A Milano la guerra tra regione e comune sui trasporti è pessima, ma decisiva
Tra Atm e Trenord la scelta più logica sarebbe la cooperazione, ma oggi prevale lo scontro, in cui conta la matrice politica
Se non fosse una guerra di fanteria, tutta giocata sulla terra ferma, per la potenza dello scontro, diremmo: Tora! Tora! Tora! come l’assalto a sorpresa giapponese a Pearl Harbor. La Lega in Regione – grazie a un emendamento alla legge sul Trasporto pubblico locale votato dal Consiglio – si prepara, secondo i critici, ad affondare il modello Milano della mobilità. Ma – al di là del provvedimento che da marzo cambierà i poteri dell’Agenzia di bacino del Tpl (Milano derubricata come peso specifico dal 62 al 50 per cento) – cosa si muove lungo i duecento metri che dividono Foro Buonaparte (sede l’Atm), da pizzale Cadorna (uffici di Trenord e Fnm)? In gioco c’è il governo della mobilità prossima ventura della Città metropolitana e della regione. Una cosa di valore strategico pari, almeno per i cittadini, allo sviluppo urbanistico. Da una parte Atm, sostenuta dal Comune di Milano – azionista di riferimento – punta le sue carte su Milano Next, riunendo in una sorta di consorzio aziende di peso: A2A Smart City spa, Hitachi Rail STS spa, Busitalia, Commscon Italia srl e IGPDecaux. In pratica, un nuovo operatore del trasporto pubblico locale (con Atm all’85 per cento) in grado di giocarsi senza traumi, e con tanto di diritto di prelazione, la gara per il nuovo affidamento del servizio che dovrà essere indetta entro l’estate del 2020. Dall’altra parte c’è Trenord, sostenuta da Regione Lombardia che – oltre ad un radicale rinnovamento del parco treni – punta a diventare protagonista della holding della mobilità, associando (questa è l’idea) il sistema autostradale con Pedemontana, Tangenziali esterne e Milano Serravalle. Due colossi destinati a conquistare uno spazio vitale per l’economia lombarda. Due milioni di persone (senza calcolare le merci) destinate a muoversi ogni giorno da e per il capoluogo lombardo.
Chi vincerà? La scelta più logica sarebbe la cooperazione, ma oggi prevale lo scontro, in cui conta la matrice politica, almeno a sentire i due ufficiali di complemento: Marco Granelli, assessore comunale ai Trasporti: “Regione Lombardia taglia il trasporto pubblico a Milano”, e Claudia Maria Terzi, omologa regionale: “l’impegno della Regione c’è, Milano pensa solo a se stessa”. Un lupo di mare (del trasporto pubblico) come Giovanni Abimelech, segretario regionale della Fit Cisl (i tramvieri cattolici) spiega: “Atm e Trenord si sono trovate investite da una furibonda polemica politica che rischia seriamente di minare il valore materiale e immateriale di queste due società. La conflittualità tra partiti, però, non può superare l’invalicabile confine dell’interesse collettivo generale. In questo senso facciamo un appello alla responsabilità tanto al Comune quanto alla Regione: per migliorare l’efficienza del servizio offerto ai milanesi ed ai lombardi in generale ci possono essere molte strade da percorrere, ma quella imboccata dai pasdaran dei due opposti schieramenti, porterà solo all’indebolimento delle società che svolgono l’attuale servizio”. Mentre sul fronte della Cgil, il segretario della Filt Lombardia, Luca Stanzione getta acqua sul fuoco: “Intanto questa ulteriore modifica della legge sul Tpl del Consiglio regionale farà celebrare le gare con l’assetto precedente. E quindi la modifica riguarda le gare degli anni prossimi venturi”. Tradotto: è tardi per tentare un golpe. Su Milano Next: “è un progetto realizzato anche da Atm che l’agenzia di bacino e il Comune di Milano dovranno valutare. Noi pensiamo che potrebbe essere l’occasione per avere un’azienda che fa trasporto pubblico locale di qualità”.
L’anno nuovo si aprirà la partita delle gare e non è affatto detto che la proposta di Milano Next sia la sola in campo. Proprio oggi il governatore Attilio Fontana, accompagnato dall’assessore Claudia Maria Terzi ha presentato al pubblico il nuovo treno regionale ad alta capacità Hitachi. Vorrebbe bruciare le tappe Fontana, e vedere sui binari tutti quei 170 treni acquistati dalla Regione. Ma i treni sono solo un tassello del puzzle della holding che potrebbe far saltare i giochi del trasporto pubblico metropolitano. E pensare che, prima del conflitto totale tra Regione e Comune di Milano, Maroni e Pisapia avevano lavorato ad un progetto comune. Perché se Milano è un modello anche nel trasporto pubblico, è assurdo che sia destinata a restare dimezzata per il fatto che fuori dai confini metropolitani, la mobilità parla una lingua diversa. Ancora una volta, la mancanza di una authority dei trasporti indipendente dal livello politico si dimostra un handicap per l’ammodernamento non solo di Milano, ma, idealmente, del paese. Fare pace con la Regione, è stato chiesto al sindaco Sala? “Come sempre – risponde – però il problema è che quando si fa una prima mossa senza concordarla, diventa tutto più difficile. Io non ho intenzione di litigare con nessuno, voglio solo difendere gli interessi dei milanesi”.