata a Mantova. L’altro fratello, Francesco, al momento risulta socio del Dog’s Bistrot, attività di ristorazione a domicilio per cani, che a Milano ha molto successo. Della raffinata casa editrice Leonardo fondata dal padre non c’è più traccia.