Base Milano, il polo della creatività all'ex Ansaldo (foto LaPresse)

Piazza, parco, giardino, fabbrica. Milano riorganizza i suoi distretti museali

Paola Bulbarelli

"La città è sempre più improntata verso un profilo internazionale confermato dalla recente decisione del World cities culture forum di organizzare il prossimo summit nel capoluogo lombardo" ci dice Fabrizio Del Corno

Un parco per riscoprire la storia della città (Parco Sempione, il più grande urbano, ricco di monumenti e innumerevoli luoghi di cultura adiacenti). Una piazza dedicata all’arte (Piazza del Duomo, con Palazzo Reale, il Museo del Novecento, l’Arengario cui si aggiungerà in tempi brevi il Palazzo della Ragione. E poi, accanto, il Museo del Risorgimento, Palazzo Moriggia, Palazzo Morando, la Pinacoteca di Brera, il Poldi Pezzoli, il Museo Bagatti Valsecchi, le Gallerie d’Italia, l’Ambrosiana). Un giardino per le scienze, la ricerca, la natura (i Giardini di Porta Venezia, un vero e proprio museum garden che inanella il Museo di Storia naturale e il Planetario senza dimenticare il Pac, Palazzo Dugnani e Meet, il primo centro della cultura digitale). Una fabbrica per raccontare la società e i suoi fermenti culturali (l’ex area Ansaldo con uno straordinario progetto di trasformazione della fabbrica denominato La Città delle culture).

 

All’interno di quel piano è nato il Mudec, il Museo delle Culture con il centro culturale BASE e il Laboratorio di marionette e teatro di figura Carlo Colla). In pratica, quattro distretti, venti musei, un’idea per disegnare l’offerta e i servizi museali. “E’ un progetto in fase di avvio che parte del riconoscimento che, rispetto all’offerta museale, Milano ha quattro distretti, ciascuno dei quali con caratteristiche urbane e di vocazione differenziate – spiega al Foglio l’assessore Fabrizio Del Corno – Abbiamo immaginato una piazza, una parco, un giardino, una fabbrica. Quattro parti della città a forte identificazione geografica e spaziale che chiamano in gioco non solo istituti civici ma anche la straordinaria e ricchissima rete di musei in parte privati, statali, regionali che possono entrare in dialogo tra di loro”. Non manca un confronto internazionale, tanto che Milano guarda alle più interessanti e avanzate esperienze proponendo un’interpretazione innovativa e inclusiva del concetto di distretto museale. “Milano è sempre più improntata verso un profilo internazionale confermato dalla recente decisione del World cities culture forum di organizzare il summit a Milano nel 2020 annunciato la settimana scorsa a Lisbona. Questo grazie alla sua multiculturalità, alla sua vivace attività culturale e al suo ruolo di città-guida per tutti gli operatori della cultura. Il summit riunisce le città più influenti dal punto di vista culturale del mondo. Milano entra in relazione con le esperienze di altre città, soprattutto con Berlino, Vienna e Londra che da un punto di vista distrettuale, hanno già fatto sperimentazioni molto interessanti e influenzeranno il nostro piano strategico”.

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