La CO2? Ora là in centro la ripulisce il cemento. Ecco come
La Holcim Italia di Ternate (Varese), converte il peggior “nemico” dell’ambiente in un prodotto sostenibile, green
Come trasformare Belzebù nell’arcangelo Gabriele? A Ternate (Varese), alla Holcim Italia, ce l’hanno fatta: hanno convertito il peggior “nemico” dell’ambiente, il cemento, in un prodotto sostenibile, green. Una scommessa vinta, per i cento, tra tecnici e operai impegnati in azienda, grazie a tecnologie ambientali di ultima generazione, con le quali lo stabilimento di Ternate è in grado di riutilizzare materiali residuali dei processi produttivi di altri settori. Fino all’impiego di combustibili alternativi che permette di ridurre le emissioni di CO2 in maniera significativa: l’impianto di Ternate è il più performante in Italia da questo punto di vista. Alla Holcim Italia sono al lavoro anche per il recupero ambientale di cave e miniere, grazie all’impiego di tecnologie avanzate. I materiali della Holcim Italia hanno contribuito “alla realizzazione di gran parte dei nuovi grattacieli di Milano, allo sviluppo verticale che è il presente ed il futuro dell’urbanizzazione sostenibile delle città”, spiega Lucio Greco, country manager dell’azienda. Aggiunge Luca Danuvola, direttore di stabilimento alla Holcim Italia: “Ciò che viene costruito con i nostri prodotti contribuisce alla mobilità sostenibile e alla sostenibilità delle città moderne. Abbiamo investito sui nostri impianti in modo da poter recuperare materia ed energia da materiali che tradizionalmente erano considerati scarti e vogliamo continuare in questa direzione. Siamo orgogliosi del nostro lavoro”. Ma Holcim Italia è impegnata anche – in collaborazione con l’associazione FaunaViva – in una attività di ripristino ambientale portata avanti negli ultimi 15 anni nell’area di cava Faraona, nel comune di Travedona Monate. Ne sanno qualcosa gli studenti del corso di Scienze naturali dell’Università Statale di Milano che periodicamente fanno visita alla cava per verificarne l’evoluzione e per sperimentare pratiche di ripristino ambientale. Tutto questo grazie all’adozione di un Biodiversity Action Plan, che permette di creare nuovi habitat per piante e animali, nelle aree minerarie coltivate. Senza accantonare un vasto sistema di relazioni coi territori, per accompagnare gli interventi in modo partecipato.
“Il Rapporto di sostenibilità 2018 ci restituisce una lettura duplice dell’impegno del comparto del cemento, in qualità di attore protagonista e partecipe dell’economia circolare. Da una parte, i dati ci dicono che i nostri investimenti in tecnologie ambientali di ultima generazione danno i propri frutti: rispetto al 2017, abbiamo contribuito a ridurre dell’8,9 per cento la CO2 emessa in atmosfera, confermando il trend positivo degli anni precedenti. D’altro canto, pur essendo pronti a utilizzare nel ciclo produttivo quantità maggiori di materie prime alternative a quelle naturali, in piena conformità ai principi dell’economia circolare, continuiamo a scontare ostacoli burocratici e normativi, che allontanano per l’Italia l’obiettivo di un allineamento alla media dei paesi europei, dove l’impiego di tali materiali, anche come combustibili alternativi ai fossili, per i nostri forni è pratica diffusa e agevolata, trasformandoli in risorsa e contribuendo alla chiusura del ciclo dei rifiuti”, spiega Antonio Buzzi, coordinatore della commissione Ambiente ed economia circolare di Federbeton, l’associazione delle imprese del settore. La rilevazione del Rapporto (2016-2018) mette a fuoco il contributo di un settore chiave per lo sviluppo economico in termini di risultati tangibili e di potenzialità ulteriori. Nel ciclo di produzione del cemento è possibile sostituire i combustibili fossili con quelli alternativi, generando così un triplice vantaggio ambientale: riduzione dell’impatto ambientale di altri processi produttivi, recuperando come combustibile alternativo scarti industriali, che altrimenti non sarebbe possibile riciclare; riduzione dei rifiuti destinati a processi di trattamento meno efficienti (termovalorizzazione) o alla discarica (che genera emissioni di CO2); riduzione dell’apporto di CO2 in atmosfera. Non basta, nel 2018, le calorie di origine fossile sostituite ammontano al 19,7 per cento del totale (17,3 per cento nel 2017), corrispondenti a più di 387 mila tonnellate di combustibili alternativi utilizzati. Ma a causa di ostacoli normativi e burocratici, nonché della diffidenza verso questa pratica virtuosa, l’Italia è ancora lontana dalla media europea che si attesta al 46 per cento di sostituzione calorica (Germania 66 per cento; Austria 79 per cento).
La strada della sostenibilità è stata imboccata, il cemento da simbolo negativo della distruzione ambientale può diventare un partner di un ambiente sostenibile.