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Al Next Design Perspective di Altagamma la Z generation ci bacchetta

Fabiana Giacomotti

Chi ha vissuto il Sessantotto ma soprattutto il ’77, è la prima generazione di genitori a cui i figli dànno degli irresponsabili. Dei vanesi. Degli sperperatori di risorse.

Esaurita fra mille irritazioni la fase del “ce lo chiede l’Europa”, siamo entrati nella narrativa molto più preoccupante del “ce lo chiedono i nostri figli”. Gente che vive in casa con noi e che, tutto sommato, è abbastanza raro che occupi le cronache andandosi a schiantare in auto dopo il festone del sabato sera o regolando i conti per una partita di droga a colpi di pistola. A quanto ci dicono le ricerche ma anche i i conteggi spicci, sono molti di più i seguaci di Greta & le altre (quella nazionale si chiama Federica Gasbarro, ha ventiquattro anni e il mese scorso ha partecipato al vertice di New York sul clima), e ancora di più quelli che a noi nonni e genitori che abbiamo fatto il Sessantotto ma soprattutto il ’77 chiedono un po’ d’ordine, mentale e politico. Lo chiedono in modo confuso e contraddittorio (vogliono viaggiare e conoscere ma non inquinare, vogliono acquistare nel mondo ma anche dall’artigiano sotto casa in un improvviso rigurgito di “nazionalismo”, vogliono tutte le novità ma senza acquistarle, da cui l’evoluzione del cosiddetto marketing esperienziale e lo sviluppo esponenziale delle piattaforme di affitto e condivisione), ma non ci sono dubbi che si facciano sentire. Siamo la prima generazione di genitori a cui i figli dànno degli irresponsabili. Dei vanesi. Degli sperperatori di risorse. Un bel primato.

 

Ad ascoltare l’analisi sulle macro-tendenze sociali e di conseguenza economiche presentate dalla multinazionale inglese Wgsn al secondo appuntamento di “Next Design Perspectives”, quest’anno organizzato da Altagamma presso il Gucci Hub di viale Mecenate (mille partecipanti, molto CO2 emesso per arrivarci e starci, molti alberi piantati dal padrone di casa Marco Bizzarri in cambio: ancora quattro sfilate e finirà con Milano simile alla Babilonia di Nabucodonosor), viene il dubbio che davvero l’ascesa generalizzata delle destre, anche e soprattutto in un paese poco progressista come l’Italia, sia guidato dalla generazione Z, quella nata attorno al 1997 che ha appena ottenuto il diritto di voto. Si era visto alle Europee di maggio (38 per cento dei giovani che hanno barrato il segno della Lega), si è visto anche in quell’apparente microcosmo che è l’Umbria: 36 per cento di preferenza a Salvini da parte dei post-adolescenti e delle donne.

 

Può sembrare paradossale, come scriveva la giovane autrice del sito The Vision, Alice Oliveri, qualche tempo fa, che i ventenni italiani si sentano più rappresentati da un uomo che inneggia all’odio baciando crocifissi piuttosto che da un’alternativa politica che si basi su un futuro sostenibile, egualitario, inclusivo e multiculturale. Ma la verità è che, come nella peggiore delle tradizioni, gli incendiari delle università di un tempo sono diventati i grandi pompieri di oggi, e che invece di dare una prospettiva chiara e condivisibile ai propri figli con i mezzi che questi capiscono, social e video, e di fare la voce grossa all’occorrenza tenendo duro sui principi, si sono proposti come amici, compagni e pure un po’ vecchi, insomma persone a cui offrire un braccio invece di prenderlo per appoggiarsi sentendosi ben saldi. E il primo che ha detto loro che cosa fare e come guardare al mondo, anche malissimo, sta conquistando la loro fiducia. Avremmo dovuto dire qualcuno di più dei famosi “no che aiutano a crescere”, invece dei sì che sono tanto comodi. La “Next Design Perspective” degli urbanisti non proprio eccezionali invitati quest’anno dal curatore Deyan Sudjic e degli industriali cinquantenni di auto, cristalli e borsette interessati a raccontare alla platea quanto siano bravi, evidenzia dunque quel che temevamo prima o poi di dover sentire, e cioè tutte le imprese interessanti in giro sono fondate o guidate da trentenni, e configurano un mondo tecno-medievale di condivisione e di scambio di beni, anche virtuali, da provare per vedere l’effetto che fa e poi tanti saluti. In seconda battuta, ci dice che siamo stati dei cattivi genitori.

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