(Foto LaPresse)

Aaa cercasi Mr. Olimpiade

Paola Bulbarelli

Sussurri privati e pubbliche riunioni. La governance c’è, per il nome una rosa a cinque

Chi guiderà l’Italia verso le  Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026? Il toto nomi è partito da tempo, equamente suddiviso tra chiacchiere informali nei salotti milanesi, le dimore ampezzane, le terrazze romane e i palazzi della politica, che dovrebbe alla fine decidere. Ma, per ora, nulla di fatto se non illazioni. D’altronde trovare quello giusto, quello che risponde a due paroline magiche,  “soft skills”, non sono molti alla luce dei risultati dell’osservatorio “Mercato del lavoro e competenze manageriali”, presentato da Confindustria e che dice quanto sia complesso reperire manager adatti alla bisogna. Ma soprattutto, e ovviamente non è compito di nessun “osservatorio” risolvere il problema, mettere d’accordo tutti i partecipanti all’avventura. Se da un lato “Milano-Cortina  soddisfa tutti i criteri”, come si legge nel report redatto dalla commissione di valutazione del  Cio, dall’altro ora si deve trovare il Mister Olimpiadi giusto, pronto a rispondere – e a piacere – a Beppe Sala così come a Luca Zaia, ad Attilio Fontana e a Gianpietro Ghedina e a Giovanni Malagò. Sulla neve, strano ma vero, ci si brucia. Primo nome sfumato Stefano Domenicali, presidente e ad di Lamborghini, non proposto da Fontana (come dicevano, sbagliando, i più) ma, come dicono in tanti, nome talmente alto che avrebbe messo tutti d’accordo. A patto di accettare la stazza e la poco o nulla disposizione a farsi indirizzare tra i paletti in discesa. E quelle voci, nell’azienda di Sant’Agata Bolognese, non hanno fatto piacere.

 

Così mercoledì, a Milano, si sono seduti intorno a un tavolo per decidere le questioni dello statuto, della governance, le regole d’ingaggio, poteri, vincoli, autonomia e opportunità per la figura da individuare. Il Comitato di indirizzo Milano-Cortina 2026 si era già riunito qualche giorno fa a Verona, presente  sempre Vincenzo Spadafora, ministro per lo Sport, e da lì sono usciti tre nomi sui quali iniziare a riflettere sul serio: Vincenzo Novari, ex ad del colosso telefonico 3, l’ex amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge e Alberto Baldan, un passato ai vertici di Rinascente e poi a Grandi Stazioni retail, la parte che si occupa dello sviluppo commerciale di Fs. L’ordine del giorno prevedeva l’attesissimo nome del supermanager di cui era stato anche dato un preciso identikit: manager di lungo corso nel campo del pubblico e del privato, l’impegno a rimanere per sette anni ovvero fino al 2026, in cambio di uno stipendio non parametrato a quello di un manager di una multinazionale. A questo punto il comitato dovrà scegliere tra una rosa da tre a cinque nomi individuati da una società di cacciatori di teste. Ai tre, quindi, bisogna aggiungerne due. Insistenti le voci su Luigi Predeval (curriculum lungo un chilometro, ad di Genova High Tech spa) e Nicolò Dubini (un mare d’incarichi come ad di varie aziende). Il Foglio chiude in cassaforte un suo nome. Verso fine novembre, quando decideranno, controlleremo. Chissà chi la spunterà.

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