E venne il momento della standing ovation a Guzzetti e alla sua Fondazione
L'ex banchiere lascerà la presidenza della Cariplo l'8 aprile e farà un bilancio dei risultati raggiunti
Se c’è un uomo che ha saputo attraversare la Prima, la Seconda e anche la Terza repubblica senza incespicare, rispettato e anzi un po’ temuto, ma soprattutto apprezzato, è senz’altro Giuseppe Guzzetti. “Barbetta di ferro” per gli amici, uomo tutto d’un pezzo, generoso e pugnace come un vero lombardo, mai in difesa. Lui, che da politico chiave della Dc, poi banchiere di sistema, è diventato benefattore (e si è affezionato molto, al ruolo). Lui, che ha vissuto la politica a partire dagli anni 60, interpretando la miglior tradizione democristiana e che poi ha costruito, pietra su pietra, la Fondazione Cariplo. Lunedì 8 aprile salirà sul palco della Scala, per un grande evento, per i saluti. Ma soprattutto, poiché è un uomo pratico, per fare un bilancio di questi ultimi dodici anni, vissuti con la sua comunità.
Anche se nessuno crede veramente che, dal giorno dopo, Guzzetti passerà il suo tempo su una panchina. Ma una volta sceso dal palco del Piermarini, sarà davvero un altro mondo. “Mi auguro che la Fondazione prosegua lungo la strada segnata da Guzzetti”, dice Carlo Tognoli, che lo stima come “avversario” politico. “Quando ero sindaco Guzzetti è stato presidente della Regione e i rapporti erano sempre di grande rispetto, anche se eravamo su posizioni diverse: io guidavo una giunta di sinistra e lui, in Regione, un esecutivo di centrosinistra. Guzzetti non ha mai fatto mancare l’appoggio della Regione per ragioni meramente di parte, si è sempre mosso come uomo delle istituzioni. Ricordo che il Piano regolatore di Milano, a fine anni ’70, fu mandato in Regione per l’approvazione (ai tempi si usava così) e l’assessore regionale che aveva tra le mani questa patata bollente pensò di proporre delle modifiche e di rimandare il documento al Comune.
Intervenne Guzzetti, facendo presente che sarebbe stato uno sgarbo istituzionale, e lo fece approvare”. Stima istituzionale e personale, quella di Tognoli. “Un cattolico di sinistra che non è mai stato un cattocomunista, democristiano fino in fondo, con grandi aperture sociali. Ha fatto moltissimo sul piano sociale. Intanto ha mantenuto la tradizione della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, che è sempre stata quella di intervenire a sostegno delle iniziative sociali. Non bisogna dimenticare che la Commissione centrale di Beneficenza ha un sapore e un significato antico che oggi vuol dire interventi in campo sociale e culturale. E lui ha ampliato questa tradizione, e questo gli va riconosciuto”.
Guzzetti viene eletto presidente della Fondazione il 5 febbraio 1997 e riconfermato nel maggio del 2013. Dal 2000 è anche presidente dell’Accri, l’associazione che riunisce tutte le fondazioni di origine bancaria in Italia; fondazioni che hanno un ruolo fondamentale per la crescita degli enti, soggetti filantropici che operano, in base al principio di sussidiarietà, a sostegno del Terzo settore, per la realizzazione di progetti di utilità sociale, della cultura, della ricerca, per la salvaguardia dell’ambiente e per i bisogni delle persone. Casa, famiglia, welfare, lavoro, sono oggi i temi centrali di Fondazione Cariplo. Ma cosa ha fatto, in questi anni, Giuseppe Guzzetti? Impossibile mettere in fila gli oltre 30 mila progetti varati e finanziati, anche perché la sua visione ha fatto crescere la Fondazione, che oggi è riconosciuta come una credibile realtà impegnata nell’affrontare i problemi di cui non solo la Lombardia, ma tutto il paese soffre, dando un contributo che va oltre l’attività filantropica: un contributo di metodo e di visione che è proprio di Guzzetti. Sostenuto da un impegno di circa tre miliardi di euro. Ma non sono solo le cifre che contano, quanto le modalità e la lungimiranza, il senso di responsabilità e la capacità di unire, e non dividere, le realtà che hanno a cuore il futuro del paese, dei giovani, delle donne, dei bambini e degli anziani.
I grandi temi su cui oggi è impegnata la Fondazione sono: la povertà, il welfare, l’occupazione giovanile. Sfidando i confini settoriali della tradizione. Sul problema dell’occupazione ha saputo costruire nuovi modelli di intervento a sostegno dei giovani con Cariplo Factory, che con 10 milioni di euro di impegno sta realizzando 10 mila opportunità. A partire dai più fragili (progetto Neetwork presentato di recente alla Ue), creando opportunità d’impiego e formazione. Sostegno aperto alle povertà, a partire dal progetto Qu.Bì sulla città di Milano (aiuto alimentare a chi non ha da mangiare a sufficienza), per arrivare al programma nazionale per la povertà infantile insieme alle altre fondazioni e al governo. Una parte, che è un’eccellenza, dell’impegno della Fondazione si è concentrato negli anni sull’housing sociale. Con l’investimento di ben 44 milioni per rispondere ai problemi abitativi in modo innovativo. Il Progetto Housing Sociale è partito nel 1999 inizialmente con progetti pilota, per diventare poi un punto di riferimento per le istituzioni del territorio. E anche per il Parlamento europeo: che nel 2017 ha voluto ascoltare da Guzzetti un resoconto di questa esperienza.
Se si potesse sintetizzare ciò che ha fatto Guzzetti in questi anni potremmo parlare dell’impegno nel restituire una speranza a tanti giovani, nella volontà a consentire a molti anziani la serenità spesso smarrita e, per tutti, lo stimolo ad affrontare le sfide del sociale. Dice Massimo Ferlini, a lungo presidente della Compagnia delle Opere di Milano: “E’ un innovatore che ha saputo dare una lettura delle dinamiche economiche e sociali del Nord prima di molti altri. E soprattutto ha saputo riportare i capitali e le imprese al servizio del sociale. Ha creato una struttura moderna, in piena sintonia anche coi corpi intermedi, in grado di intercettare le iniziative più avanzate. Una cultura da grande politico”, insiste Ferlini. “E poi gli va anche riconosciuto di aver compreso, prima di molti altri, uno dei settori su cui ha impegnato concretamente la Fondazione: l’ambiente”. E Guzzetti con la sua Fondazione, soprattutto in quest’ultimo periodo è andato oltre l’attività filantropica. Lo abbiamo visto nel welfare, nell’innovazione sociale, nell’affrontare i problemi ambientali e nell’attenzione alla cultura e ai suoi beni. Dalle parti di via Manin accarezzano un’idea, passati un paio di mesi di meritato riposo: regalare proprio a lui uno spazio per pensare a nuove sfide, guardando a chi ha bisogno.