L'autonomia riveduta e corretta di Boccia c'è. C'è anche la Lega?
Il partito degli amministratori è sempre più insofferente verso il disinteresse per l’autonomismo di Salvini
Quando il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, giorni fa, l’ha confermato: “Ok da tutte le regioni, ora il testo (per l’autonomia differenziata) passa al Cdm”, Matteo Salvini ha reagito come al solito: “Ho sentito ieri parlare di autonomia, temo che per avere una autonomia vera ed efficiente dobbiamo tornare noi al governo”, pigiando il tasto della propaganda d’opposizione. Poi, a margine dell’incontro col governo, ci ha pensato Luca Zaia, governatore del Veneto, a correggere la linea, o almeno a rimetterla suo binari del pragmatismo: “E’ stata una riunione approfondita sull’autonomia differenziata, abbiamo dato un primo assenso a un testo che deve avere alcuni aggiustamenti. Oltre alla cornice della legge quadro noi come regione siamo interessati alla firma dell’intesa, è fondamentale”. Cosa succede in casa della Lega? Mentre i governatori, con tutti i distinguo del caso, accettano di marciare verso l’autonomia agognata e, in qualche caso come la Lombardia, votata anche da un referendum popolare, il Capitano frena, anzi, punta i piedi. Boccia sembra determinato a procedere, “se la legge quadro sull’autonomia differenziata sarà approvata entro la fine dell’anno io a gennaio sono già disponibile a firmare gli accordi con le Regioni che sono più avanti e in queste ore ci sono delegazioni che trattano al ministero e che stanno continuando a lavorare”. Da parte sua Attilio Fontana, tra l’incudine (Zaia) e il martello (Salvini) è cautamente positivo sul percorso dell’autonomia differenziata indicato dal ministro Boccia, che però ora sembra essersi inceppato, “parrebbe di sì – spiega il governatore – sto aspettando qualche comunicazione, avremmo dovuto trovarci venerdì per avere la versione definitiva del testo del ddl e per vedere se quei due emendamenti che avevamo presentato erano stati accolti o meno, e poi avrebbe dovuto essere portata con la Finanziaria. Adesso vedremo, dalle notizie che sono emerse ieri sera sembrerebbe che non si seguirà più questo cammino, e quindi aspettiamo che il ministro ci dica qualcosa. Io il venerdì pomeriggio l’ho tenuto impegnato, per ora”. Nei fatti il partito dei governatori (soprattutto della Lega) punta a chiudere la partita e ottenere l’autonomia, per quanto rivista e riformulata da un governo in teoria più ostile di quello precedente, mentre Salvini frena, perché il suo obiettivo è far saltare il banco del governo il più presto possibile. Tutto qui?
No, rispondono i “sommergibilisti” della Lega, la folta pattuglia che non si riconosce nelle scelte del Capitano ma che si mantiene a pelo d’acqua. Perché la componente governista è convinta che non ci sia posto per l’autonomia in un partito convertito al sovranismo. Prova ne sia – dicono – il disimpegno di Salvini nei 14 mesi di governo col M5s. E’ di poco interesse parlare, oggi, di un’opposizione a un Salvini che ha portato la Lega a infrangere il muro del 30 per cento. Sta di fatto che il partito degli amministratori è sempre più insofferente verso il disinteresse per l’autonomismo della ditta, si sente molto più vicino alle imprese e ai cittadini che chiedono un fisco meno asfissiante e servizi più efficienti (ieri Fontana ha ripetuto, un po’ polemicamente, un suo convincimento: con l’autonomia scolastica l’anno scolastico in Lombardia non sarebbe partito con 14 mila cattedre vuote). Nel frattempo il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità una mozione, presentata da Carmela Rozza del Pd, che ha come oggetto “Autonomia differenziata con un percorso che unisca Regioni, Città metropolitane e Province”. Tutto il contrario del muro contro muro. “La mozione ha due obiettivi – spiega Rozza – numero uno certificare che il Consiglio regionale della Lombardia vuole che ci sia nell’autonomia differenziata la ricaduta sulle città metropolitane e sulle province. Contemporaneamente il Consiglio, proprio nel momento più delicato per la definizione dell’autonomia, dice al governo all’unisono: vai avanti. E non si è potuta sottrarre, con tutti i distinguo, nemmeno la maggioranza e infatti tutto il Consiglio ha confermato che quello definito nella mozione è un punto fermo”. Una scelta che potrebbe archiviare le distorsioni della legge Delrio, che ha lasciato Province e Città metropolitane, di fatto, senza guida né risorse. “Con questo intervento andiamo a mettere ordine anche sulla struttura amministrativa”, conferma Carmela Rozza”.