Aldo Scaringella (Iberian legal group), Carlo Gagliardi (Deloitte legal) e Nicola di Molfetta (Legal community) (Foto Imagoeconomica)

La “fashion week” degli studi legali. Dove c'è business c'è law firm

Ermes Antonucci

La terza edizione di Legalcommunity Week. La crescita di un settore che vale due miliardi, è strategico e ha una sfida globale

Un settore in costante crescita che muove ogni anno oltre 2 miliardi di euro. È quello degli studi legali d’affari, registi delle principali operazioni economiche e finanziarie che avvengono nel nostro paese: fusioni e acquisizioni, privatizzazioni, quotazioni in Borsa, investimenti immobiliari e di private equity, transazioni sul mercato dei capitali. L’epicentro di questo mondo in continuo movimento è Milano, dove da lunedì scorso (e fino a venerdì) le principali law firm sono riunite nella terza edizione della Legalcommunity Week, manifestazione di cinque giorni promossa da LC Publishing Group con il patrocinio del Comune di Milano.

 

Una sorta di Fashion Week, ma dedicata alla business law, con 28 appuntamenti sparsi tra le sedi dei più importanti studi legali. Ospite d’eccezione quest’anno Luigi Gubitosi (amministratore delegato di Telecom Italia), mercoledì speaker in una conferenza dedicata allo sviluppo del 5G. Ma i veri protagonisti della Legalcommunity Week sono loro, gli studi professionali più potenti d’Italia: da BonelliErede (che con 166 milioni di euro di fatturato nel 2018 si pone in cima alla classifica degli studi più ricchi) a Gianni Origoni Grippo Cappelli (145 milioni), da Pwc Tls (braccio legale e tributario del colosso di consulenza Pwc, con un fatturato da 140,3 milioni) a Chiomenti (130,8 milioni), e via via tutti gli altri, per un giro d’affari stimato in 2,380 miliardi di euro, in aumento del 6,4 per cento nel 2018 rispetto all’anno precedente. “Gli studi legali d’affari hanno avuto uno splendido 2018, sull’onda del buon triennio precedente vissuto dall’economia italiana, o per meglio dire da quella parte di economia e di finanza che si muove soprattutto intorno a Milano”, spiega al Foglio Aldo Scaringella, fondatore e managing partner di LC Publishing Group, gruppo editoriale leader nell’informazione legata al mondo legal e promotore della Legalcommunity Week. 

 

Le ricette per crescere, secondo Scaringella, sono due: innovazione e aggregazione. “In un sistema sempre più competitivo i vincenti saranno gli studi che sapranno innovare, reinventandosi e riadattandosi velocemente ai contesti, e quelli che sapranno essere più forti, e la forza la fanno le aggregazioni”. Sembrano averlo capito proprio BonelliErede e lo studio Lombardi, che a fine maggio hanno annunciato la loro fusione a partire dal prossimo 1 luglio. Il matrimonio darà vita al più grande studio legale italiano, con oltre 750 persone (tra Europa, Africa e medio oriente) e un fatturato potenziale di 180-190 milioni di euro.

 

“Il mercato degli studi legali d’affari cresce perché i clienti hanno bisogno di assistenza legale in questioni sempre più complesse e sofisticate”, dichiara Luca Picone, managing partner in Italia di Hogan Lovells, gigante presente in oltre 25 paesi nel mondo con un fatturato che supera i due miliardi di dollari. “Il nostro studio, presente in Italia con due sedi a Milano e Roma, oltre 100 avvocati e un fatturato in continua crescita, si occupa di operazioni straordinarie (M&A), di diritto societario in senso lato e in particolare di questioni caratterizzate da elementi di internazionalità. Assistiamo le aziende a 360 gradi, quindi ci occupiamo anche di contenzioso (ad esempio in alcuni settori di nicchia come il brevettuale farmaceutico), di antitrust, di TMT (Tecnologia, Media e Telecomunicazioni), quindi tutto ciò che concerne le nuove tecnologie e il mondo di internet, e di sharing economy”.

 

Insomma, nonostante le difficoltà, l’economia italiana si muove ancora: “L’Italia ha una caratteristica peculiare: ha un grande numero di piccole e medie imprese, di altissimo profilo e in crescita – spiega il managing partner di Hogan Lovells Italia – Spesso tendono a non fare squadra con le altre imprese italiane e quindi si affacciano all’estero, acquisendo o essendo acquisite da soggetti stranieri. Ma l’acquisizione da parte di un soggetto straniero non implica un impoverimento o una delocalizzazione, perché in linea generale ciò che ha reso l’impresa un elemento di interesse per l’acquirente straniero è proprio la sua italianità. Lo straniero quindi non acquista l’impresa italiana per portarla all’estero, bensì per aumentare i prodotti o i servizi che essa offre e quindi permettere al made in Italy di essere esportato, facendo crescere la piccola o media impresa in un contesto internazionale”. Intanto, a evolversi è la stessa professione di avvocato d’affari: “Il ruolo richiede sempre maggiore specializzazione e maggiori competenze. L’avvocato oggi non fornisce soltanto una consulenza legale tecnica, ma si pone come consigliere, al fianco del cliente, per trovare le soluzioni più adatte”, sottolinea Picone.

 

Nel frattempo, c’è chi volge il suo sguardo all’Africa e al medio oriente, come lo studio BonelliErede, che nel 2018 ha assunto come consulente per questa area l’ex ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e chi invece guarda con particolare attenzione all’ambiente e a una delle eccellenze italiane, il cibo. “Puntiamo molto sull’economia circolare e sullo sviluppo sostenibile, quindi sull’assistenza alle imprese che vogliono investire in ambiente, nelle energie rinnovabili e nel ciclo di recupero dei rifiuti e dei sottoprodotti”, spiega l’avvocato Francesco Bruno, partner dello studio Pavia e Ansaldo. “Forniamo un’assistenza a tutto tondo: ordinaria, cioè legata agli investimenti, di tipo penale in caso di eco-reati, e civile-amministrativa in caso di autorizzazioni finalizzate alla preservazione dell’ambiente (Aia e Aua) o per eventuali risarcimenti da danni ambientali”. “L’altro settore su cui ci stiamo muovendo è la food law – prosegue Bruno – Siamo tra i pochissimi studi italiani ad avere un dipartimento dedicato alle questioni del diritto alimentare, che assiste le imprese nelle problematiche giuridiche che riguardano l’intera filiera alimentare, dalla produzione alla commercializzazione”.

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