Napoli a Milano (e non in gita). Quel feeling tra De Luca e Fontana
Il governatore della Campania incontra il suo omologo lombardo e cerca una sponda per "un'autonomia possibile"
Chissà se la cena tra Attilio Fontana e Vincenzo De Luca al ristorante El Brellin, uno dei più tipici di Milano, sul romantico Vicolo dei Lavandai del Naviglio Grande, darà i suoi frutti oppure se il governatore della Regione Campania dovrà ingoiare il boccone amaro dell’accordo sull’autonomia differenziata che Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si apprestano a discutere. Secondo le previsioni, la firma dell’intesa tra le tre regioni sarebbe dovuta avvenire già il 15 febbraio, ma i tempi non sono maturi e oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe affidare al premier Giuseppe Conte la regia del tavolo dal quale scaturirà il documento da fare successivamente approvare dal Parlamento (senza modifiche). De Luca ha così qualche settimana in più per affinare la sua strategia, in bilico tra la tentazione di sedersi allo stesso tavolo con Fontana, Luca Zaia e Stefano Bonaccini per provare a partecipare almeno a un ragionamento sul tema e quella di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’accordo, come ha minacciato di fare appena qualche giorno dopo la sua trasferta milanese.
Ufficialmente, la visita nel capoluogo lombardo del 7-8 febbraio è stata organizzata per inaugurare una sede permanente della Regione Campania (e dell’Unioncamere regionale) in piazza Fontana, nello stesso palazzo che nel 1969 fu teatro della strage. Ma per De Luca è stata anche l’occasione per tastare il terreno sul percorso impostato dalla Lombardia per ottenere quel maggior grado di autonomia (e di spesa) atteso dall’esito del referendum del 2017. Per l’ex sindaco di Salerno sarebbe difficile mandar giù il boccone di un’esclusione totale dai giochi, dopo l’intimo risotto e ossobuco per due offerto la sera dell’8 febbraio dal presidente Fontana, per ricambiare il pranzo a base di pesce gustato la scorsa estate dalla delegazione del Pirellone al Circolo Canottieri di Napoli.
Scambi di visite istituzionali, normale routine, si dirà, certo, ma si racconta che, tra il governatore della regione con il più elevato pil d’Italia e quella con il maggior grado di inefficienza nella gestione della Sanità, si sia creato un rapporto più che cordiale che va al di là dei convenevoli tra rappresentanti delle istituzioni. Non sembrava di circostanza l’espressione ammirata di Fontana davanti al quadro che raffigura il chiostro maiolicato del Monastero di Santa Chiara, durante l’inaugurazione dello Spazio Campania, presente anche il sindaco Beppe Sala, né suona come falso il tono di De Luca quando dice che è “pronto a raccogliere la sfida dell’efficienza milanese” facendo intendere di ispirarsi a questo modello per migliorare le inefficienze della macchina regionale da lui guidata.
Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana (Foto Imagoeconomica)
Il punto è, però, che il governatore campano appare combattuto tra due fronti. Da un lato, resta convinto che sui conti pubblici debba essere fatta “un’operazione verità” per smentire la convinzione che a Sud arrivino fiumi di denaro pubblico che poi vengono spesi male dagli enti locali (tesi questa sostenuta da Svimez, guidata dall’economista Adriano Giannola che ha appena pubblicato uno studio con lo scopo di ribaltare la tesi residui fiscali), dall’altro ammette pubblicamente che se si pretende chiarezza sui conti pubblici “su qualche voce potremmo farci male”. Comunque, non sembra un caso che l’occasione per il terzo incontro in sei mesi tra De Luca e Fontana sia stata l’apertura del nuovo spazio di piazza Fontana, un luogo simbolico per i milanesi, e anche se la scelta sembra fatta apposta per toccare corde recondite, è stata apprezzata dai vertici delle istituzioni locali.
Tanto più che l’idea di allestire 500 metri quadrati come una vetrina di eccellenze campane (cibo, moda, artigianato) è stata pensata soprattutto in funzione del business: cioè catturare il flusso dei visitatori dei fuori salone delle mostre. De Luca promette di portare a Milano “il meglio dell’imprenditoria campana, dalle sete di San Leucio ai marchi sartoriali e molto altro” e la sua speranza è che parlando la stessa lingua della capitale economica d’Italia possa diminuire l’isolamento di cui la regione e il Sud in generale soffrono nel momento cui in Italia si sta definendo un nuovo assetto politico-amministrativo. Il rischio di una “secessione dei ricchi”, rispetto all’impegno originario di federalismo cooperativo, è il timore che sta animando un vivace dibattito pubblico a Napoli, come non si vedeva da anni, che aggrega varie anime della società civile, dall’Unione industriali all’Università Federico II.
De Luca sa che sarà molto difficile far passare l’idea che all’autonomia differenziata si debba sostituire “un’autonomia possibile” nel rispetto del principio di solidarietà nazionale, perché su questo terreno si gioca il consenso elettorale della Lega, che in Lombardia e Veneto è il primo partito. Ma nel governatore Fontana, più che un’impossibile sponda politica, De Luca ha cercato ascolto. E chissà cosa potrà accadere ora che il presidente della Campania ha ricevuto il mandato dal Consiglio regionale (con l’astensione del M5s) di promuovere un confronto tra tutte le forze politiche e le parti sociali delle regioni del Sud. Anche le pietre sanno quanto De Luca non ami i pentastellati, che da queste parti, per ora, sono il primo partito.