In Lombardia sono 271 le donne che guidano aziende ad alta tecnologia
"Dal punto di vista delle donne significa dare un’opportunità attraverso il lavoro e l’impresa e allo stesso tempo ricevere un contributo che ha un valore centrale per la nostra economia". Intervista con Marzia Maiorano
Il “capitale umano”: sono due parole ad effetto. E non sono soltanto il titolo di un film di Virzì. Ad esempio, secondo le assicurazioni, molto più prosaicamente, significano: aspettativa di vita, potenzialità di guadagno, quantità e qualità dei legami affettivi. Il “capitale umano” di cui ci parla ha un valore più “romantico”, ma nel quale credere ciecamente, ma niente affatto campato per aria, o sulle nuvole: è invece un fattore dannatamente reale. E una chiave di successo e crescita. Del resto, Marzia Maiorano non si occupa di nuvole: imprenditrice nel settore dei servizi digitali per le imprese, amministratore delegato di Mida Service, ha la delega quale vicepresidente del Gruppo giovani imprenditori di Assolombarda, ed è presidente del Comitato imprenditoria femminile della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Molto lavoro, molto onore. “Sono convinta che siano le persone a fare la differenza”, ci dice. L’argomento è il valore del lavoro al femminile in quei settori dell’economia (e prima ancora della formazione e degli studi) in cui tradizionalmente le donne entrano di meno. Almeno fino a poco tempo fa. “Dal punto di vista delle donne significa dare un’opportunità attraverso il lavoro e l’impresa e allo stesso tempo ricevere un contributo che ha un valore centrale per la nostra economia. Puntiamo su orientamento al lavoro, alternanza, start-up e innovazione. La prospettiva del nostro comitato è un allargamento della discussione di genere: a partire da istituzioni, associazioni e imprese, per rafforzare ancora il ruolo professionale delle donne nel nostro territorio”. La trentaseienne presidente, che a sedici anni si installava i computer da sola e giovanissima gestiva progetti informatici in tutta Italia, è convinta che la rivoluzione digitale non sarà importante solo per il paese e per lo sviluppo delle professioni ma anche soprattutto per le donne, che potranno dimostrare in maniera fattiva le loro competenze in ambito scientifico.
“Una donna matematico, astronauta, sviluppatrice, che gestisce big data sarà una regola tra qualche anno e noi dobbiamo sensibilizzare le donne sul loro ruolo per creare il futuro loro e del paese”. In Lombardia sono 271 le imprenditrici ad alta tecnologia. E’ un settore precluso alle donne, ma con un grande futuro, almeno in ambito lombardo e milanese? “I dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi mostrano una forte concentrazione dei settori tecnologici e innovativi caratterizzati dalla forte presenza al femminile a Milano e in Lombardia. Circa il 28 per cento di tutte le imprese italiane si trova in regione, pari appunto a 271 su oltre mille, e di queste 108 sono a Milano, che guida l’Italia. Si tratta di un fenomeno ormai affermato e consolidato e ci aspettiamo un ulteriore consolidamento. Tante donne hanno un ruolo chiave nelle materie STEM (Scienze Tecnologia Ingegneria e Matematica) che sono alla base dell’innovazione e del cambiamento. E’ certamente collegato alla concentrazione a Milano dei settori rivolti all’economia direzionale, alla presenza dei colletti bianchi nelle professioni delle milanesi, al contenuto creativo del lavoro e quindi spesso rivolto all’innovazione”. In pratica, sono le donne a dare lavoro in un momento tanto difficile. “Parliamo di circa 2.500 posti in Lombardia per le imprenditrici nell’alta tecnologia di cui oltre mille a Milano. Un dato tra l’altro in crescita rispetto a cinque anni fa, quando erano 2.100 circa in regione e 763 a Milano. A questi addetti a guida femminile lombardi se ne aggiungono altri quattromila nei settori a medio alta tecnologia, anch’essi in crescita rispetto ai 3.500 di cinque anni fa. Quindi si tratta di migliaia di posti di lavoro in settori avanzati, in cui la leadership si sta esprimendo in modo positivo, con una forte crescita nei posti offerti”. I numeri della Camera di Commercio parlano chiaro: le imprese femminili crescono più di quelle maschili. “La guida imprenditoriale al femminile è fondamentale per orientare queste scelte in modo favorevole al business, anche se non è sempre facile. In Italia il leader è riconosciuto come uomo in prima battuta, questo è un problema culturale forte. Per questo ci sono progetti sul territorio che danno visibilità ai role model di successo per aiutare le nuove generazioni ad orientarsi”. Prospettive? “La mia preoccupazione è molto seria perché a livello paese, se non verranno riequilibrati i team anche nelle aziende con alta spinta innovativa con la presenza femminile, le nostre imprese rischiano di essere limitate nella sfida internazionale. Abbiamo un’opportunità senza precedenti, tocca al comparto femminile guidare la crescita facendo sistema”, conclude Marzia Maiorano. E da parte degli uomini serve che dimostrino la responsabilità di essere parte dell'inclusione di genere. Le donne hanno sempre fatto parte della partita delle aziende, oggi ci vuole il coraggio e l'ottimismo di cambiare per le nostre imprese per costruire la strada verso il futuro”.